AMBRÌ – DAVOS
2-3
(1-1, 1-1, 0-1)
Reti: 2’47 Bürgler (Heim) 1-0, 17’42 Corvi 1-1, 33’54 Stransky (Bromé, Nygren) 1-2, 36’28 Zaccheo Dotti (D’Agostini, Kozun) 2-2, 55’06 Bromé (Rasmussen, Stransky) 2-3
Note: Gottardo Arena, 6’775 spettatori
Arbitri: Lemelin, Wiegand; Fuchs, Duarte
Penalità: Ambrì 3×2′, Davos 5×2′
Assenti: Brandon McMillan, Michael Fora, Rocco Pezzullo (infortunati), Joel Neuenschwander, Petr Cajka (Ticino Rockets), Giacomo Dal Pian (sovrannumero)
AMBRÌ – È stato l’Ambrì Piotta a fare per lunghi tratti la partita, ma gli attuali limiti realizzativi dei leventinesi hanno permesso al Davos di andare alla pausa con i tre punti necessari a guadagnare la vetta della classifica, mentre alla squadra di Cereda rimane la soddisfazione di un’ottima prestazione che però non ha portato ad un risultato concreto.
A volte insomma le cose vanno così, nonostante i 50 tiri (!) scagliati verso Gilles Senn ed una prova di grande carattere ed intensità, che ha visto i biancoblù dare battaglia – e mettere spesso alle strette – la squadra di Wohlwend, largamente la più in forma del campionato con 11 vittorie nelle ultime 12 uscite.
Scontato sottolineare come l’Ambrì in questa occasione avrebbe meritato di più, con quel gol di Bürgler (giustamente) annullato nel finale che era arrivato come meritatissima reazione al crudele 3-2 firmato da Bromé. Gli sforzi leventinesi non sono stati premiati, ma di positivo c’è stata sicuramente la grande costanza nel macinare gioco e portare pericoli al portiere avversario, con tanti tiri messi sulla porta ed un buon contributo da parte di tutte le linee.
La partita contro il Davos ha però nuovamente messo sotto la lente d’ingrandimento i due principali limiti con cui i biancoblù sono attualmente confrontati, ovvero il rendimento degli stranieri e l’efficacia del powerplay. Se da un lato gli ospiti hanno segnato in 5-contro-3 ed hanno trovato le giocate decisive con Stransky e Bromé, dall’altro l’Ambrì ha vanificato la sua opportunità in doppia superiorità numerica e l’ultima rete d’importazione resta quella firmata da D’Agostini lo scorso 16 ottobre.
I due aspetti non sono da sottovalutare ma non devono nemmeno essere ingigantiti senza mettere il tutto in prospettiva secondo l’attuale contesto, che parla di un quartetto di attaccanti non al meglio fisicamente e probabilmente anche un po’ logori dal punto di vista mentale. Giusto insomma pretendere un maggiore impatto da tutti loro, ma per un giudizio più ampio è corretto rimandare le valutazioni ad un periodo in cui avranno avuto la possibilità di scendere in pista nelle giuste condizioni. La pausa in questo senso potrà aiutare.
In attesa che questi ingranaggi inizio a girare, il powerplay ha comunque generato diversi tiri pericolosi ed alimentato il momentum biancoblù, fatta eccezione per la fase a 5-contro-3 sicuramente non sfruttata a dovere e con anche un D’Agostini posizionato davanti al portiere.
Cereda ha spiegato la decisione affermando di aver voluto cambiare le carte in tavola dopo che il canadese nelle precedenti sfide non era riuscito a lasciar partire il suo tiro dalla solita posizione, ed ora che arriverà la pausa ci sarà occasione per tornare a lavorare su un powerplay che attualmente è il meno efficace con solo l’11% di riuscita, e a cui manca la pericolosità del classico tiratore dalla media distanza.
Archiviata questa doverosa parentesi – il classico “elefante nella stanza” – il risalto maggiore va dato alla prestazione complessiva dei leventinesi (in cui gli stranieri hanno comunque dato diversi ed importanti impulsi), che hanno ben iniziato trovando il gol con Bürgler ed hanno poi alzato ulteriormente il ritmo nel periodo centrale.
Il Davos ha ritrovato il vantaggio dopo un fallo molto fiscale fischiato a Kneubuehler ed uno chiaro commesso da Grassi ma accentuato dall’avversario e, seppur frustranti, i due episodi hanno avuto il merito di risvegliare l’energia del pubblico da tutto esaurito della Gottardo Arena.
Immediatamente è arrivato il meritato pareggio firmato da Zaccheo Dotti (al terzo gol stagionale!), ed in generale l’Ambrì ha continuato ad alimentare la sua manovra con un’impostazione molto verticale e capace di rispondere colpo su colpo al noto gioco in transizione del Davos.
Considerando il tantissimo lavoro accumulato dai biancoblù è dunque stato peccato vedere la partita decidersi con un episodio quasi estemporaneo, ma questo ultimo impegno prima della pausa ha restituito una squadra viva e carica di energia. Per il resto ci si può affidare al più classico dei cliché: giocando in questa maniera l’Ambrì di punti ne porterà a casa ancora parecchi.
IL PROTAGONISTA
Mathias Bromé: La classe dello svedese lo rende un giocatore che non ci si può permettere di perdere di vista per un secondo, e quando gli viene concesso spazio trova sempre il modo di rendersi pericoloso. Il suo è un gioco concreto ma che costruisce anche con ottime mani ed una spiccata visione di gioco. Offre l’assist a Stransky e poi infila il game winning goal, giocate che lo rendono per punti a partita (1.43) il top scorer dell’intera lega.
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