BERNA – LUGANO
7-3
(2-1, 3-1, 2-1)
Reti: 00’50 Fazzini (Mirco Müller) 0-1, 9’59 Bader (Vermin) 1-1, 18’38 Kahun (Untersander) 2-1, 23’16 Bennett 2-2, 24’17 DiDomenico (Loeffel, Kahun) 3-2, 25’11 DiDomenico 4-2, 30’11 Moser (Scherwey, Bärtschi) 5-2, 41’19 Kahun (DiDomenico) 6-2, 55’46 Alatalo 6-3, 57’15 Baumgartner (Bader) 7-3
Note: PostFinance Arena, 14’015 spettatori
Arbitri: Hebeisen, Dipietro; Obwegeser, Schlegel
Penalità: Berna 4×2′, Lugano 5×2′
Assenti: Marco Müller, Calle Andersson, Daniel Carr, Julian Walker, Giovanni Morini (infortunati), Troy Josephs, Alessandro Villa, Davide Fadani, Nicolò Ugazzi, Riccardo Werder, Thibault Fatton (Rockets)
BERNA – Quelli arrivati dalla vittoria sul Bienne erano timidi quanto incoraggianti segni di una certa ripresa da parte del Lugano, ma dopo tutte le discussioni, polemiche e riunioni delle scorse settimane, aggiunte a un paio di sconfitte imperdonabili per la forma, era da inguaribili ottimisti credere che i bianconeri si fossero come per magia liberati improvvisamente dai loro mali.
Oltretutto McSorley tra una intervista distensiva (almeno per il tentativo) e l’altra si è trovato costretto a mettere in pista una formazione che nel suo reparto offensivo mostra ad oggi tutte le lacune di una coperta corta – la legge di Murphy la conoscete, vero? – e pagando gli infortuni non solo di Carr e Walker, ma anche quelli recenti di Morini e Marco Müller, il coach canadese ha dovuto fare di necessità virtù.
Tutto ciò poi si traduce con una squadra incapace di manovrare di cambio in cambio con fluidità e automatismi, che contro il Berna (squadra che ormai ci ha abituato già a giocare a poco più di due linee e mezza) ha faticato a reggere il ritmo dopo essere andata in vantaggio, sbagliando spesso le uscite dal proprio terzo lasciando campo libero agli orsi.
Il forecheck della squadra di Lundskog ha causato il primo tilt sul gol di Bader, ripetendosi poi con il brutto errore sulla linea blu difensiva di Bennett che ha lanciato Kahun verso il primo vantaggio di casa, mentre il Lugano collezionava un icing dietro l’altro.
In fondo, a parte il gol di apertura di Fazzini, anche il secondo di Bennett è arrivato in maniera un po’ casuale per il provvisorio 2-2 del secondo tempo dopo il 3-1 annullato a Sceviour, ma è stata solo questione di tempo prima che il Berna riprendesse in mano il controllo delle operazioni e costringesse il Lugano a una lunghissima serie di errori.
A fare la differenza non è stata una squadra chissà che organizzata come quella di Lundskog, ma la fame degli interpreti in pista. Da una parte un Lugano spento, inconcludente e pasticcione, dall’altra degli orsi forse non belli da vedere, né tantomeno sempre ordinati, ma cattivi agonisticamente e con il fuoco nelle vene come uno scatenato DiDomenico e il rientrante Kahun, senza dimenticare il solito indomito Scherwey.
Il topscorer dei padroni di casa ha mostrato muscoli, carattere e attributi da vendere trascinando i suoi verso la vittoria, dall’altra parte in pochissimi sono emersi perlomeno per la convinzione e l’attitudine in un contesto di nuovo caotico e di un tentativo di gioco senza alcun senso.
Logico quindi che anche un Koskinen abbandonato a sé stesso potesse affondare sotto le sciabolate degli avversari senza i suoi potessero colpo ferire, tanto da indurre McSorley a sostituire il finlandese a metà incontro, di sicuro più per dare una scossa al gruppo piuttosto che incolpare il numero 19 dei disastri compiuti in pista, tramutatisi infine nel pesante 7-3 finale.
La giustificazione degli assenti può reggere fino a un certo punto, almeno per la composizione delle linee, dove effettivamente è difficile poter costruire un line up offensivo di alta qualità, ma per quanto attiene all’organizzazione, l’attitudine e la fame mostrati, sono stati gli avversari a dimostrare perlomeno come una squadra in difficoltà debba reggersi su basi che non devono mai andare a cadere.
Questa serata dimostra come il Lugano non possa guarire in un attimo dai mali che si è autoinflitto, ma portare avanti una stagione con una marcia a singhiozzo tale è impensabile, e – attenzione – non solo sul piano degli obiettivi sportivi. Se la famosa “partenza lanciata” ormai è stata gettata alle ortiche da un pezzo, occorrerà trasformare in fretta questo autunno in qualcosa di perlomeno accettabile e sensato per una squadra come quella bianconera.
E non sarà decisamente un lavoro facile, perché non si capisce proprio dove voglia arrivare questa squadra in questa maniera.
IL PROTAGONISTA
Chris DiDomenico: Due gol e un assist per l’indiavolato topscorer bernese, ma soprattutto tantissima grinta, voglia di spaccare le montagne e attitudine da leader. L’ex friborghese ha mostrato la via a un Berna in difficoltà e il gruppo lo ha seguito come si seguono gli esempi, macinando la difesa bianconera.