ZUGO – LUGANO
6-1
(2-0, 2-1, 2-0)
Reti: 00’56 Martschini (Suri) 1-0, 9’18 Bachofner (Djoos) 2-0, 29’51 Lander (Bachofner, Klingberg) 3-0, 33’30 Thürkauf (Chiesa) 3-1, 33’56 Lander (Djoos) 4-1, 46’16 Suri (Martschini) 5-1, 51’21 Bachofner (Kreis, Lander) 6-1
Note: Bossard Arena, 6’423 spettatori
Arbitri: Wiegand, Dipietro; Cattaneo, Wolf
Penalità: Zugo 4×2′ + 1 x rigore, Lugano 9×2′
Assenti: Romain Loeffel, Daniel Carr, Niklas Schlegel, Thibault Fatton, Samuel Guerra (infortunati), Mikkel Boedker (sovrannumero), Nicolò Ugazzi, Riccardo Werder, Jari Näser, Evan Tschumi (Rockets)
ZUGO – Si può parlare di crisi? A volte questa parola viene utilizzata troppo precocemente, altre sembra quasi un insulto per chi ne viene bollato, ma in fondo è la somma di vari risultati negativi. Non bisogna aver paura di utilizzarla quando una squadra perde nove delle ultime 12 partite – parte di esse ancora nel momento delle grandi assenze, va detto – e incassa la bellezza di 27 reti in soli 6 incontri ed è indubbiamente in un momento in cui non riesce a imporre alcun aspetto di gioco.
La parola crisi fa sempre paura perché spesso viene tirata fuori dai cassetti in quei momenti in cui si sono dovute prendere decisioni pesanti, ma non sempre è così, e non è certo questo il caso, ecco perché non occorre aver paura ad usarla.
Però oggi è giustificata, ancor più dopo la sconfitta di Zugo che ha sottolineato ancora i limiti attuali di un Lugano che mentalmente e tecnicamente non è stato quasi mai in grado di venire a capo di una squadra fortissima ma che non ha mai dato l’impressione (power play a parte) di voler pigiare il piede sull’acceleratore in maniera pesante.
Non si può dire che il Lugano abbia mostrato fin da subito un’attitudine sbagliata rispetto a quanto visto contro il Ginevra, ma l’aver pagato subito al massimo del prezzo un errore dettato dalla disattenzione nel voler far bene ha incanalato la squadra su binari fatti di timore e insicurezza, la cosa peggiore ma naturale che succede a un gruppo che comincia a sentire la mancanza di fiducia.
Perché in fondo dal 2-0 la partita ha avuto poca storia, il primo tempo ha vissuto su un dominio totale di Kovar e compagni, e se nel secondo la squadra di McSorley ha avuto perlomeno il carattere di mettere fuori la testa e di cercare di cambiare le cose, l’incapacità di sfruttare le occasioni – tra cui un rigore tirato a lato da Fazzini – e l’efficienza tranquilla e naturale dello Zugo, che mentalmente e sul piano della fiducia è all’opposto dei bianconeri oltre che su quello della classe e dell’organizzazione di gioco, ha fatto sì che un paio di gol messi nei punti giusti ha chiuso ogni possibilità di rientro degli ospiti.
Ora bisogna capire come il Lugano possa tornare a fare punti prima della pausa, la sua vulnerabilità ne fa una squadra di vetro, la sterilità offensiva la “mutila”, e anche la mancanza di brillantezza fisica risulta altamente limitante. È difficile poter spiegare come il Lugano possa aver avuto questa involuzione proprio dal momento in cui ha recuperato la maggior parte dei suoi effettivi dopo le numerose assenze dopo un periodo giocato a ranghi ridotti ma con grande combattività.
Sì, perché ora non sarebbe giusto cadere in facili errori nel giudicare diverse vittorie e partite giocate bene nelle scorse settimane semplicemente come casuali solo per enfatizzare l’attuale momento difficile – esercizio che riesce sempre bene – ma vanno cercate le ragioni di questi grossi passi all’indietro.
Paradossalmente la squadra può essersi seduta dopo i rientri? C’è stanchezza dopo aver giocato tante partite a ranghi ridotti? È uno dei momenti difficili che capitano a tutte le squadre durante la stagione “potenziato” dai fattori prima elencati? Da fuori è difficile trovarne cause e soluzioni, quelle devono venire da giocatori e staff. Di chi va sul ghiaccio oggi c’è ancora una parte che proprio non riesce ad alzare il proprio livello, ma in panchina ancora una volta sono mancate le soluzioni o perlomeno le idee alternative.
Forse tutti aspettano l’agognata pausa per rimettere assieme le idee, ma prima c’è cercare di non rendere questa situazione più pesante di quello che è oggi.
IL PROTAGONISTA
Anton Lander: Giocatore di qualità eccelsa, lo svedese sa controllare ogni fase grazie alla classe e all’intelligenza di gioco, confermandosi come uno dei centri più completi sul panorama di National League. Contro il Lugano, l’ex KHL si è pure messo in mostra con una doppietta, ma soprattutto ha dominato l’incontro dall’alto di un’indiscussa leadership.