LUGANO – Alla fine è stato di nuovo, per la terza volta in stagione, Tim Heed a decidere un overtime, regalando così al Lugano due preziosi punti e il terzo successo contro l’Ambrì in altrettanti derby.
La stracantonale andata in scena mercoledì sera in una Cornèr Arena desolatamente vuota non è stata una sfida spumeggiante, con entrambe le squadre sempre propense all’errore.
“Abbiamo lottato, è stata una partita complicata”, analizza infatti Dario Bürgler. “Soprattutto in powerplay abbiamo avuto delle difficoltà e abbiamo dovuto fare attenzione a non farci innervosire troppo da questo, rischiando poi di perdere il ritmo. In fin dei conti però penso che non abbiamo giocato così male, ci siamo creati delle buone occasioni e alla fine questi due punti ce li teniamo stretti”.
Al di là della vittoria, in questo momento si può essere insoddisfatti della prestazione oppure considerando le tre settimane di stop seguite da tre partite in sei giorni è difficile pretendere di più?
“Fondamentalmente bisogna sempre analizzare in modo critico una partita, anche dopo una vittoria, indipendentemente da come è maturata. A prescindere dal risultato, logicamente ci sono sempre delle cose da migliorare e di sicuro rivolgeremo il focus su questo. Come già detto, fondamentalmente la vittoria in questo derby l’abbiamo ottenuta, l’Ambrì ha giocato una buona gara e noi non abbiamo trovato un modo per segnare prima un gol in più. Bello esserci però riusciti nell’overtime”.
Cambiando tema, in questi ultimi giorni è sulla bocca di tutti la discussione riguardo al possibile aumento del limite di stranieri. Qual è l’opinione di voi giocatori a proposito?
“L’opinione di tutti i giocatori non posso rappresentarla (ride, ndr). È un discorso molto complesso, soprattutto essendo un attore direttamente coinvolto. Trovo incredibilmente difficile valutare le conseguenze di decisioni simili ed è questo che rende complicata la faccenda. A livello personale penso di poter dire che in linea di principio sono contrario ad un aumento, trovo sia bello quando sono soprattutto degli svizzeri a giocare e sfidarsi. Tuttavia non sono un dirigente di un club, non ho alcuna responsabilità per le finanze. Conosco quindi il mio ruolo e provo a dire la mia opinione a riguardo se viene chiesta, ma tutto il resto lo tengo per dei colloqui a quattrocchi”.
A livello personale, essendo anche in scadenza di contratto, questa situazione ti crea paura per il futuro?
“Paura no, fin qui ho sempre avuto fortuna e ho potuto vivere una bella carriera. Sicuramente vorrei continuare a giocare uno o due anni o fino a quando il fisico me lo permetterà, però quelli che stiamo vivendo sono tempi incerti e alla fine come giocatore capisco anche che la salute di un club in questo momento sia prioritaria. Per questo motivo i rinnovi contrattuali quest’anno richiederanno tempi più lunghi del solito”.