LUGANO – LANGNAU
7-3
(0-2, 1-0, 6-1)
Reti: 00’48 Sturny (Julian Schmutz) 0-1, 13’53 Flavio Schmutz (Sturny) 0-2, 30’18 Walker (Nodari) 1-2, 40’36 Huguenin 1-3, 41’01 Herburger (Josephs) 2-3, 43’43 Fazzini (Loeffel, Herburger) 3-3, 48’20 Loeffel (Morini) 4-3, 50’10 Vedova 5-3, 54’42 Fazzini (Morini) 6-3, 56’41 Fazzini (Arcobello, Heed) 7-3
Note: Corner Arena, porte chiuse. Arbitri Wiegand, Dipietro; Schlegel, Wolf
Penalità: Lugano 4×2′ + 1 x rigore, Langnau 8×2′
Assenti: Alessio Bertaggia, Tim Traber, Jani Lajunen (infortunati), Timo Haussener, Eliot Antonietti, Matteo Romanenghi, T.J. Brennan (sovrannumero)
LUGANO – Ipotizzando di vivere in tempi normali, se un tifoso fosse arrivato alla Cornèr Arena al 57esimo minuto e avesse visto il tabellone indicare il risultato di 7-3 avrebbe pensato che la partita tra Lugano e Langnau fosse andata come doveva andare, con i bianconeri a fare di un sol boccone i malcapitati Tigers.
Ancor di più lo avrebbe pensato a giusta ragione guardando le formazioni in pista, con la squadra dell’Emmental scesa in Ticino senza stranieri e con i due portieri di riserva, lasciando a casa Punnenovs, quasi si fermassero dopo la partita per le imminenti vacanze pasquali.
Ma tutto questo rientra nel caso delle ipotesi, perché la verità è che quel risultato così largo è nato solamente negli ultimi dieci minuti dell’incontro, ossia da quando Vedova e Fazzini hanno trovato le reti che hanno fatto la differenza. E prima? Raccontare la partita fino ai primi minuti del terzo periodo non è affatto facile, per far capire come quel 7-3 finale non dica tutto quello che è successo in due tempi giocati in maniera a tratti disastrosa e inconcepibile dai bianconeri.
È vero che alla fine tutto è bene quel che finisce bene, la squadra di Serge Pelletier si porta a casa tre punti tornando alla vittoria dopo la sconfitta di martedì contro il Losanna, e di conseguenza stacca il biglietto per i playoff piazzandosi di nuovo al secondo posto in classifica. E in fondo, a voler essere minimalisti questo era tutto ciò che contava, colorarsi finalmente di verde (quello scuro oggi) per poter pensare finalmente alla fase che conta della stagione.
Però ci sono dei però, molti a dire la verità, e già il fatto che il Lugano sia entrato in pista con tale piglio a pochi giorni dall’inizio dei giochi per il titolo deve far riflettere. Inconsciamente tutte le squadre potrebbero avvertire “meno tensione” o semplicemente rilassarsi di fronte a un avversario che ha finito il suo campionato da mesi e che è giunto in pista con una formazione che vedeva diversi giovani nelle prime linee e il casco da topscorer sulla testa del veterano Pascal Berger, ma nella maniera così profonda come fatto dal Lugano non va certo bene.
Già la rete del vantaggio ospite, arrivata dopo soli 48 secondi di gioco al termine di pasticciate collettive tra difensori e portieri doveva suonare come un campanello d’allarme, addirittura il raddoppio in shorthand avrebbe dovuto far drizzare le orecchie a molti. Ci si sarebbe aspettati un time out da parte dello staff tecnico con un Lugano completamente in bambola, che al Langnau non solo ha concesso due reti, ma pure le occasioni per fare almeno un paio di altre reti, con una traversa e un disco salvato sulla linea in extremis.
Invece forse Serge Pelletier ha anche colpevolmente voluto attendere la pausa per arringare i suoi ragazzi, ma senza una scossa la storia non è cambiata molto. I bianconeri hanno continuato a fare una fatica tremenda, hanno concesso altri break e un rigore – sbagliato da Blaser – nel secondo tempo e saltando tutto quel periodo nonostante la rete di Walker possiamo tranquillamente arrivare al terzo periodo, risparmiando certe fatiche.
Un tempo che si è aperto con un’immagine emblematica, con Arcobello che concede un ennesimo break – stavolta sfruttato da Huguenin – commettendo l’ennesimo errore di un primo blocco irriconoscibile e che non ha mai saputo cambiare marcia o darsi una scrollata.
La partita è cambiata solo quando lo sforzo del Lugano, aiutato dal 2-3 di Herburger arrivato subito dopo il terzo gol ospite, ha cominciato a far vacillare e innervosire il Langnau, che è crollato letteralmente, sia di testa che di gambe. Il Lugano perlomeno ha avuto il merito di affondare finalmente i colpi, approfittando del buco in cui sono caduti improvvisamente i Tigers, andando a segnare altre cinque reti nel giro di una decina di minuti, scrollandosi di dosso la “scimmia sulla schiena”, e chiudendo addirittura in goleada.
Impressionante come un inizio di partita con l’attitudine completamente sbagliata possa compromettere due terzi abbondanti dello stesso match, chiamando la squadra a sforzi raddoppiati per poter raddrizzare la baracca. Quel che non è concesso è proprio questo, ossia presentarsi in pista con un atteggiamento sbagliato snobbando l’avversario, tenendo pure conto che non siamo più alle amichevoli di agosto da un pezzo e che davanti – per fortuna dei bianconeri – c’era un Langnau formato “junior”.
Sempre bello poi poter parlare di un terzo tempo chiuso con i sorrisi e le esultanze in serie, ma il Lugano a tratti inguardabile “ammirato” per almeno due terzi di partita, per non rovinare quanto di buono (ed è molto) fatto finora dovrà imparare ancora una lezione. L’ennesima, sperando che sia l’ultima.
IL PROTAGONISTA
Luca Fazzini: Nel terzo tempo l’attaccante bianconero è salito in cattedra, guidando l’attacco dei suoi “orfano” di una prima linea che nell’occasione è stata quasi improponibile.
La tripletta nel terzo tempo di Luca Fazzini ha contribuito in pieno alla vittoria e lancia il numero 17 a quota 21 reti stagionali, il suo record personale da quando milita in National League.