LUGANO – BERNA
3-2
(0-1, 1-1, 1-0; 1-0)
Reti: 12’23 Kast (Praplan, Fahrni) 0-1, 20’58 Conacher (Henauer, Thomas) 0-2, 35’45 Fazzini (Herburger, Alatalo) 1-2, 55’14 Thürkauf (Loeffel, Müller) 2-2
Rigori: Arcobello, Loeffel, Thomas
Note: Corner Arena, 4’646 spettatori
Arbitri: Lemelin, Borga; Altmann, Urfer
Penalità: Lugano 5×2′ + 1×10′ + 1×20, Berna 4×2′
Assenti: Yannick Herren (infortunato), Leland Irving, Matteo Nodari (sovrannumero)
LUGANO – Alla fine i due punti arrivati dopo l’appendice dei rigori hanno l’effetto di un’asciugamano fresco passato sul viso sudato. La fatica con cui il Lugano ha dovuto fare i conti per venire a a capo di un Berna certo combattivo ma falcidiato dalle assenze, e per diversi frangenti della partita anche in imbarazzo, è stata di quelle proverbiali, e la sola vittoria può essere motivo di sorriso.
Alla fine ne è uscita (almeno per il finale, l’overtime e i rigori) una sfida quasi appassionante, molto meno per quanto si è visto nei primi due tempi, con dei bianconeri impacciati, lenti e incapaci di prendere il sopravvento su una squadra che si stava giocando l’accesso ai preplayoff ma che, come già ribadito, si presentava alla Cornèr Arena priva di una decina di elementi e reduce da un filotto di sconfitte da fare impallidire.
Va detto che lo 0-1 con cui gli orsi hanno chiuso in vantaggio il primo periodo andava stretto al Lugano, ma la squadra di McSorley da subito ha dato l’impressione di essere priva della giusta cattiveria e dell’agonismo necessari, mentre il Berna, pur disperato che fosse, ha sempre lottato su ogni disco con l’intenzione di sopravvivere.
Anche l’approccio al periodo centrale, subito caratterizzato dal gol di Conacher, non è stato certo dei migliori e con il passare del tempo l’impressione che Alatalo e compagni davano al pubblico era quella di una squadra che non aveva molte idee su come superare l’ostacolo, oltretutto frenati appunto da quella mancanza di mordente che li ha caratterizzati per gran parte della partita.
Poche idee e confuse, con pure un powerplay che solo con l’avvento di Fazzini su un disco vagante ha avuto la sua utilità, sprecato in diverse occasioni a causa di lentezza e prevedibilità, un po’ lo specchio di quello che comunque stava succedendo già a parità numerica.
Solo nel terzo periodo il Lugano ha mostrato un volto migliore, ed è bastato forzare la mano nello slot per mettere in enorme difficoltà il Berna, che in diverse occasioni si è salvato solo grazie alle parate di Wüthrich e a una bella dose di fortuna, ma un certo “crollo” degli orsi era atteso dopo che Lundskog aveva forzato tutti suoi (pochi) uomini di punta.
Il pareggio di Thürkauf nei minuti finali però, anziché lanciare il Lugano a una vittoria che pareva alla portata anche in quel poco tempo rimasto, ha “spento” la partita, con le due squadre consapevoli che forse invece di rischiare di buttare via tutto – come alla fine hanno rischiato di fare i bianconeri con quell’ingenua penalità – era meglio accontentarsi di andare a punti.
E il Lugano alla fine può essere contento per i due arrivati contro i giallorossi, ma non per la maniera con cui la partita si è sviluppata prima del finale, perché la squadra di Chris McSorley fino ai minuti finali non ha saputo mostrare gli artigli se non quando era con l’acqua alla gola e la prestazione complessiva sul piano tecnico non può certo far contento lo staff.
Aldilà che alcuni giocatori sembrino decisamente fuori fase o sotto tono, a questa squadra non può mai venire meno lo spirito combattivo e la voglia di aggredire l’avversario, altrimenti anche una squadra pur solo volenterosa come il Berna rischia di diventare un ostacolo decisamente impervio e per alcuni tratti il Lugano ha decisamente scherzato con il fuoco.
E sarebbe anche da ingenui trovarsi a lottare in zone pericolose proprio prima della pausa olimpica dopo aver addirittura flirtato con il sesto posto solo poche settimane fa.
IL PROTAGONISTA
Troy Josephs: Assieme ad Arcobello il giocatore più lucido del top six e uno dei pochi che per tutto l’incontro ha fatto valere lo spirito combattivo contro i bernesi. Sempre aggressivo nei duelli individuali di forza, il numero 19 ha sbattuto per tutto l’incontro addosso ad avversari e balaustre, facendo vibrare lo slot davanti a Wühtrich senza paura di prendere colpi e qualche disco addosso. Più determinante di quello che sembra, soprattutto per i suoi compagni.
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