Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Porte di frontiera
Vi ricordate di Sebastien Caron? Molti di sicuro avranno ancora in mente questo nome, passato da Lugano per 19 partite esattamente dieci stagioni fa a difesa della gabbia bianconera per sostituire l’infortunato David Aebischer.
A pochi invece (di sicuro non i più giovani) dirà qualcosa il nome di Vincent Riendeau, che nella porta del Lugano ci è rimasto per una sola partita nell’annata 1997/98. Cos’hanno in comune questi giocatori? Sono stati gli unici portieri canadesi della storia del Lugano (escludendo chi è di doppio passaporto come Niklas Schlegel o Peter Martin) prima dell’arrivo di Leland Irving alla Cornèr Arena. Altri portieri di nazionalità straniera? È probabile che le storie del francese e del lettone se le ricordino tutti.
2. Riti d’iniziazione
È vero che Davide Fadani è a Lugano da un po’, e il ghiaccio della prima squadra lo aveva assaggiato a piccoli bocconi. Ma l’esordio da titolare nel derby alla Cornèr Arena se lo ricorderà per un bel pezzo come “battesimo”, anche per la vittoria con un bel po’ di meriti suoi. Leland Irving, prima in prova in Champions Hockey League, ha avuto il suo rito di passaggio con il debutto alla Gottardo Arena in casa dell’Ambrì Piotta.
In molti gruppi e squadre ci sono delle tradizioni per inserirsi, ma quelle a cui sono stati obbligati i due portieri farebbero tremare le gambe a molti loro colleghi.
3. L’esercito dei giovani
Gianluca Cortiana anni 19, Gregory Bedolla anni 19, Riccardo Werder anni 20. Così era composta la quarta linea del Lugano sabato contro il Davos. Certo, pochi cambi per loro, soprattutto per i primi due, ma vista l’emergenza in atto nella rosa bianconera anche Bedolla ha potuto assaggiare per la prima volta l’aria della National League e confrontarsi con avversari di altissimo livello con la strada già aperta dai suoi due compagni in questa stagione. Non tutti i mali vengono (solo) per nuocere, queste seppur brevi esperienze avranno sicuramente il loro peso nello sviluppo e nelle carriere future dei giovani in questione.
4. Sensazione di apnea
A parte la disfatta europea di Berlino, il Lugano ha sempre fatto gioco pari ai propri avversari anche con una rosa falcidiata dagli infortuni. Il problema è che comunque sono arrivate cinque sconfitte nelle ultime sette gare per i bianconeri.
È ovvio, la mancanza di qualità impedisce alla squadra di McSorley di trovare con regolarità la zampata giusta a premiare la mole di lavoro, quasi come se mancasse l’ultimo tiro di fiato emergendo dall’acqua. Lo si può vedere anche dai vari tracciamenti delle partite, con la differenza fatta dagli avversari spesso nel terzo periodo quando le forze cominciavano a venir meno. A volte è proprio questione di quell’unica boccata di ossigeno.
5. La crisi dei mercati
La crisi mondiale negli anni della pandemia ostruisce il commercio delle materie prime sul pianeta, costringendo i consumatori a far più capo ai prodotti locali. Anche Hnat Domenichelli si è trovato nella stessa situazione sondando il mercato dei giocatori generato dai tagli della NHL, senza poter far varcare l’oceano a nessuno dei giocatori desiderati.
Pochissimi attaccanti di un certo livello hanno lasciato il Nord America dopo essere stati tagliati, gli unici sono stati Michael Frolik che ha scelto Losanna e Tobias Rieder che ha raggiunto Vàxjö in Svezia, oltre a qualche difensore tra cui Sami Vatanen. Il fatto che ci siano solo europei tornati sul loro continente è un altro segnale che quel mercato è abbastanza stagnante e anche il GM bianconero si è adattato virando su Hudacek, alto valido prodotto della tradizione est europea.