Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Capitano per un’ora
All’uscita della formazione che Chris McSorley avrebbe mandato in pista alla Bossard Arena qualcuno ha drizzato le antenne. Come capitano della formazione bianconera risultava infatti Giovanni Morini e non Mark Arcobello e subito sono iniziate domande, sussurri e speculazioni sui motivi di questa scelta.
Le ragioni? Presto detto, un semplice errore di riporto della federazione dalla formazione comunicata dal Lugano, ma subito è bastata una “C” fuori posto per rischiare di accendere una miccia. Tranquilli.
2. ZZ Top (e lontani)
Le due partite contro ZSC Lions e Zugo hanno ribadito che i bianconeri sono ancora distanti dal poter competere con queste due squadre (quelle che a livello di line-up sono le migliori in Svizzera) con continuità.
Contro la formazione di Grönborg è mancata la zampata vincente, ma la prestazione è stata di assoluto livello, ma alla Bossard Arena i bianconeri sono incappati in un paio di black out che sono costati la partita e quando i tori decidono di giocare al massimo della velocità sono ancora di un altro pianeta. Un problema? No, era risaputo questo, però ciò dimensiona bene il lavoro che avrà da fare nei prossimi anni lo staff del Lugano per portare la squadra a poter competere sul serio e sul lungo periodo con le vere favorite alla vittoria finale.
3. Scosse di assestamento
Quando un terremoto colpisce, dopo la grande scossa arrivano sempre quelle di assestamento, le quali si diradano sempre più nel tempo, ma qua e là riescono sempre a farsi un po’ sentire. Dopo la grande scossa portata da Chris McSorley al suo arrivo in panchina le difficoltà si sono viste soprattutto nel periodo dei tanti infortunati, ma prima di raggiungere una certa velocità di crociera si è dovuto attendere che le scosse calassero.
Però, come mostrato in quest’ultima settimana, degli assestamenti continueranno ad esserci prima di trovare una vera stabilità, la bravura di tutti starà nel limitare il più possibile fino a quasi eliminare quelle vibrazioni che sono comunque inevitabili in un percorso del genere.
4. Un po’ più Arcobello
La crescita mostrata dal capitano bianconero non la si quantifica solo con la tenuta da topscorer che ha “soffiato” a Luca Fazzini, ma è evidente che l’americano è un giocatore più brillante rispetto a quello dell’autunno. E se la maglia infuocata non basta ci sono comunque numeri importanti a sostenerlo, che ribaltano quelli di alcuni mesi fa.
Basti pensare che Arcobello ad oggi supera Fazzini anche nella percentuale al tiro (ma questo è un esercizio diverso da parte dei due) anche grazie al fatto che il centro si fa spesso trovare molto più presente nello slot. Arcobello è infatti decimo nella lega per tiri effettuati da quella zona, superato in squadra solo da Thürkauf (quarto assoluto), prova che forse aveva bisogno di un po’ di tempo per capire la profondità del gioco voluta da McSorley.
5. Risorse ed utilità
Che Mikkel Boedker non possa tornare il giocatore visto in NHL ormai è noto a tutti, e nonostante i tentativi anche di Chris McSorley di valorizzarlo nelle prime due linee, il danese ha confermato che le doti di scorer sono un ricordo.
Però Boedker rimane una risorsa di valore, che con la sua esperienza e la comunque nota classe può ricoprire altri ruoli e rivelarsi utile in altre maniere. Come confermato in un’intervista di Nicola Martinetti al CdT, il ruolo che gli ha dipinto McSorley negli ultimi mesi permette a Boedker di rendersi utile dando profondità al line up e il coach bianconero può ancora contare sul 32enne in altra maniera senza spreco di risorse.
Perché se è vero che fino a poco fa c’era un Hudacek capace soprattutto di segnare, è la capacità del danese di condurre in un altro modo la sua linea ad essere molto più importante per il gioco di squadra agli occhi di McSorley.