Ogni inizio settimana, per tutto il corso del campionato, HSHS vi ha proposto la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti negli ultimi turni di campionato, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.
Vengono selezionati un portiere, due difensori e tre attaccanti tra chi ha fatto particolarmente bene e chi, invece, ha deluso le aspettative.
Di seguito la selezione generale che chiama in causa le prestazioni mostrate sull’arco di tutta la regular season da parte dei giocatori svizzeri.
I TOP SVIZZERI DI HSHS
Sandro Aeschlimann (Davos): Il Davos ha vissuto una stagione in cui la difesa è stata tra i punti di forza (appena 125 gol subiti in 51 partite), ed una fetta importante di merito va data a Sandro Aeschlimann. Il 27enne ha giocato una stagione strepitosa, chiusa con numeri eccezionali che parlano del 94.2% di parate, 1.78 reti incassate ad incontro e ben 7 shutout! Ha chiaramente vinto la lotta al ruolo di titolare nonostante il ritorno di Gilles Senn, tanto che per trovare un portiere capace di far registrare oltre il 94% di parate al termine della regular season bisogna tornare ai numeri di Flüeler nel 2014/15. Ha dovuto attendere tanto per essere un vero protagonista, ma ora i migliori anni della sua carriera promettono di essere luminosi.
Mirco Müller (Lugano): Il grande colpo di mercato dell’estate scorsa da parte del Lugano si è rivelato quanto mai azzeccato. L’ex giocatore di San José Sharks e New Jersey Devils non è un difensore spettacolare o dotato sul piano offensivo, ma in quanto ad efficienza in contenimento e protezione del disco non è secondo a nessuno. Incredibile la sua capacità di uscire con calma con il disco da zone trafficate o particolarmente “infuocate” e nei suoi 23 minuti di ghiaccio a partita riesce sempre a trovare la soluzione più semplice che è anche quella migliore, oltre a saper bloccare un’infinità di dischi, tanto da risultare il secondo in National League in questo esercizio. Andato in appannamento per un paio di partite sul finire della regular season, tutta la difesa del Lugano ne ha risentito, tanto per far capire quanta stabilità possa portare quello che è attualmente il miglior difensore difensivo del campionato.
Patrick Geering (ZSC Lions): Il piccolo difensore degli ZSC Lions dalla scorsa stagione ha ripreso la strada che aveva perso per un attimo, confermandosi ad oggi come uno dei giocatori più affidabili dei Lions e dell’intero campionato. Capace di dire la sua sia in fase difensiva che sui ribaltamenti di fronte e nella gestione del power play, il capitano zurighese ha unito come pochi affidabilità e costruzione del gioco, mettendo assieme un buon bottino di punti e terminando la regular season con un bilancio di +23. Giocatore estremamente corretto, come dimostrato dalle sole tre penalità minori incassate in stagione, è stato il giocatore più utilizzato finora da Rikard Grönborg.
Inti Pestoni (Ambrì Piotta): Tornato nella sua Leventina l’attaccante biancoblù ha giocato una stagione strepitosa, durante la quale ha macinato gioco con grandissima costanza ed ha portato qualità e punti alla manovra dell’Ambrì. Per Pestoni quella che si è appena conclusa è stata la miglior stagione in carriera, non in termini di punti (nel 2015/16 ne aveva ottenuto uno in più) ma sicuramente nella capacità di trascinare l’intera squadra. Al rientro dalla pausa olimpica ha avuto una flessione come il resto del gruppo, ma in generale ha garantito un livello altissimo sia in termini di produzione offensiva, sia dando ritmo alla manovra con il suo possesso del puck. Ha dimostrato di poter dare il meglio nel sistema di Cereda, portando qualità ed intensità, e contribuendo a compensare ciò che invece gli stranieri offensivi non hanno saputo portare.
Denis Malgin (ZSC Lions): Un vero fuoriclasse che forse giocando negli ZSC Lions ha acquistato ancora più maturità rispetto a quanto visto la scorsa stagione a Losanna, con anche un deciso miglioramento a livello di punti. Miglior marcatore svizzero della regular season, il figlio d’arte unisce colpi di classe a grande sostanza e ogni volta che scende sul ghiaccio con il suo blocco il ritmo partita cambia in maniera naturale. Sempre primo per reti segnate tra i giocatori di passaporto rossocrociato (a pari merito con Damien Brunner e Joel Vermin), detiene anche il primato di game winning goal (5) e nell’esercizio dei rigori solo Roman Cervenka e il compagno di squadra Denis Hollenstein hanno saputo fare meglio.
Damien Brunner (Bienne): Infortunatosi purtroppo proprio verso la fine della regular season, sembrava che questa stagione potesse volgere al termine nella maniera migliore anche sul piano della salute, ma per quanto visto fino a poche settimane fa i risultati conseguiti dall’ex bianconero sono stati a dir poco eccellenti in questo suo nuovo spicchio di carriera. Ad ormai 36 anni, Brunner ha infilato 21 reti e 23 assist, issandosi al secondo posto tra i marcatori del Bienne e al primo per reti segnati (a pari merito con Malgin e Vermin) tra i giocatori svizzeri di National League. Ottima la sua regolarità di rendimento, dato che dopo un iniziale periodo di quattro partite senza punti a settembre non ha mai fatto mancare il suo nome sul tabellino per più di due partite di fila.
Menzioni speciali
Santeri Alatalo (Lugano): Miglior marcatore tra i difensori svizzeri (38 punti, suo record personale di carriera), l’ex Zugo ha convinto la platea bianconera per l’eleganza e la capacità di pattinaggio. Abilissimo playmaker, ogni tanto si fa prendere dalla troppa sicurezza, ma sul piano del gioco è una risorsa indispensabile per il Lugano.
Julien Sprunger (Friborgo): All’età di 36 anni e in una carriera che ha rischiato la fine più volte per via degli infortuni, il totem del Friborgo è riuscito a mettere assieme una stagione eccezionale, condita da ben 18 reti e 19 assist. Autore anche di quattro game winning goal per i dragoni, ha dimostrato di nuovo che la classe non cambia mai ed è più forte della sfortuna.
Calvin Thürkauf (Lugano): Il bianconero è il giocatore che ha rappresentato la più grande sorpresa di questa regular season, non solo per i punti (16 reti e 19 assist, +10) ma per la maturità con la quale ha preso per mano la squadra. Power forward moderno capace di incidere sui due fronti, è risultato fondamentale per i bianconeri migliorando anche la resa di chi gli sta a fianco.
I FLOP SVIZZERI DI HSHS
Gilles Senn (Davos): Il suo ritorno era stato voluto fortemente dal Davos, che prima dell’estate gli aveva fatto firmare un triennale per poi scaricare Robert Mayer. A conti fatti l’operazione non è stata delle migliori, visto che la stagione di Senn è stata per lo più incolore e le statistiche finali parlano di appena l’89.6% di parate e 3.42 reti incassate ad incontro. Ha perso la corsa al posto da titolare con Aeschlimann, e sostanzialmente già da metà dicembre ci si è un po’ dimenticati di lui, con poche partite giocate e delle prestazioni mediocri e poco convincenti.
Calle Andersson (Berna): Ha ottenuto una ventina di punti, che come bottino non è così male, anche se per lui rappresenta il totale più basso da alcune stagioni. Ciò che però ha rappresentato un problema per Andersson è stata la continuità, mai trovata nel corso del campionato, ed una lunga serie di errori grossolani che troppo spesso hanno favorito gli avversari. Nella fase decisiva non è mai riuscito a finire sul tabellino, e troppo spesso la sua volontà di dare impulsi alla manovra non ha trovato concretezza, impedendogli così di compensare ciò che – per il suo stile di gioco – spesso deve concedere in retrovia.
Yannick Weber (ZSC Lions): Il suo non si può definire un flop totale, ed è vero che forse ci si aspettava qualcosa di troppo da lui, ma a conti fatti il suo apporto alla causa zurighese lascia sicuramente l’amaro in bocca. In fondo si parlava comunque di un difensore reduce da 500 partite in NHL dove ha quasi sempre dato un certo contributo offensivo. Sulle piste svizzere ci si attendeva un rendimento più alto soprattutto nella fase offensiva e in power play (zero reti in situazione di superiorità numerica) ma alla fine il suo rendimento si è rivelato piuttosto piatto e forse non molto conforme allo sforzo profuso dai Lions per assicurarsi i suoi servigi.
Vincent Praplan (Berna): È diventato uno dei simboli delle difficoltà del Berna delle ultime stagioni, tanto che dal suo arrivo agli orsi nel 2019 non è mai riuscito a distinguersi come un giocatore davvero determinante. Troppi infatti i periodi anonimi vissuti da Praplan, intervallati da alcuni acuti che però sono rimasti episodi fugaci. Ha chiuso la stagione con appena 6 gol, ed il suo bilancio di -21 lo ha posizionato tra i peggiori attaccanti della lega in questo senso. La decisione di cambiare aria è arrivata al momento giusto e si spera di vederlo tornare al meglio con la maglia del Ginevra.
Gaetan Haas (Bienne): Come per Yannick Weber, anche lui al rientro dalla NHL, le aspettative erano comunque di un certo livello. Accasatosi nella sua Bienne, il ritorno a casa è passato in sordina, troppo per un giocatore che era comunque riuscito a crescere ulteriormente nella sua esperienza oltre oceano. Il suo apporto in fatto di punti si è assestato a 6 reti e 16 assist, di cui 12 diretti (appena nei primi 40 della lega, quando anni fa erano una sua specialità) e quasi mai ha dato saggio della sua classe se non per un paio di settimane tra settembre e ottobre, per poi trovare una velocità di crociera piuttosto limitata. Doveva essere il grande colpo del Bienne, per ora è tornato a casa in punta di piedi.
Marco Lehmann (Rapperswil): È vero, ha passato metà stagione ai box e questo non lo ha aiutato, perciò il suo lo si può definire come un flop in attesa di “verifica”. Però alla fine, da quando è rientrato ha giocato comunque 25 partite consecutive nella seconda linea del Rapperswil ma senza più riuscire a segnare una sola rete, tanto da terminare la stagione con un bottino di appena 5 punti, di cui un solo gol. Dall’alto della stagione scorsa terminata comunque come miglior rookie del campionato e l’attenzione di diversi direttori sportivi ci si aspettava qualcosa (o molto) di più, e l’anno prossimo la pressione si alzerà ulteriormente, con addosso la pesante maglia del Berna che vorrà evitare un’altra stagione tribolata come questa.