ZUGO – LUGANO
1-4
(1-3, 0-0, 0-1)
Reti: 00’45 Granlund (Connolly, Arcobello) 0-1, 1’53 Herburger (Kaski, Marco Müller) 0-2, 10’07 Martschini (Kreis, Cehlarik) 1-2, 56’56 Thürkauf (Carr, Gerber) 1-4
Note: Bossard Arena, 6’979 spettatori
Arbitri: Stricker, Vikman; Fuchs, Gnemmi
Penalità: Zugo 1×2′, Lugano 3×2′
Assenti: Julian Walker, Bernd Wolf (infortunati), Mikko Koskinen, Yves Stoffel (sovrannumero), Kris Bennett, Stephane Patry (Ticino Rockets)
ZUGO – Non pare quasi vero che questo Lugano sia lo stesso che ha fatto disperare i suoi tifosi solo fino a un mese fa. Un gran bel vedere in alcuni momenti, in quei frangenti in cui i bianconeri riescono a dare seguito alle idee e alle parole e mostrare un hockey che tra le maglie luganesi non si vedeva veramente da tempo.
Una squadra vera prima di tutto, compatta e “corta”, che è sul ghiaccio con la voglia di essere protagonista e non di solamente trascinarsi alla terza sirena. Forse quella vista all’opera alla Bossard Arena è stata sotto certi aspetti la miglior partita del Lugano di Gianinazzi (e non solo) per struttura di gioco, uscite dal terzo velocità nel ribaltare il fronte di gioco, tutte conseguenze non solo di un sistema seguito da tutti ma anche di un gruppo di giocatori nettamente più sicuri di loro stessi e dei compagni che hanno al proprio fianco rispetto a quanto visto nei mesi scorsi.
Lo si vede nella sicurezza con cui in difesa Alatalo e compagni recuperano il disco e lo sanno smistare al posto giusto con grande rapidità, perché oggi sanno che ci sarà un compagno esattamente dove pensano che sia. È insomma un Lugano che ha una propria “struttura” (parola tanto cara a Gianinazzi, più di “gioco” o “sistema”), un Lugano che la vittoria sui tori se l’è cercata e meritata. Un bel banco di prova quello della Bossard Arena, contro uno Zugo che è vero, non è quello degli scorsi anni, è sbiadito e meno aggressivo, ma occorre guardare quello che Arcobello e compagni hanno messo sul ghiaccio per giudicare la partita del Lugano.
Con il ritorno del capitano e di Kaski (non ancora convincente) Gianinazzi ha messo in pista una formazione con sei stranieri di movimento, reinserendo Schlegel in porta – il quale non giocava dal 5 novembre, vittoria sul Bienne – e potendo di nuovo contare sulla “classica” prima linea offensiva, con Granlund tornato all’ala.
Proprio la prima linea offensiva dei bianconeri è stata subito protagonista, con il lungo momento di pressione dall’ingaggio d’inizio che ha portato al vantaggio firmato dal finlandese dopo un bellissimo assist di Connolly e il lavoro di Arcobello, rovinando già i piani dello Zugo che senza rendersene conto era già sotto per 0-2 dopo il raddoppio di Herburger, al suo primo gol stagionale.
Impensabile credere di non vedere una reazione dello Zugo, ma anche se Schlegel non è certo stato irresistibile sul tiro di Martschini, i bianconeri sono stati bravi a continuare sui loro schemi senza guardare il resto e quando Josephs di furbizia ha insaccato l’1-3 è parso arrivare quasi in maniera naturale.
Infatti i bianconeri non hanno mai perso la oloro solidità, lo Zugo ha trovato dei momenti di spinta e ha impegnato uno Schlegel tornato rapidamente nei binari, ma il Lugano si è sempre difeso con ordine e grinta, evitando i momenti di panico e le “imbarcate”, trovando sempre dei punti di riferimento e la capacità di recuperare i dischi in zona offensiva. Con un forecheck alto ma anche prudente, sempre con un occhio ai movimenti dei compagni ed evitando di strafare e passare per soluzioni personali, i ticinesi hanno controllato la partita per i successivi quaranta minuti, rispondendo sempre agli attacchi dello Zugo, per dimostrare che volevano fare la partita e non subire passivamente.
Sorprendente la differenza anche sul piano dell’esplosività da parte del Lugano fino a un mese fa, la rapidità delle pattinate e la capacità di vincere molti duelli individuali dice che oggi questa è una squadra in forma fisicamente e mentalmente, con un impianto collettivo che comincia pure a valorizzare i singoli. Certo, logicamente questo Lugano ha ancora ampi margini di miglioramento, ma vedendo come i bianconeri erano messi ad inizio autunno, non si può che essere impressionati (e personalmente sorpresi, va detto) per quello che Gianinazzi è già riuscito a costruire in così poco tempo e con tante difficoltà.
Eh sì, questo Lugano può guardare avanti con fiducia, senza mai abbassare la guardia o sedersi sui comodi allori.
IL PROTAGONISTA
Mirco Müller: Emblema di ordine e leadership difensivo, l’ex New Jersey Devils ha piazzato la sua tenda sul ghiaccio della Bossard Arena guidando la regia difensiva dei bianconeri con grande autorità. Attentissimo in chiusura, quasi insuperabile nei duelli fisici, il numero 25 si è pure fatto bello con qualche zampata offensiva, colpendo un clamoroso palo nel terzo periodo.