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Lugano

Il Lugano inciampa ancora nei suoi mali, il Berna passa per 3-0

Bianconeri colpiti nel miglior momento, il Berna vince con cinismo e compattezza. Al Lugano mancano ordine e l’apporto dei suoi stranieri offensivi

Il Lugano inciampa ancora nei suoi mali, il Berna passa per 3-0

LUGANO – BERNA

0-3

(0-0, 0-2, 0-1)

Reti: 29’31 Untersander (Baumgartner, Füllemann) 0-1, 30’41 Lindberg (Colin Gerber) 0-2, 59’26 DiDomenico 0-3

Note: Cornèr Arena, 5’090 spettatori
Arbitri: Wiegand, Hungerbühler; Wolf, Urfer
Penalità: Lugano 3×2′, Berna 2×2′

Assenti: Julian WalkerStephane PatryMarkus Granlund (infortunati), Loic Vedova,  Yves Stoffel (Ticino Rockets)

LUGANO – A volte è veramente difficile spiegare lo svolgimento di certe partite, perché basarsi solo sulle statistiche potrebbe apparire in gran parte ingannevole, o perlomeno potrebbe non bastare a descrivere ciò che effettivamente è successo sul ghiaccio.

A guardare i numeri di Lugano-Berna sembrerebbe quasi che gli orsi abbiano compiuto una mezza rapina, ma l’impressione rimane tale appunto solo con l’apporto delle cifre su carta, se invece si analizza come sono andate le cose sul ghiaccio, ecco che la vittoria degli orsi non appare meritatissima, è vero, ma sicuramente ci sono tantissimi demeriti della squadra di casa nei tre punti portati via dalla Cornèr Arena da parte di DiDomenico e banda.

La frustrazione poteva bastare per quei momenti attorno a metà incontro quando il Berna ha scavato il solco di due reti in un amen proprio sul miglior momento dei bianconeri, dopo che Manzato si era salvato almeno in un paio di occasioni anche con fortuna ma pure parecchia bravura e l’aiuto dei compagni.

Poi però si è capito che in fondo gli orsi l’hanno giocata anche di furbizia, l’avranno pure speculata sul rischio, ma alla fine bisogna riconoscere agli uomini di Söderholm di aver protetto Manzato in maniera impeccabile – 29 tiri bloccati – e abbiano impedito al Lugano di creare più di una manciata di occasioni dallo slot basso in tutto l’incontro, subendo tanti tiri ma moltissimi dei quali da posizione defilata e con Manzato sempre in posizione ideale per la parata sicura o quantomeno efficace.

E su questo si torna un po’ a uno dei leitmotiv della stagione bianconera, l’incapacità di sfruttare la mole di lavoro offensivo di partita in partita e di “uccidere” gli incontri, o perlomeno di lanciarli su binari sicuri sull’onda di quanto creato in attacco. Nel secondo periodo, appunto prima delle due reti del Berna, il Lugano aveva creato molto, ma già in quelle occasioni si percepiva una certa fatica ad arrivare con l’occasione e il timing giusto al tiro, così come una certa lentezza nello scagliare il disco sul portiere per cerare quel rimbalzo o indurre all’errore la difesa, permettendo all’avversario di piazzarsi e di arrivare quasi sempre e costantemente per primo sul secondo disco, ossia quello di rimbalzo.

Non c’era nemmeno la giusta predisposizione nell’attendere i dischi dalla linea blu, a volte anche attesi invano, ma in generale alla manovra “ultima” del Lugano nello slot è sempre mancato l’istinto offensivo con tanto spazio alla confusione, lasciando che fossero i vari Zanetti o Morini i più pericolosi in uno spazio dove invece Connolly (inguardabile), Arcobello, Fazzini e resto della lista hanno latitato colpevolmente.

Senza Granlund il Lugano perde il suo attaccante più completo e talentuoso, ma nella rosa bianconera ci sono altri nomi che dovrebbero – a questo punto il condizionale è d’obbligo – fungere da veri leader o trascinatori della squadra, quelli che una volta sul ghiaccio per il loro cambio saltano all’occhio per pericolosità e personalità, giocatori alla DiDomenico per citarne uno appena passato sul ghiaccio luganese.

Avevamo sottolineato più volte come fosse un bene che il Lugano abbia trovato una quarta linea degna di questo nome – con il merito del coach – e non a caso uno dei suoi componenti, Josephs, è stato di nuovo il migliore tra gli stranieri. E questo fa ancora più specie, perché, tralasciando un Bennett che sembra aver esaurito i miracoli, al Lugano serve che questi giocatori facciano un deciso salto di qualità e mostrino il carattere che alcuni loro predecessori mettevano al servizio della squadra, mentre oggi Arcobello rimane in un limbo, Carr è l’ombra del giocatore pre infortunio (anche comprensibilmente), e Connolly pare essere rientrato dalla Spengler ancora in modalità natalizia.

Abbiamo elogiato il Lugano quando ha vinto di squadra, con le terze linee e i gregari, ma abbiamo sempre posto l’attenzione anche su chi ad oggi non è ancora arrivato ai livelli che più gli converrebbero, e in queste sconfitte la cosa traspare ancora di più, perché con un pacchetto stranieri offensivo performante a dovere questa partita – così come molte altre – sarebbero potute finire ben prima e con un discreto bottino di punti in tasca in più per il Lugano.

La stagione del Lugano rimane difficile e incerta, il passo è ancora “zoppicante” e la classifica rimane delicata, a Gianinazzi serve tutto quanto sia in grado di dare la squadra per poter portare al meglio la sua barca in porto e il Lugano, dopo che il coach ha più volte dimostrato di valere la fiducia riposta in lui, deve fare di tutto per metterlo nelle migliori condizioni possibili per seguire la rotta. Per non lasciarlo in balìa di queste continue ondate.


IL PROTAGONISTA

Daniel Manzato: Quatto quatto, l’ex portiere anche dei bianconeri si è portato via uno shutout dalla Cornèr Arena. Nella vittoria del Berna per 0-3 sul ghiaccio luganese c’è tanto del secondo portiere degli orsi che, pure ben protetto dai suoi compagni, ha compiuto diversi interventi difficoltosi mantenendo sempre la giusta lucidità, conferendo grande sicurezza ai difensori davanti lui senza mai cadere in inganno nelle scorribande più ravvicinate dei bianconeri.


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