Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. È come andare in bicicletta
Appena arrivato, Libor Hudacek è stato schierato immediatamente da Chris McSorley contro il Rapperswil, anche se l’attaccante ceco, tra il volo e poco ritmo nelle gambe prometteva poco della sua prestazione, almeno non prima di essere arrivato a un regime più competitivo.
Pronti, via e il 31enne ha mostrato però che il fiuto del gol è qualcosa di innato e con due doppiette in due partite ha subito chiarito come stanno le cose: certe capacità non svaniscono con il fiato corto.
2. Il talento non è per forza qualità
C’è un concetto che sarebbe molto lungo da spiegare, ma che nella partita tra Lugano e Zugo è stato possibile intravvedere. Uno Zugo rimaneggiato ha battuto nettamente il Lugano facendo giocare riserve e giocatori dell’Academy, proponendo il solito gioco fatto di pulizia e velocità d’esecuzione nelle giocate, precisione in ogni movimento e fluidità nel muoversi collettivamente.
Questo si chiama giocare “con qualità” e non necessariamente questa cosa passa dalla classe o dal talento individuale. È un traguardo che si raggiunge dopo mesi (o anni) a insistere sulle piccole cose e “educare” i giocatori – ad esempio su passaggi precisi e movimenti adatti per riceverli, nonché molto altro che non sempre appare all’occhio dello spettatore – e la dimostrazione sta nel fatto che anche quelle riserve o esordienti dello Zugo appena buttati in pista sapevano esattamente quali movimenti fare e come giocare il disco in pochi centimetri di spazio.
Se il Lugano vuole diventare una squadra che va a memoria schematica come quella di Tangnes, dopo anni e anni a basarsi su un hockey passivo che fruiva delle giocate dei fuoriclasse, tanti giocatori bianconeri dovranno lavorare moltissimo su quei piccoli ma fondamentali dettagli. E non è detto che siano solo quelli meno dotati di talento a doverlo fare.
3. La legge di Murphy
“Se c’è una possibilità che varie cose vadano male, quella che causa il danno maggiore sarà la prima a farlo”.
Così recita uno dei corollari della legge di Murphy e sembra che a Lugano la si conosca bene. Dopo aver ingaggiato Leland Irving per far fronte alla lunga assenza di Niklas Schlegel in molti si erano domandati se fosse una mossa necessaria. Ebbene, nel weekend appena trascorso i bianconeri hanno dovuto far fronte anche all’assenza di Thibault Fatton, schierando contro Langnau e Zugo Davide Fadani con back-up il portiere degli Elit Gabriel Crivelli. Insomma, il succo è che se si vuole prevenire una sola possibilità che le cose vadano male, queste di sicuro lo faranno.
4. Nessuno al sicuro
È una persona coerente, Chris McSorley. Già alcune settimane fa, quando gli fu chiesto se si aspettasse di più in termini di rendimento da Mikkel Boedker aveva risposto che per lui non conta se uno è straniero o svizzero, conta quello che porta sul ghiaccio.
Qualche segnale qua e là lo aveva già lanciato in occasione della partita contro il Davos, lasciando fuori il danese dal 6 contro 5 finale, e sabato contro lo Zugo gli ha lasciato solo 12 minuti di ghiaccio (non molto di più ne ha visto Arcobello). Infine, l’ex NHL dovrebbe sedersi in tribuna nella prossima sfida contro l’Ajoie, dopo che proprio il coach canadese si era mostrato piuttosto irritato dal rendimento dei suoi top player. O si è parte della soluzione o si è parte del problema.
5. Ferro battuto
L’unica squadra a poter vantare una statistica dei pali colpiti superiore a uno a partita è proprio il Lugano. Con i tre colpiti a Langnau e i due fatti cantare alla Cornèr Arena il totale dei ferri colpiti dalla squadra bianconera è salito a 19 in 18 partite disputate.
A guidare la classifica individuale di National League di questa speciale statistica c’è Luca Fazzini con 6 pali, e nella top ten troviamo anche Giovanni Morini con 3 e Calvin Thürkauf con 2. Solo sfortuna o anche troppa ricerca dell’angolino giusto?