Il ritorno a Kloten dopo oltre quattro anni di assenza è stato particolare. Tanta era la mia curiosità nel rivedere una delle destinazioni classiche del mondo hockeistico rossocrociato.
Arrivo in stazione rigorosamente in anticipo e m’incammino verso la pista. Passando davanti a un noto negozio di sport mi chiedo se ci saranno ancora le gigantografie dei portieri. Svolto l’angolo ed eccole. Imponenti sul muro dominano i ritratti di Pascal Caminada, Leonardo Genoni, Robert Mayer e Melvin Nyffeler. Tutte e quattro un po’ sbiadite, in parte molto vintage, ma il fascino resta.
La prima sorpresa e novità non si fa attendere: il cammino nel bosco situato a sinistra della Stimo Arena (una delle modifiche è appunto il cambio di nome, avvenuto all’inizio della stagione scorsa) non è più completamente accessibile. I lavori di costruzione della nuova pista di allenamento proprio accanto all’Arena principale impediscono il passaggio diretto e bisogna dunque compiere tutto il giro esterno della pista passando attraverso il settore ospiti. Una prima fregatura, mai fidarsi delle vecchia abitudini meglio informarsi. Colpa mia!
Arrivo nella zona nevralgica dell’impianto e per caso incontro il regista. È la mia salvezza, possiede il mio biglietto e sa indicarmi quale sia l’entrata corretta e attuale. Durante le spiegazioni mi arrivano due messaggi vocali di due membri dello staff leventinese. Anche loro sono un po’ persi. “È un labirinto, sai dove bisogna andare?”. Questo è in sostanza il succo del discorso. Una volta finalmente entrato all’interno torna quel senso di familiarità.
Qualche ritocco qua e là, una sorta di bricolage, ma in definitiva pur essendo un impianto vecchiotto quello che per me resterà sempre lo Schluefweg è ancora decoroso. La sala stampa, una sorta di provvisorio in legno, è ancora situata in cima alla tribuna dietro la porta. Appena entrato mi accolgono sorridenti e pieni di gioia Andrea e Franco. Sposati da una vita, i due fanno parte dell’inventario. Oltre a gestire la sala stampa ai tempi facevano anche le statistiche. La moglie Andrea non ha interrotto la sua tradizione, continua a viziarci con le sue squisite torte.
Nemmeno a livello di postazione è cambiato qualcosa, tutto vecchio. Il sostegno della curva locale, ai tempi dominato dai “South-Side”, malgrado l’andazzo negativo preso dalla partita, è ottimo. Il settore ospite mantiene gli spazi generosi di un tempo e non ci sono restrizioni. La frangia più calda del tifo biancoblù è dunque presente come ai tempi d’oro e dà un sensibile contributo all’allegria.
Appese sotto il tetto della pista ci sono sempre ovviamente le maglie ritirate dal club zurighese. Nomi leggendari che hanno fatto la storia del nostro hockey: Roman Wäger, Peter Schlagenhauf, Felix Hollenstein, Reto Pavoni… Nella prima pausa incontro casualmente un altro ex, non così leggendario, ma pur sempre un ex. Si tratta di Patrick Sidler.
Tre stagioni nelle fila degli aviatori e ben cinque in quelle leventinesi. Assiste alla gara con il suo figlioletto. Lavora nell’ambito contabile, ma il suo amore per l’hockey continua. L’ex difensore allena una squadra di U9 e gioca nei veterani. La partita arriva a conclusione, mi reco sul ghiaccio al fine di fare un’intervista per la televisione. Una volta terminato devo recarmi a fare l’intervista davanti allo spogliatoio dell’Ambrì Piotta per HSHS.
Mi rendo conto che lo spogliatoio ospite è stato spostato e non è più dove era una volta. Sono già in ritardo, Heim mi sta aspettando. Mi ritrovo davanti allo spogliatoio del Kloten dove fortunatamente m’imbatto in Zurkirchen. “Zuri” mi dà le indicazioni e attraverso alcune scale e il famoso labirinto citato dai membri dello staff HCAP finalmente arrivo destinazione.
L’ultima sfida è quella di tornare dal boschetto, stavolta dalla parte destra, sommerso nell’oscurità. Neanche a farlo apposta m’imbatto nuovamente in Patrick Sidler. Lui è di casa e conosce a menadito il cammino. Con questa scorta di lusso finisce il primo ritorno in quel di Kloten. È stato emozionante e avventuroso. Bentornati Aviatori.