AMBRÌ – È ancora alle prime pattinate della preparazione l’Ambrì Piotta, ma per alcuni degli interessanti giovani arrivati nelle file biancoblù questa è già una fase importante, in cui si vuole lasciare una buona impressione.
I primi allenamenti nella pista leventinese sono ancora più particolari per il difensore Kilian Zündel, che sostanzialmente non si è mai fermato dopo aver giocato i recenti Mondiali con l’Austria.
“Ero sul ghiaccio solamente un mese fa per le ultime partite al Mondiale, dunque per me questi allenamenti sono quasi di fine stagione, piuttosto che di inizio della prossima”, ci ha confermato il 21enne di Dornbirn. “Poter essere in pista anche in questo periodo è comunque positivo, sono un giocatore a cui piace stare sul ghiaccio”.
Il titolo con il Salisburgo, il Mondiale con l’Austria e poi il trasferimento ad Ambrì… Quella passata per te è stata una stagione perfetta?
“Forse non è stata una stagione perfetta, ma sicuramente si è avvicinata molto. A livello personale ho vissuto una buona annata, e come squadra abbiamo avuto successo arrivando alla vittoria del titolo. Sono poi riuscito ad avere delle buone prestazioni anche al Mondiale, dunque non potevo probabilmente chiedere di meglio!”.
Diversi altri club avevano gli occhi su di te, come mai hai scelto Ambrì?
“C’erano effettivamente delle altre squadre che si erano interessate a me, ma ho preso una decisione d’istinto con l’obiettivo di avere una transizione ideale all’alto livello che si gioca in Svizzera. Quando ho avuto l’opportunità di discutere con gli allenatori mi è piaciuto molto ciò di cui abbiamo parlato, e visto che con l’Ambrì ho avuto un buon feeling poi è arrivata velocemente la decisione”.
La presenza di Dominic Zwerger ha influito sulla tua scelta?
“Indubbiamente, Zwerger ha giocato un ruolo nella mia decisione. È più facile iniziare una nuova avventura quando si conosce già qualcuno, e lui viene addirittura dalla mia stessa città, Dornbirn, dunque la sua presenza in squadra ha sicuramente agevolato le cose”.
Hai scelto ora di fare il salto in Svizzera, cosa ti ha fatto capire che questo era il momento giusto?
“Quando avevo 14 anni avevo già avuto l’opportunità di venire in Svizzera, ma in quel momento avevo preso la decisione di andare a Salisburgo. Lì ho potuto vivere le mie prime esperienze da professionista e a livello internazionale, ed a quel punto ho realizzato che era arrivato il momento di giocarmi le mie carte in Svizzera. Mi sono detto “let’s go!”, ed ora sono qui”.
Hai un legame forte con il club di Salisburgo, sportivo e soprattutto umano… È stato difficile voltare pagina?
“Sì, quella è stata la parte più difficile. Sono rimasto lì per sei anni, e in un periodo del genere si fanno tante esperienze e ti avvicini molto alle persone che sono affianco a te. Nel club ho molti buoni amici, ma restiamo in contatto e ci sentiamo spesso dunque sono felice”.
Al Mondiale hai potuto confrontarti con degli avversari di livello, questo è stato utile per capire cosa potrai aspettarti dalla National League?
“Mi ha dato sicuramente delle buone indicazioni, perché nel torneo c’erano diversi top players… Sicuramente non ero uno di loro (ride, ndr), ma sono riuscito a reggere il confronto ed ho giocato delle buone partite. Anche la mia statistica +/- era abbastanza buona, ed il fatto di essere riuscito a giocare quei match mi dà la convinzione di poter dire la mia nel campionato svizzero. Un ricordo particolare sul ghiaccio? Sicuramente il momento in cui abbiamo affrontato la Nazionale finlandese, è pazzesco quanto siano forti. Questo ti dà davvero l’idea di quanto tu possa ancora migliorare”.
C’è qualcosa in particolare su cui vuoi lavorare?
“Sono ben consapevole delle mie debolezze, e tra queste c’è sicuramente il tiro ed il contributo che posso dare sulla linea blu offensiva. Difensivamente penso di avere già un buon livello – anche se naturalmente posso fare passi avanti anche lì – ma l’aspetto su cui mi concentro particolarmente è la fase offensiva. La mia principale caratteristica è la mobilità e la mia capacità di avere una visione globale difensiva”.
Com’è stato lavorare al Mondiale con un allenatore come Del Curto?
“È una leggenda, semplicemente. Conosce davvero il modo giusto per parlare ai giocatori, ed ha avuto un grande impatto sul nostro gruppo. Abbiamo vissuto un buon Mondiale, e lui sicuramente ne è stato uno dei motivi. Si dice Del Curto sia un modello anche per Luca Cereda, ma per ora non ho ancora conosciuto bene il nostro allenatore. Abbiamo parlato alcune volte al telefono oppure via Zoom, mentre di persona ci siamo incontrati solamente un paio di volte. La prima impressione è di una persona gentile e che sa cosa sta facendo, so che è un buon coach e sono eccitato all’idea di lavorare con lui”.