AMBRÌ – LUGANO
1-3
(0-1, 0-1, 1-1)
Reti: 6’33 Lajunen (Heed) 0-1, 24’45 Fazzini (Suri, Lajunen) 0-2, 50’07 Cajka (Incir) 1-2, 51’06 Lajunen (Wellinger) 1-3
Note: Valascia, porte chiuse. Arbitri Wiegand, Nikolic; Progin, Steenstra
Penalità: Ambrì 5×2′, Lugano 6×2′
Assenti Ambrì: Matt D’Agostini, Isacco Dotti, Tommaso Goi, Elias Bianchi, Julius Nättinen (infortunati), Giacomo Dal Pian (sovrannumero), Dario Rohrbach, Viktor Östlund, Christian Pinana (Rockets)
Assenti Lugano: Elia Riva, Giovanni Morini, Davide Fadani, Matteo Romanenghi, Dominic Lammer (infortunati), Loic Vedova (Rockets)
AMBRÌ – Che sarebbe stato un derby interessante lo si sapeva, soprattutto per le lotte in cui sono impegnate le due squadre, chi alla caccia della qualificazione diretta e chi di quella ai preplayoff. Ambrì Piotta e Lugano arrivavano però da momenti quantomeno simili, con risultati alterni e prestazioni non sempre continue, ma la battaglia vista in pista è stata quella da derby, seppur tecnicamente non di quelli eccelsi.
Però è stato un derby che le due squadre hanno dovuto giocare a fondo nonostante tutto, con l’Ambrì da padrone di casa che attendeva al varco i bianconeri, i quali dal canto loro si dicevano pronti a ciò che sarebbe potuto accadere in Leventina.
E difatti il Lugano si è fatto trovare prontissimo, come chiedeva Serge Pelletier al termine della sfida contro il Berna, e i bianconeri lo hanno dimostrato soprattutto nei primi minuti, mettendo subito sotto pressione la difesa biancoblù e trovando la rete d’apertura sorprendendo l’Ambrì mal posizionato in box play.
La partita in effetti ha cominciato ad equilibrarsi verso la fine del primo tempo, quando i leventinesi grazie a un paio di power play hanno potuto prendere maggiormente possesso del disco e tenerlo lontano dalle palette ospiti, salvo però non riuscire ancora a impegnare sul serio Niklas Schlegel.
Il portiere bianconero ha visto il suo lavoro aumentare esponenzialmente nel secondo periodo, caratterizzato ancora da diverse penalità comminate ai suoi compagni e l’Ambrì Piotta ha potuto approfittare anche degli errori sempre più frequenti di un Lugano meno lucido con il passare dei minuti. Paradossalmente però sono stati proprio i bianconeri a trovare il raddoppio, con cinismo e fortuna, ma anche grande efficienza e determinazione.
Efficienza in attacco ma anche in box play e in porta, con il citato Schlegel protagonista anche di una parata straordinaria su uno scatenato Perlini. Tanti i tentativi dell’Ambrì Piotta, ma l’impressione è stata che aldilà dell’attaccante nordamericano in pochissimi avessero nelle corde il colpo e la determinazione giusti, e in fondo di quei numerosi tentativi pochi erano veramente convinti e pericolosi, con tanti blocchi sui tiri dagli angoli alti tipici dell’Ambrì.
Due tempi intensi, dai quali il Lugano ha appreso che non poteva lasciare ancora l’iniziativa all’Ambrì e che per portare a casa con successo la gestione della partita avrebbe dovuto addormentarla. E in questo modo l’Ambrì ha fatto fatica nel terzo periodo a ritrovare il ritmo giusto, bloccato dai bianconeri già nelle iniziative partite in zona neutra e con le sue zone di competenza ben coperte e lì si è capito che, nonostante la prima rete in biancoblù di Cajka, il Lugano era in pieno possesso della partita.
Solo quel frangente con una penalità fischiata a Fazzini dopo il gol dell’Ambrì avrebbe potuto cambiare la partita, ma lì i ragazzi di Cereda si sono fatti male da soli, gestendo malissimo un disco che Lajunen ha infilato in shorthand per il 3-1 definitivo.
Jani Lajunen che è stato il simbolo del pragmatismo e dell’esperienza bianconeri, con una partita enorme su ogni piano, che assieme ad Arcobello ha trascinato il Lugano in una vittoria “da Lugano”.
Il finnico e l’americano hanno vinto la sfida interna grazie a un lavoro di grande qualità, il topscorer bianconero era sempre presente anche in backcheck e in ripartenza bassa, togliendosi dai punti di riferimento dell’Ambrì Piotta. Sul fronte di casa c’è poco da dire sulla prestazione, soprattutto per quello messo in pista nel secondo periodo, ma stavolta nemmeno il miglior Perlini è bastato (7 tiri in porta), che con il solo Flynn è stato tra i pochi capaci di dare quel tocco in più.
Finito quel momento di rush con il Lugano spesso in box play, la squadra di Cereda ha infatti fatto molta fatica a trovare delle vie centrali per insidiare Schlegel a parità numerica, con sì tanti tiri ma spesso defilati o appoggi con visuale libera, con una fase offensiva scaricatasi troppo in fretta, forse orfana di determinazione e forse anche di soluzioni.
Insomma il Lugano ha vinto un derby alla sua maniera, tanti tiri bloccati e gestione della partita, e se i bianconeri riescono a prendere il doppio vantaggio si è già visto in stagione quanto sia difficile rimontarlo. La squadra di Serge Pelletier è forse scesa dalle montagne russe, ritrovando certi equilibri e subendo poco, ma l’Ambrì Piotta ha forse qualcosina da rimproverarsi soprattutto sul piano delle emozioni e della determinazione.
Ci ha provato e tanto la squadra biancoblù, ma effettivamente si è scontrata con la bravura e l’efficienza dell’avversario e con l’incapacità di vincere certe battaglie individuali. Battaglie che per l’Ambrì Piotta spesso risultano vitali.
IL PROTAGONISTA
Jani Lajunen: Il finlandese si divide la palma del migliore con Niklas Schlegel, ma la partita dell’attaccante è stata mostruosa.
Due reti, una in shorthand che ha chiuso il match, tantissimo lavoro di forza e oltre il 67% di ingaggi vinti, con tutto quei dettagli pesantissimi che fanno la differenza. Una delle migliori partite di sempre di Lajunen in maglia bianconera.
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