AMBRÌ – Non è di certo per i suoi punti – 33 in 105 partite disputate con la maglia dell’Ambrì – che Jiri Novotny ha lasciato il segno in Leventina. Del numero 12 compagni di squadra, staff tecnico e tifosi ricorderanno soprattutto il grande spirito di sacrificio, la capacità di prendere per mano i giovani e, non da ultimo, il profondo attaccamento alla realtà biancoblù, elemento di certo non scontato per un giocatore d’importazione. Ah e il Geyser Sound, che verosimilmente si trasferirà nella nuova pista…
“C’è un po’ di amarezza per aver perso l’ultima qui dentro”, ha ammesso il ceco, “ma quando ti guardi attorno e vedi l’affetto che circonda questa pista ti si riempie il cuore di gioia. Non pensi più alla sconfitta, e nemmeno alla stagione deludente che si è appena conclusa. Pensi solo alle emozioni che hai vissuto e che hai fatto vivere alla gente che, anche oggi, nonostante la pandemia, ha voluto esserci. Ci hanno sostenuto dall’inizio alla fine, li sentivamo cantare dal piazzale… è stato grandioso. Finire così, anche se strano, è davvero bello”.
La volontà di rendere onore a questa storica pista era evidente. Perfino tu ci hai provato in più di un’occasione…
“È stata una Pasqua strana. Penso che nelle teste di tutti noi aleggiasse il pensiero che di lì a poche ore avremmo giocato l’ultima partita alla Valascia. Personalmente percepivo questa grande responsabilità. Poi, come spesso accade, una volta scesi sul ghiaccio le gambe hanno smesso di tremare, l’attenzione si è focalizzata sul puck e a prendere il sopravvento è stata la voglia di chiudere in bellezza questa storia. È stata equilibrata anche stavolta, ci ho provato in diverse occasioni perché la voglia di lasciare il segno in una partita così importante era tanta… Purtroppo non ce l’ho fatta ma, per quello che mi riguarda, so di aver dato tutto quello che avevo. Mi sento onorato di aver preso parte a questo momento così speciale della storia del club”.
Il tuo ricordo più bello di questi anni trascorsi in Leventina?
“Sono state tre stagioni di ricordi memorabili. Ho conosciuto tanti bravi ragazzi e in 21 anni di carriera credo di non aver mai avuto a che fare con un gruppo e un’organizzazione così uniti. Ambrì significa davvero famiglia, e per me lo è stata per tre meravigliose stagioni. I ricordi sono tanti, tantissimi, ma ce n’è uno in particolare che mi porterò a casa: l’incredibile affetto dei tifosi biancoblù”.
Mentre tu, in eredità, lasci il Geyser Sound…
“Assolutamente sì, e mi auguro che questa tradizione perduri per molti anni (ride, ndr)! Nato quasi per scherzo, questo siparietto è diventato un tratto distintivo del club. Vorrei approfittare di quest’ultima intervista per ringraziare dal profondo del mio cuore lo staff, Paolo Duca e tutti coloro che hanno creduto in me e che hanno reso questi anni così speciali. I tifosi possono stare tranquilli, l’Hockey Club Ambrì Piotta è in ottime mani. Nelle mani di persone che tengono veramente a questa realtà”.