Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. “Questo mi è nuovo, non l’ho mai picchiato”
È saltato all’occhio a molti come il Lugano di questo inizio di stagione sia caratterialmente molto diverso da quello di un anno fa, essendo i giocatori molto più reattivi e decisi a rispondere ai falli cattivi subiti dai compagni, come dimostrato da Mirco Müller in testa.
Il numero 25 anche contro il Berna non ci ha messo molto a far sentire il suo peso e la sua determinazione dopo un check alle assi di Moser su Nodari, come aveva già fatto in altre occasioni.
Improvvisamente diversi avversari del Lugano si sono tirati indietro, avendo trovato anche loro sulla propria strada un certo “Bambino” incarnato proprio da Müller che gli ha reso pan per focaccia, e come il bandito Mescal e la sua banda in “Lo chiamavano Trinità” sono stati costretti a ritirarsi dopo aver trovato avversari non più così accondiscendenti com’erano forse abituati da troppo tempo. “Fratello, io volevo avvisarti che questi miei ospiti appartengono a un’altra confessione e osservano la legge biblica del occhio per occhio, dente per dente”. È cambiata l’aria alla Cornèr Arena.
2. Meno siamo, meglio è
Lo si era già detto che Chris McSorley non si accontenta di vedere la sua squadra difendersi e basta quando gioca in box play, ma anzi si diletta nello studiare schemi per colpire anche in shorthand. Dalle teorie ai fatti, il Lugano è già la squadra che ha segnato di più in inferiorità numerica con 4 reti quando giocava con almeno un uomo in meno, alle quali se ne aggiunge un’altra marcata in Champions Hockey League.
Contro il Berna i bianconeri erano in 4 contro 6 ed è vero che Manzato aveva lasciato la porta vuota, ma il gol di Walker è nato nel terzo avversario ancora per quel forecheck profondo – dopo uno “scambio” tattico con un compagno che ha mandato in crisi Kast – e non è stato il classico “gollonzo” partito dalle retrovie. Quando si parte con 0,5 reti in shorthand a partita, gli avversari devono veramente pensare di essere prudenti in ogni situazione.
3. Giochi di mano…gol per il Lugano
Ci vuole anche astuzia e un po’ di malizia a volte per farla franca. Il gol di Fazzini contro il Berna era con tutta probabilità viziato da un’irregolarità del topscorer bianconero nel controllare il disco con la mano, quasi impossibile da vedere dal vivo e difficile anche da scovare nelle riprese video.
Fortunato l’attaccante del Lugano nel non farsi notare dagli arbitri, bravissimo poi come sempre nello scoccare il conosciutissimo polsino letale in fondo al sacco alle spalle di Manzato. Questo è l’esempio di come la fortuna vada comunque cercata con furbizia, ripagandola infine con un gesto di grande classe. Per la serie: “Se la va, la ga i gamb”.
4. “Dammi un Fa…”
Per quel che riguarda la propria porta il Lugano può dormire sonni tranquilli. Niklas Schlegel dimostra ancora la sua solidità da prima scelta, ma dietro di lui ci sono giovani che scalpitano. Inizialmente e fino all’anno scorso sembrava dovesse essere Davide Fadani ad avere più possibilità di gioco, mentre ad oggi è Thibault Fatton ad essersi preso la scena con due partite da titolare e due vittorie convincenti con la prima squadra.
Il nazionale svizzero U20 per ora sembra aver superato l’italiano nella sfida da back-up, ma siamo sicuri che prima o dopo arriverà la possibilità anche per Fadani, che deve rispondere al guanto lanciato dal compagno.
5. Non fa male!
Spesso le stesse parole vengono ripetute dai più durante interviste e analisi: “Bisogna andare dove fa male”. Semplice, ma poi bisogna affiancare alle parole anche i fatti. Il Lugano di questa stagione lo sta finalmente dimostrando, andando proprio là, in quelle zone di ghiaccio più calde ma dove si rischia sempre di essere più pericolosi.
La squadra di Chris McSorley ad oggi è quella che tira maggiormente dallo slot offensivo (18 tiri a partita, media del campionato a 14,5), mentre la scorsa stagione i bianconeri a fine regular season erano ottavi con 13 tiri a partita dallo slot, con la media di National League piazzata a 14. Manterrà questa media il Lugano? Se questo è derivante dal sistema di gioco e contando sul fatto che a McSorley mancano due stranieri d’attacco il coach può certamente mantenere una bella dose di fiducia.