LUGANO – ZSC LIONS
2-1
(1-0, 1-1, 0-0)
Reti: 3’28 Arcobello (Connolly) 1-0, 33’03 Marco Müller (Granlund, Alatalo) 2-0, 37’16 Lammikko (Weber, Bodenmann) 2-1
Note: Cornèr Arena, 4’653 spettatori
Arbitri: Wiegand, Ströbel; Wolf, Urfer
Penalità: Lugano 5×2, ZSC Lions 5×2
Assenti: Loic Vedova (infortunato), Stephane Patry, Nicolò Ugazzi, Yves Stoffel, Gregory Bedolla (Ticino Rockets), Mikko Koskinen, Kris Bennett (sovrannumero), Calle Andersson, Samuel Guerra (ammalati)
LUGANO – Sia chiaro, i tre punti incamerati dai bianconeri nello scontro dinnanzi agli ZSC Lions sono meritati, non perché Arcobello e compagni abbiano brillato particolarmente, ma semplicemente perché hanno creduto di più nella vittoria e in un contesto grigio e ricco di errori hanno saputo fare quelle piccole cose meglio del loro avversario per ottenere la posta piena.
In una Cornèr Arena dall’ambiente dismesso per la “protesta” della Curva Nord, con i tifosi presentatisi in abiti da spiaggia con l’intenzione di rinfacciare un immobilismo da parte di società e squadra, i bianconeri questa partita l’hanno giocata come la giocherebbe qualsiasi squadra nella sua situazione, cercando il minimo rischio nelle giocate – non che non ce ne siano stati, anzi – e pensando soprattutto a difendere lo slot facendo densità, ma tenendo un livello tecnico ed agonistico ben distante da quello che ci si aspetterebbe comunque dal Lugano.
Anche perché di fronte c’erano dei Lions che attraversano pure loro un periodo di quelli difficili da decifrare, lontani da quella macchina schiacciasassi che potrebbero essere con il loro potenziale tecnico. Mai come in questo momento quindi il Lugano avrebbe avuto la possibilità di cogliere un bel bottino di punti in un back-to-back con lo ZSC, approfittando appunto di una squadra che fatica tremendamente a digerire il cambio in panchina che ha portato al ritorno di Marc Crawford.
Rientrato JWalker dopo dieci mesi e i due stranieri offensivi Granlund e Josephs, Gianinazzi non ha avuto grattacapi a costruire un line up offensivo di livello, il problema semmai stava in difesa, orfana degli ammalati Andersson e Guerra, con il tecnico bianconero che ha schierato regolarmente anche Alessandro Villa, in un reparto che vede comunque uomini come Mirco Müller in grave difficoltà.
Eppure non è stato il settore difensivo a dare i maggiori grattacapi al coach, bensì in generale tutta una manovra che sembra ancora inchiodata alle paure del recente passato, dove il disco scotta e il bastone pesa quando un badile. Tutto questo e la mancanza di fiducia si sono riversati sul ghiaccio, dove i bianconeri hanno perlomeno avuto dalla propria parte il merito di voler lottare di più dell’avversario, ma sempre con quel timore di fare l’ultimo passo sbagliato e quindi con una tendenza a tirare un po’ indietro il braccio.
Il gol di Arcobello nel primo tempo avrebbe potuto (o forse dovuto) lanciare i padroni di casa verso un ruolo perlomeno da dominatori del gioco e direttori d’orchestra, ma anche se gli avversari sono stati limitati bene e hanno avuto ben pochi momenti a loro favore, Granlund e compagni non sono mai riusciti a prendere veramente il sopravvento durante i tre tempi.
Al Lugano manca anche questo, quella capacità di tramutare in occasioni o in possibilità di spinta i secondi dischi, quelli rilasciati dalla difesa avversaria o dal portiere dopo un primo tentativo offensivo, e come visto contro i ragazzi di Crawford a una scorribanda o a un intervento di Hrubec ben raramente seguiva un secondo tentativo o un possesso del disco prolungato nel terzo.
Quando lo ha fatto il Lugano non ha trovato in maniera semplice gli sbocchi, complicandosi la vita prima di riuscire a fare arrivare un disco sul portiere ceco – come in quei due minuti pieni di doppia superiorità numerica – non riuscendo a trovare quel timing giusto per l’ultimo passaggio o il tiro al volo che avrebbe seriamente tagliato in due il sistema difensivo dei Lions.
In un contesto povero tecnicamente e leggero dal punto di vista dell’intensità – il Lugano ha poi addormentato il match a proprio vantaggio nel terzo periodo, è diventato soporifero – i bianconeri hanno avuto il merito di cercare con più insistenza la vittoria, proteggendo al meglio l’ottimo Schlegel con una difesa dello slot molto sbrigativa ma anche efficace – con un’ottima tenuta anche in tre contro cinque nel primo periodo – limitando però le possibilità di ripartenze fluide.
Tante le cose sbrigative o ancora insufficienti nella manovra bianconera, e mai come oggi con un’aggiustata decisa alle transizioni e a una determinazione più feroce ci sarebbe la possibilità di strappare due vittorie in una doppia sfida a dei Lions in grosse difficoltà, la speranza è quindi che questi tre punti facciano da spinta per la trasferta di sabato alla Swiss Life Arena.
IL PROTAGONISTA
Niklas Schlegel: Il suo rientro è stato assolutamente la cosa migliore di tutta la partita. Affermando ancora una volta le sue capacità, il numero 34 ha tirato fuori una prestazione di ottimo livello, tenendo duro nei momenti di pressione dei Lions e infondendo tanta sicurezza alla difesa con interventi precisi e privi di indecisioni, con alcune parate decisive in box play e nel finale.