DAVOS – LUGANO
3-1
(0-0, 3-0, 0-1)
Reti: 28’43 Schmutz (Jung) 1-0, 34’14 Ambühl (Bromé, Egli) 2-0, 38’02 Stoop (Prassl, Ambühl) 3-0, 43’47 Morini (Fazzini, Stoffel) 3-1
Note: Eishalle, 3’892 spettatori
Arbitri: Tscherrig, Stolc; Progin, Duarte
Penalità: Davos 3×2′, Lugano 4×2′ + 1xrigore
Assenti: Romain Loeffel, Daniel Carr, Troy Josephs, Niklas Schlegel, Raphael Herburger, Elia Riva (infortunati), Samuel Guerra (ammalato)
DAVOS – Continua l’emergenza in casa Lugano, nemmeno a dire che McSorley sperava di recuperare qualcuno per il weekend ed ecco le ennesime tegole. Lasciato a casa Guerra ammalato, con Riva di nuovo fuori dopo la botta ricevuta contro il Losanna, durante il match nel canton Grigioni il tecnico bianconero ha dovuto fare a meno anche di Bertaggia a partire dal secondo periodo, uscito malconcio da una bagarre con Barandun.
E insomma il quadro non è mica da ridere, con ormai otto titolari (di cui due stranieri e un portiere) in infermeria, in pratica una linea e mezza più portiere. Lo stesso coach bianconero continua a ripetere che le assenze non devono giustificare le sconfitte, ma con una situazione del genere diventa assai difficile non solo cercare il famoso processo di crescita ma persino stilare un line up competitivo.
Ed è vero però che la sconfitta di Davos da parte del Lugano non deve essere spiegata con le assenze – o perlomeno non sono state le conseguenze dirette dei gol subiti – ma altresì per dei fattori che hanno indirizzato la partita verso le tasche dei padroni di casa in momenti decisivi.
In particolare è stato un secondo periodo in cui il Lugano ha veramente lasciato troppi spazi alle temute ripartenze in velocità del Davos, capace di colpire con Schmutz sfuggito come altri colleghi alla difesa ospite, con la classe di Ambühl (che ha sbagliato un rigore guadagnato sempre per i motivi di cui sopra) e con un semplice appoggio nel traffico di Stoop.
Tre gol nello spazio di dieci minuti tondi che hanno affossato Arcobello e compagni, incapaci di ribadire una reazione convinta e convincente nonostante l’ottima prova di Thibault Fatton. Su questo aspetto la mancanza di alcuni uomini in particolare nel reparto offensivo ha ridotto le capacità dei bianconeri di trovare soluzioni alternative ai tentativi di Arcobello e Fazzini o alle scorribande di potenza di Thürkauf, lasciando la squadra praticamente con quelle frecce al proprio arco che aldilà dei giocatori citati o della fantasia di Alatalo ha un bisogno impellente di rinfoltire il proprio attacco.
Questo non significa che i bianconeri non ci abbiano provato, anzi, hanno tirato numerose volte verso Aeschlimann, ma spesso cercando il tiro nel traffico è mancato proprio… Il traffico, facilitando il compito del portiere gialloblù, così come è mancata la soluzione dallo slot basso nonostante le mischie create.
Proprio su due di queste il Lugano ha creato i presupposti per la rete, ma se sulla prima Bertaggia ha spinto il disco in gol con il guantone, nel secondo caso con il tentativo di Werder (chiamato assieme a Ugazzi e Näser) era impossibile vedere il disco e quindi decretare la rete.
Questo ha però dimostrato che nelle poche volte in cui i bianconeri sono riusciti a penetrare lo slot basso e a portarsi sull’area di porta gli è stato possibile creare scompiglio e occasioni da rete, il problema è che per troppi tratti la squadra ospite è stata tenuta fuori da quella zona, costretta a cercare soluzioni più defilate e meno pericolose.
Il momento per il Lugano non è dei migliori e nemmeno fortunato con gli episodi, già a partire dal derby di sabato i bianconeri dovranno essere pronti a una partita di grande concentrazione e sacrificio. Per non gettare tutto nei temuti dieci minuti di follia.
IL PROTAGONISTA
Mathias Bromé: La sua velocità crea continui scompigli nelle difese avversarie e anche se a volte vuole un po’ troppo l’energia che porta sul ghiaccio è assolutamente irresistibile. Anche contro il Lugano è stato l’uomo da tenere d’occhio costantemente per non perderne la marcatura e non a caso le occasioni migliori per il Davos sono capitate quasi sempre con lo svedese sul ghiaccio.