AJOIE – LUGANO
2-5
(0-2, 2-0, 0-3)
Reti: 2’08 Thürkauf (Fazzini, Connolly) 0-1, 6’24 Herburger (Gerber) 0-2, 21’28 Asselin (Bakos, Kohler) 1-2, 39’20 Asselin (Bozon) 2-2, 46’07 Josephs (Connolly) 2-3, 48’03 Zanetti 2-4, 51’50 Granlund (Connolly) 2-4
Note: Raiffeisen Arena, 3’836 spettatori
Arbitri: Kohlmüller, Hungerbühler; Burgy, Gurtner
Penalità: Ajoie 3×2′ + 1×5′ + 1×20′, Lugano 6×2′ + 1×5′ + 1×20′
Assenti: Julian Walker, Daniel Carr, Stephane Patry, Yves Stoffel (infortunati), Kris Bennett (sovrannumero)
PORRENTRUY – Partite facili non ne esistono più. Ma non si intende tanto il match a bocce ferme prima che vada ad iniziare, ma quanto a una partita messa bene e indirizzata sui propri binari contro un avversario in crisi di risultati.
Stringi stringi arriviamo a parlare del Lugano impegnato alla Raiffeisen Arena, casa dell’Ajoie, con i bianconeri capaci di andare sul 2-0 in proprio favore in un primo periodo controllato sul piano del gioco e del ritmo. Nemmeno una partita così, illusoriamente in discesa, può essere considerata facile, cosa che forse invece hanno fatto i bianconeri una volta trovato il doppio vantaggio con Thürkauf ed Herburger.
Ritmo basso, giocate fin troppo prudenti e spazi più larghi per un Ajoie tornato sul ghiaccio nel secondo periodo con la logica voglia di rientrare, povero forse di mezzi tecnici ma ricco di determinazione nelle – invero poche – puntate offensive portate verso la porta di Koskinen. Così, mentre Connolly, Granlund e Marco Müller sbagliavano le reti che avrebbero forse sul serio spianato la strada alla squadra di Gianinazzi, dall’altra parte lo scatenato Asselin si è permesso di riportare la gara sul 2-2 prima della seconda sirena.
È stata una di quelle lezioni che il Lugano sta imparando sotto la gestione di Gianinazzi, passando da cose pregevoli a vecchi errori e momenti fatti di incomprensioni e passività, ma i bianconeri nelle ultime settimane ci hanno insegnato da par loro di essere anche in grado di assimilare certi insegnamenti e di saper reagire anche ai loro stessi errori.
È quello che Arcobello e compagni hanno dimostrato nel terzo periodo – giocato anche senza Thürkauf, mandato sotto la doccia dopo una scazzottata con Macquat – giocato non in maniera accademica o particolarmente brillante ma con più energia, con intelligenza e furbizia. Il Lugano ha affondato con autorità i colpi proprio nei momenti decisivi della partita, quando l’Ajoie avrebbe potuto ancora pensare di fare il colpaccio e invertire la propria rotta, invece le reti di Josephs (che ha portato al 100% la riuscita di serata per il power play) e di Zanetti hanno affossato le ambizioni dei ragazzi di Pesan, apparsi svuotati dopo il 2-4.
Una reazione, quella mostrata dai bianconeri, che era dovuta dopo quell’opaco periodo centrale, ma soprattutto per il fatto che il Lugano ha condotto la partita a lungo e quel lavoro andava onorato con tre punti di grandissima importanza, per la classifica e per il benessere morale. In quel momento i ticinesi hanno infilato l’elmetto piuttosto che cercare di andare di fioretto, puntando sulla concretezza e sull’attenzione difensiva, soprattutto limitando i dischi persi attorno alla porta di Koskinen, nel secondo periodo diventati un po’ troppi.
Alla fine hanno avuto la meglio la pazienza e la concretezza del Lugano, corretto in corsa dal coach, che a differenza del proprio avversario ha continuato a schierare quattro blocchi con regolarità, ritrovando logicamente più freschezza quando serviva, ovvero in quei momenti che hanno visto cadere le reti di Josephs, Zanetti e Granlund. Una freschezza che ha fatto la differenza e ha risparmiando a tutti qualche brivido da terzo tempo, stavolta controllato senza alcun problema anche nel disperato assalto finale dei padroni di casa.
Il Lugano termina quindi il suo “Tour de Suisse” in trasferta con un bilancio di 6 punti su 12, un bottino assolutamente da non buttare, con un power play che alla Raiffeisen Arena regala segnali di risveglio. E ancora una volta i bianconeri hanno imparato qualcosa, seppure con qualche bacchettata sulle dita.
IL PROTAGONISTA
Marco Müller: Energia infinita, leadership, giocate intelligenti e pulite, in una sola parola: qualità. Non è la prima partita in cui il numero 10 emerge per il contributo a tutta pista, ancora una volta con compagni diversi al suo fianco. Ha subito tanti colpi, ne ha distribuiti e ha il merito del grande lavoro preparatorio per l’importantissimo gol del 2-4 di Zanetti che ha tagliato le gambe all’Ajoie.