LUGANO – AMBRÌ
5-2
(1-1, 3-0, 1-1)
Reti: 9’45 Kostner (Bianchi) 0-1, 16’34 Hudacek (Alatalo) 1-1, 20’14 Thürkauf 2-1, 22’44 Loeffel (Fazzini) 3-1, 35’24 Alatalo (Riva, Fazzini) 4-1, 48’22 Zaccheo Dotti (Pestoni) 4-2, 59’19 Morini 5-2
Note: Cornèr Arena, 6’733 spettatori
Arbitri: Piechczek, Urban; Altmann, Cattaneo
Penalità: Lugano 6×2′, Ambrì 4×2′
Assenti Lugano: Daniel Carr (infortunato), Matteo Nodari, Leland Irving, Alessio Bertaggia (sovrannumero), Davide Fadani, Evan Tschumi, Nicolò Ugazzi, Riccardo Werder, Jari Näser, Alessandro Villa (Rockets)
Assenti Ambrì: Michael Fora, Rocco Pezzullo (infortunati), Joel Neuenschwander, Petr Cajka (Ticino Rockets), Patrick Incir, Brandon Kozun (sovrannumero)
LUGANO – È ovvio, per forza di cose, che il derby nessuno vuole mai perderlo, ma la sfida tra Lugano e Ambrì Piotta in programma alla Corner Arena aveva un’importanza rilevante per i bianconeri, che nella loro situazione dovevano guardare a questa partita come un crocevia piuttosto importante nella loro sin qui tribolata stagione.
La pausa doveva per forza restituire una squadra, quella di Chris McSorley, decisamente diversa da quella vista soprattutto tra metà ottobre e novembre ed era in fondo la “promessa” (forzata ma anche necessaria) a cui si era aggrappato lo staff tecnico del Lugano, direttore sportivo compreso.
Sulla sponda leventinese non possiamo certo dire che questo derby non aveva rilevanza, ci mancherebbe altro, ma i biancoblù la trasferta nel sottoceneri la potevano affrontare con una maggior tranquillità data dalla classifica finora ottima, ma anche Luca Cereda aveva (ha) a che fare con qualche cruccio che si è portato dietro anche alla Cornèr Arena, leggasi stranieri d’attacco.
Di certo le premesse per McSorley potevano farsi alquanto appetitose, dopo la pretattica del giovedì quando sembrava che dovesse schierare Irving a scapito di Schlegel e di Hudacek, il coach canadese ha invece proposto la miglior formazione mai avuta a disposizione da mesi a questa parte, con lo slovacco sul ghiaccio a completare il pacchetto offensivo e il portiere numero 34 di nuovo tra i pali, contando pure sui rientri di Loeffel e Guerra e sull’inserimento di Herren in attacco, con la sorpresa di un Bertaggia segnato in sovrannumero dopo che si era allenato regolarmente tra i titolari.
Insomma, i famosi problemi di abbondanza che dovevano scacciare quelli di “magrezza” e che richiedevano obbligatoriamente dei segnali ben diversi sia dalla squadra che dallo staff tecnico in particolare.
Luca Cereda si è invece affidato a D’Agostini contrariamente all’ultima sfida contro l’Ajoie, lasciando in tribuna l’impalpabile Kozun, contando però su un pacchetto di attaccanti svizzeri che in questo periodo gli sta portando diverse soddisfazioni.
E difatti il primo a portargli risultati è stato Kostner – che di svizzero ha comunque la licenza…- che con un’incursione nello slot ha definito il vantaggio temporaneo dell’Ambrì Piotta, con i bianconeri a protestare per un cambio scorretto proprio dei leventinesi di pochi secondi prima.
Aldilà di questo, il gol di Kostner ha messo in luce come il Lugano non fosse ancora entrato nel nuovo “mood” che tutti auspicavano, ma certi buchi difensivi e delle gambe ancora legnose facevano presagire brutti segnali. Con un gioco ancora confuso e dispendioso sul forecheck dell’Ambrì, il Lugano ha dovuto attendere prima di slegarsi e si può solo immaginare quanto bene abbia fatto la rete di Hudacek prima che le cose potessero mettersi peggio.
Potrebbe essere che i bianconeri col passare del tempo abbiano ritrovato maggior ritmo, come pure che la determinazione e l’orgoglio sono cresciute di pari passo con un Ambrì che invece si scopriva intraprendente ma pure inconcludente, sia nel solito powerplay che con le azioni più ficcanti in cinque contro cinque, dove comunque la difesa bianconera ha permesso ai vari Bürgler, Heim e Pestoni di trovare corridoi sin troppo lisci.
Partite del genere di solito vengono vinte non da chi commette meno errori quindi, ma chi invece è più bravo a sfruttare quelli degli altri. A spaccare la partita infatti ci ha pensato Thürkauf dopo soli 14 secondi dall’inizio del secondo periodo, il quale saltando con una facilità imbarazzante Hietanen è andato a trovare il vantaggio per i bianconeri.
Moralmente quella rete ha fatto male ai leventinesi, che hanno visto crescere i propri avversari anche sul piano fisico, subendo diverse “hit” pesanti e di rottura dai vari Walker, Müller e lo stesso Thürkauf, e vedendosi costretti ad alcuni falli da ritardo nelle marcature e propiziando quindi il 3-1 di Loeffel, subendo poi il 4-1 di Alatalo ancora prima della seconda pausa.
Tutto finito? Non con un Lugano che ancora lotta con certi suoi fantasmi, dato che in un momento di totale controllo del match una disattenzione ha permesso a Zaccheo Dotti (al secondo gol nei derby questa stagione) di far dubitare i bianconeri con il 4-2, quando Cereda aveva sostituito Conz con Ciaccio.
Questa rete ha messo il Lugano in una situazione che da derby in tasca si è trasformato colpevolmente in una partita da proteggere con i denti e le unghie in un concitato finale che ha visto i leventinesi giocare in 6 contro 5 per praticamente quattro minuti, facendo soffrire i bianconeri fino al 5-2 di Morini a porta vuota e forse (anzi, probabilmente) con degli attaccanti più incisivi oltre al solo e solito Pestoni, il finale di partita sarebbe potuto essere ancora più sofferente per i padroni di casa.
Da un lato il Lugano ha risposto con le reti e le emozioni per far suo il derby, ritrovando il feeling con il gol e la determinazione per soffrire fino in fondo prima ancora di un gioco convincente. Certo, quando ha trovato la forza di spingere la squadra bianconera ha fatto intravvedere parte del suo potenziale, ma la fluidità di gioco e le idee “lampo” sono ancora lontane dall’essere giudicate come un sistema collaudato e funzionante, ma per la squadra di McSorley contavano soprattutto la vittoria e l’adrenalina da derby per ritrovare lo spirito giusto, nei prossimi impegni però i passi avanti dovranno essere concreti.
Ancora ingiudicabile Herren, apparso a corto di fiato e poco incisivo, mentre il grande rientro è stato quello di Schlegel, decisivo in diversi frangenti e già pilastro sicuro alla sua prima partita da settimane.
Sul fronte leventinese si è palesata una fragilità soprattuto sul piano offensivo, con pochi giocatori in grado di dare la fiammata giusta e soprattutto di trovare il tiro o la soluzione giusti e stavolta, oltre agli stranieri (con un D’Agostini ancora alla ricerca del ritmo) anche i vari Bürgler e Zwerger sono stati piuttosto bene arginati dal gioco fisico bianconero, mostrando ancora una volta come il reparto offensivo biancoblù necessiti di più soluzioni (o regolarità di rendimento, fate voi) da tutti i componenti del reparto oltre alle idee e alle iniziative del topscorer Inti Pestoni.
Di certo le risposte più attese erano quelle sul fronte bianconero, alla squadra di McSorley il compito di dimostrare che questo derby può essere la svolta giusta per una stagione ancora in grande salita.
IL PROTAGONISTA
Niklas Schlegel: Alla prima partita dopo l’infortunio, il portiere ha fatto subito capire quanto sia mancato alla squadra di McSorley. Grande sicurezza distribuita anche ai suoi compagni di reparto, interventi decisi e nessuna sbavatura, con pure un paio di big save soprattutto nel concitato finale. Il ruolo di portiere non è solo fine a se stesso, ma determina anche con quanta sicurezza possano giocare i compagni davanti a lui, e Schlegel ribadisce di essere sempre il miglior punto di riferimento per i bianconeri.
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