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I Top e Flop al termine della regular season NLA 2020/21: giocatori svizzeri

© Vedran Galijas | JustPictures.ch

Ogni inizio settimana, per tutto il corso del campionato, HSHS vi ha proposto la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti negli ultimi turni di campionato, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.

Vengono selezionati un portiere, due difensori e tre attaccanti tra chi ha fatto particolarmente bene e chi, invece, ha deluso le aspettative.

Di seguito la selezione generale che chiama in causa le prestazioni mostrate sull’arco di tutta la regular season da parte dei giocatori svizzeri.


I TOP SVIZZERI DI HSHS

Niklas Schlegel (Lugano): Per prestazioni e numeri complessivi se l’è giocata fino all’ultimo con Gauthier Descloux per la palma del migliore della nostra rubrica, ma il portiere bianconero l’ha spuntata seppure di poco. Schlegel ha mostrato grande affidabilità su tutto l’arco della stagione, con solo un paio di partite sotto tono, terminando con 2,34 reti subite ad incontro e un ottimo 92,75% di parate, qui secondo solo a Tobias Stephan che però ha disputato 13 partite in meno del cerbero luganese. Sul suo conto sono da conteggiare anche ben 6 shutout con 26 vittorie complessive, che ne fanno il secondo portiere più vincente alle spalle di Leonardo Genoni. Chissà se con lo “scippo” al Berna il Lugano non abbia aperto un’altra grande era dei portieri bianconeri.

Janis Moser (Bienne): Dalla scorsa stagione, passando per il brillante mondiale U20 (e quello maggiore del 2019 solo assaggiato a causa di un infortunio), il difensore del Bienne è il giocatore che probabilmente ha mostrato la crescita maggiore tra i prospect del nostro campionato. Una crescita attesa e confermata ad ogni livello, non solo con i punti (a lungo ha sfiorato la testa della classifica dei marcatori tra i difensori) ma anche con la personalità che lo ha portato a meritarsi i gradi da capitano del Bienne in assenza di Kevin Fey. Notevole anche la sua efficienza, mostrata dall’ottimo +17 (sul ghiaccio in occasione di 43 reti segnate a parità numerica dal Bienne), tutti fattori che probabilmente lo porteranno lontano dalla Svizzera in un futuro prossimo, per esprimere un potenziale ad oggi mostrato ancora solo in parte.

Raphael Diaz (Zugo): Passano gli anni per il futuro giocatore del Friborgo, ma per lui il tempo sembra essersi fermato. Diaz anche nella stagione segnata dalla pandemia è infatti stato uno dei migliori difensori del campionato, ed indubbiamente una colonna portante dello Zugo che ha dominato la regular season. È l’unico difensore svizzero ad essere arrivato in doppia cifra in termini di gol (10 quelli segnati), ed il suo totale di 27 punti si accosta al miglior bilancio di lega con addirittura un +31. Ha assicurato qualità in ogni situazione, e con una media di 21’56 giocati ad incontro è stato il secondo difensore svizzero più impiegato.

Sven Andrighetto (ZSC Lions): Dopo il periodo difficile in KHL, il ritorno nella sua Zurigo sembrava la soluzione ideale, e i risultati gli hanno dato pienamente ragione. Terminata la regular season da topscorer dei Lions, l’attaccante 28enne ha viaggiato alla media di oltre un punto a partita sfiorando le trenta reti, facendo persino dimenticare la partenza per Chicago di Pius Suter con prestazioni di altissimo livello. Impressionante la sua regolarità di rendimento, con mai più di due partite di fila senza punti (accaduto per altro in sole tre occasioni), un ottimo 15% al tiro, 4 reti in shorthand – migliore della lega – e altrettanti game winning goal. Per completezza di repertorio è di sicuro tra i migliori tre giocatori della NLA, assieme a Malgin l’altro grande fuori categoria svizzero.

Denis Malgin (Losanna): Solo verso il finale di regular season il figlio d’arte ha avuto un leggero calo di rendimento, ma per il resto il giocatore di proprietà dei Toronto Maple Leafs ha sfoderato il suo spettacolare arsenale, fatto di tecnica di livello mondiale, velocità e imprevedibilità. A lungo ha guidato la classifica dei marcatori con una media punti inizialmente impressionante, guidando il micidiale primo blocco del Losanna e devastando le difese della National League mostrando cosa sia un giocatore fuori categoria. Ha forse inciso addirittura meno di quello che ci si poteva anche aspettare con il calo di inizio 2021, ma nelle serate in cui ha pigiato il piede sul gas è risultato irrefrenabile, segnando diversi gol spettacolari e distribuendo assist illuminanti.

Enzo Corvi (Davos): Il grigionese è tornato ad essere quel giocatore di classe sopraffina che aveva fatto intravvedere solo a tratti, disputando la miglior stagione della sua carriera, condita da ben 52 punti. Giocatore che tecnicamente ricorda i grandi playmaker del passato, il 28enne è stato secondo solo a Jan Kovar per assist diretti e terzo per quelli totali, risultando pure efficace agli ingaggi con un buon 52,6%. Altissima la sua regolarità di rendimento, restando fuori dal tabellino solo una volta per due partite di fila, trovando pure dodici partite in cui ha terminato a punteggio multiplo. Per qualche anno è stato uno dei maggiori talenti inespressi (o non del tutto perlomeno) del panorama svizzero, chissà che ora non abbia trovato la via per esprimere finalmente tutto il suo enorme potenziale.

Menzioni speciali

Dario Simion (Zugo): È vero che giocare con gente del calibro di Kovar e Klingberg può cambiare destini e bottini di molti, ma l’ex bianconero ha dimostrato una grande crescita sul piano realizzativo giocando molto più vicino alla porta e sfruttando la sua notevole forza fisica, segnando molte reti “sue”. Giocatore muscolare e intelligente, in questa stagione ha raggiunto la sua completezza.

Luca Fazzini (Lugano): Il numero 17 bianconero ha forse finalmente trovato la via per esprimere il suo grande potenziale, disputando la sua miglior regular season non solo a livello numerico ma anche per completezza di gioco e personalità. Un Fazzini così maturo a Lugano non si era mai visto.

Gauthier Descloux (Ginevra): Una grande stagione quella del granata, supportato al meglio dall’esperienza di Manzato. Ha giocato “solo” una trentina di partite, ma ha raggiunto picchi di grande qualità con la miglior media di reti subite. Anche lui come Schlegel e lo zurighese Waeber rappresenta al meglio la “nouvelle vague” di portieri che si sta imponendo in National League.


I FLOP SVIZZERI DI HSHS

Reto Berra (Friborgo): Alla fine le sue statistiche non sono tutte da buttare, stanno nella media del campionato o poco sotto, ma è chiaro che l’investimento su di lui per lasciar partire Ludovic Waeber verso i Lions sta facendo emergere (o meglio, confermare) diversi dubbi sulla costosa operazione di rinnovo attuata l’anno scorso da Dubé. È uscito vincente da parecchie partite, è vero, ma sono stati troppi i passaggi a vuoto del 34enne, con inizi di partita da incubo e incontri in cui è incappato in interventi mancati in maniera clamorosa per il nome che porta. In generale è ancora un buon portiere per il campionato svizzero, ma viste le ambizioni del Gottéron, i suoi imprevedibili e regolari passaggi a vuoto e l’età che avanza, c’è da chiedersi se il santo sia valso la candela. Per ora la risposta non sembra positiva.

Ramon Untersander (Berna): La regular season del Berna è stata di grande sofferenza fino all’ultimo, tra decisioni sbagliate e giocatori sotto tono (a dir poco) e anche Untersander si è fatto trascinare nell’oblio per diversi mesi. Tra i difensori offensivi più completi del campionato, il 30enne ha portato avanti un torneo anonimo, senza spunti di qualità e faticando tantissimo sul piano difensivo. Si sono più che dimezzati i punti totali rispetto a un anno fa, e il bilancio difensivo è rimasto purtroppo invariato rispetto a quello già insufficiente della stagione scorsa, mostrando un’ulteriore involuzione. A Berna si sono trovati di fronte a un ricambio generazionale che ha colto tutti impreparati, ma Untersander doveva essere uno dei pilastri su cui garantire il passaggio di stagione in stagione.

Anthony Huguenin (Langnau): È vero che analizzare la stagione del Langnau risulta assai difficile, ma non per questo rimane esente da giudizi. Tra i giocatori che da più anni rappresentano i Tigers c’è sicuramente il difensore giurassiano, che in questa stagione non ha saputo portare quella dose di esperienza per guidare un gruppo privo di grande talento e zeppo di giovani alle prime armi. Huguenin ha chiuso la regular season con un disastroso bilancio di -23, che lo ha collocato sul ghiaccio in occasione di ben 46 reti subite dalla squadra di Franzén solo a parità numerica. Come tutto il Langnau ha praticamente finito il suo campionato a dicembre, ma raramente la sua regular season ha toccato livelli sufficienti.

Benjamin Baumgartner (Davos): Ci si aspettava un salto notevole dalle prestazioni che l’austriaco di licenza svizzera aveva proposto la scorsa stagione, forte oltretutto di un Mondiale U20 vinto (categoria D1A) in cui è risultato il miglior giocatore in cinque statistiche diverse (gol, assist, punti, ingaggi, bilancio difensivo). La stagione del Davos non è andata come la precedente regular season e Baumgartner non ha saputo fare quel passo in più nelle sue prestazioni, e se con i punti il passo indietro è stato comunque lieve (ma anche qui ci si aspettava ben altro) è su quello della personalità e della qualità generale che il 21enne ha deluso di più. L’età è tutta dalla sua parte, ma è indubbio che quest’anno risultava come uno dei giocatori più attesi tra le fila gialloblù.

Marco Müller (Ambrì Piotta): Sul piano delle reti non si è discostato molto dalle scorse stagioni, ma è mancato moltissimo nella manovra collettiva, lui che rappresentava al meglio la filosofia di gioco di Luca Cereda riuscendo pure a imporsi come uno degli scorer principali. Che abbia sofferto la mancanza di pubblico può sicuramente starci, ma in una stagione del genere occorre che tutti facciano buon viso a cattivo gioco e il suo passo indietro nelle dinamiche di squadra è stato di grande impatto in senso negativo. Significativi anche i continui spostamenti di ruolo a cui lo ha sottoposto il coach leventinese per cercare di cavarne il meglio, ma la sua stagione è filata via piatta e priva di sussulti. E il bilancio di -24 (peggiore tra gli attaccanti svizzeri della lega) suona assai impietoso.

Dominic Lammer (Lugano): Le premesse della scorsa stagione erano state ottime, con un bottino di 10 reti, tanto dinamismo e adattabilità in ogni ruolo e con qualunque compagno, come nei migliori anni di Zugo. Quest’anno però Lammer ha faticato moltissimo a trovare la velocità di crociera e la giusta collocazione nel lineup, giocando molto ma restando spesso invisibile nel gioco e subendo in maniera eccessiva gli eventi. Solo alla 49esima giornata il numero 12 bianconero è riuscito a trovare la prima delle sue tre reti, chiudendo di fatto una delle sue peggiori regular season da molti anni a questa parte e non solo sul piano numerico.

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