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Interviste

Domenichelli: “Il Lugano resta ambizioso, ma la priorità è riportare l’entusiasmo in pista”

Il DS tra passato e futuro: “Quanto successo ha conseguenze per tutti, i giocatori non sono al riparo dalle loro responsabilità. Gianinazzi? Avevamo pensato a lui già dopo Pelletier, ma sarebbe stata una mossa prematura”

LUGANO – È stato un weekend turbolento quello che ha vissuto il Lugano, ed alla fine l’ennesimo terremoto stavolta ha portato a delle scelte definitive. Il DS Hnat Domenichelli ha dovuto mostrare la porta a Chris McSorley, per poi consegnare il fischietto ad un Luca Gianinazzi entusiasta alla possibilità di poter dimostrare il suo valore.

“Da una parte c’è sicuramente l’amarezza di aver lasciato a casa il vecchio staff. Non è mai facile, e non c’è mai un giorno giusto per farlo”, ci ha spiegato Domenichelli. “C’è però anche l’entusiasmo di avere Luca Gianinazzi come nostro head coach, un ragazzo cresciuto nel nostro vivaio e per il club questo è un momento storico. Sono convinto che farà grandi cose come allenatore, è molto preparato e motivato. Mi fido di lui. Nella vita ci sono state persone che mi hanno dato una chance, ed ora io posso fare la stessa cosa con qualcun altro”.

Quali sono le emozioni che prevalgono dopo una decisione del genere?
“Non sono triste o arrabbiato, però speravo le cose funzionassero. So che McSorley è un buon coach, e questa è una buona squadra. Ma sono due realtà che non volevano funzionare insieme, e questo mi dà un po’ di frustrazione. Ma nel nostro business bisogna avere una memoria corta, ed ora non vogliamo più parlare del passato”.

L’intenzione era quella di affidare a Gianinazzi la squadra dopo i tre anni con McSorley. Cosa vi fa credere che sia già pronto ad assumere il ruolo?
“Parlando con Luca nei colloqui che riguardano il settore giovanile negli scorsi anni, ha sempre sottolineato l’ambizione di arrivare ad allenare in National League, e ci aveva chiesto quali fossero i programmi per lui. Un’idea era quella di affidare a Gianinazzi la squadra già dopo l’addio a Pelletier, ma poi discutendo con l’ambiente ci era sembrato troppo presto per una mossa del genere. Volevamo dunque lavorare con McSorley per tre anni e cercare di fare qualcosa con questo gruppo, poi l’head coach successivo sarebbe stato Gianinazzi. Durante questo anno e mezzo abbiamo sempre parlato con lui, e quando era chiaro che questa situazione non poteva più andare avanti, il primo candidato che ho presentato al CdA è stato Luca. Se andava fatto un cambiamento, allora dovevamo puntare su Giana subito”.

Oramai non si poteva più attendere, la situazione con Chris McSorley era diventata insanabile…
“Mi assumo le mie responsabilità, ho sbagliato ad ingaggiare McSorley. Mi dispiace perché ho creduto in lui, volevo che le cose andassero meglio. Dobbiamo essere onesti, la squadra sotto di lui già l’anno scorso non giocava bene, ma abbiamo anche dovuto tenere presenti i tanti infortuni. Durante l’estate abbiamo parlato a lungo e cambiato molti giocatori, ma ciò che conta più di tutto è la maglia e la classifica. All’inizio di questa stagione ho avuto l’impressione di vedere una replica di quella passata, ed anche giocatori e membri dello staff sono venuti a dirmi che non vedevano come la cosa potesse risolversi. Prendere una decisione dopo sole otto partite sembra affrettato, ma la cosa era più profonda e non potevamo più aspettare”.

Si dice che paga sempre l’allenatore. Che dire invece della squadra?
“Le conseguenze ci sono per tutti. I giocatori hanno dei contratti, ed abbiamo avuto esempi in passato di elementi che non sono stati rinnovati. L’arrivo di Gianinazzi non significa che tutti i giocatori sono liberati dalle loro responsabilità. La nostra porta per Gianinazzi sarà sempre aperta, e se ci saranno giocatori che non lo seguiranno si dovrà fare qualcosa… Non può pagare sempre l’allenatore”.

Arcobello è ancora l’uomo giusto per il ruolo di capitano?
“Questa è una domanda che si sta facendo anche il nuovo staff tecnico. Sono liberi di prendere le decisioni che ritengono opportune per il futuro. Gianinazzi naturalmente ha iniziato solamente ora, dunque vedremo”.

In generale il club ha bisogno di trovare nuova energia, quella che McSorley non ha saputo portare…
“Sicuramente questa era la speranza. Sapevamo cosa aveva fatto a Ginevra e l’energia che aveva in panchina, ma qui non è funzionato. Da questa situazione ho imparato che non si può imporre nessuna figura sul gruppo, deve essere un rapporto naturale”.

In tutto questo è normale che vi venga ricordato il progetto di vincere il titolo in 3-5 anni. Ora che si riparte con Gianinazzi, che conseguenze ci sono per le vostre ambizioni?
“Quando sentiamo il sottoscritto, il CEO oppure la presidente parlare di titolo, questo è un obiettivo macro della società, che sarà sempre presente. Il Lugano è un club che vuole sempre puntare in alto. Ma ora non è giusto mettere la parola “titolo” nella bocca di Gianinazzi, lui deve pensare a lavorare con quello che ha, e dobbiamo farlo assieme per riportare l’entusiasmo nella nostra pista. Vogliamo vedere emozioni come quelle vissute quando Marco Zanetti ha segnato il suo primo gol l’altra sera. Si è trasmessa gioia, questo è quello che si aspetta il pubblico ed è ciò che è mancato. Quando avremo ripreso a giocare l’hockey che il pubblico si aspetta da noi, potremo ricominciare a parlare anche di titolo. Oggi come oggi è assurdo, anche se quest’anno vogliamo comunque rientrare nei playoff”.

Sul mercato effettuato è invece prematuro fare un commento?
“È troppo presto per dirlo, ed ora c’è un restart per tutti. Ho visto una grande crescita dei giovani, che probabilmente ora avranno più spazio, ma fare delle valutazioni dopo un solo mese è prematuro. Sicuramente è raro sentire che dei giocatori volevano lavorare di più… I ragazzi ci tengono molto, vogliono fare bene. Abbiamo sofferto tutti l’anno scorso, c’era tanta rabbia e frustrazione. Non erano arrivati i risultati, ora abbiamo rinforzato la squadra alla grande e se i risultati non arrivano con Gianinazzi, allora vuol dire che non abbiamo i giocatori giusti. Non credo sia il caso, ma con il cambio di coach non si sa mai che dinamiche si sviluppano”.

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