BIENNE – LUGANO
2-3
(1-2, 1-0, 0-0; 0-1)
Reti: 1’03 Bürgler (Fazzini, Chiesa) 0-1, 8’03 Bertaggia (Kurashev) 0-2, 13’31 Komarek (Künzle, Hügli) 1-2, 20’15 Rajala (Kreis, Pouliot) 2-2, 60’07 Heed (Arcobello) 2-3
Note: Tissot Arena, porte chiuse. Arbitri Lemelin, Fluri; Huguet, Wermeille
Penalità: Bienne 4×2′, Lugano 3×2′ + ax10′
Assenti: Sandro Zurkirchen, Raffaele Sannitz (infortunati), Timo Haussener (Rockets), Reto Suri, Romain Loeffel, Eliot Antonietti (indisponibili)
BIENNE – Non si è così fuori dagli schemi a definire una Odissea il campionato di National League, ancor meno se mettiamo gli occhi su quello che stanno portando avanti a passi intermittenti i bianconeri.
Due mesi e mezzo per arrivare a tredici partite giocate, di mezzo rinvii continui, pause forzate e ben due quarantene, di cui l’ultima durata quasi tre settimane compresi gli ultimi giorni utili a riprendere gli allenamenti in gruppo. Non bastasse la squadra di Pelletier si è dovuta presentare a Bienne senza Zurkirchen, Sannitz, Suri, Loeffel e Antonietti, proponendo una formazione rimaneggiata che ha avuto però il positivo risvolto di vedere l’esordio di Nicolò Ugazzi in National League.
Premesse non esattamente invitanti e promettenti quelle con cui i bianconeri hanno affrontato la trasferta sempre insidiosa di Bienne al rientro dalla seconda quarantena. Va detto, dopo la prima pausa forzata il Lugano aveva sorpreso in bene per la brillantezza mostrata sul ghiaccio dopo tanto attendere, ma in questo caso Arcobello e compagni sono sembrati logicamente molto più indietro e si sono adattati bene alla situazione interpretando alla giusta maniera una partita che aveva diverse trappole e fattori che potevano sfuggire facilmente di mano.
E dall’altra parte della barricata si è fatto altrettanto, con una squadra che ha comunque di nuovo palesato gravi difficoltà difensive Leuenberger ha puntato sul pattinaggio e sul farsi spazio e rubare tempo con il possesso del disco, oltre ai lunghi momenti di cycling nel terzo bianconero.
Nel mescolare tutto questo ne è nata una partita disordinata, discutibile sul piano della disciplina, ma anche molto combattuta e incerta, con l’overtime giusto epilogo per quanto si era visto sul ghiaccio. I bianconeri hanno affidato la maggior parte delle iniziative agli uomini più tecnici, con l’obiettivo soprattutto di portare il disco da terzo a terzo sulla paletta del bastone piuttosto che con passaggi che arrischiavano pericolosi turn-over dispendiosi di energie da rimediare.
I bianconeri hanno invece sofferto quando c’era da duellare fisicamente con gli avversari a ghiaccio aperto, ben più esplosivi e dotati di ritmo rispetto ai ticinesi.
La bravura del Lugano è stata quella di interpretare la partita in modalità “battaglia”, consapevole che avrebbe dovuto lottare e bloccare tiri (22 a fine serata) mentre Pelletier ha saggiamente limitato i tempi di gioco dei singoli, equilibrandone gli utilizzi (per estremi, Heed il più utilizzato con 21 minuti, il quarto blocco con circa 11 minuti a testa) per risparmiarne le energie. Tra tutto questo ha visto per la prima volta il ghiaccio della National League anche Ugazzi, utilizzato per circa 4’ nei quali ha mostrato personalità e nessuna paura dell’esordio.
Tornando alla partita, nonostante i ranghi ridotti e rimescolati – non solo per le assenze vien da pensare – il Lugano ha continuato a crearsi una gran quantità di occasioni da rete, alternando belle giocate a buchi difensivi, resistendo in particolare nel momento peggiore concretizzatosi nella prima metà del secondo periodo, riuscendo però poi a rimettere fuori la testa e conducendo il gioco per diversi momenti.
Una grande importanza va data alla classe operaia, capace di tenere a galla la squadra con un gran lavoro nonostante l’assenza di ritmo e tutto questo lavoro ha permesso agli uomini di più classe di risparmiare energie e tenere la sfida in bilico fino al momento di deciderla.
C’erano diversi dubbi sulla ripresa del Lugano dopo tanto tempo di inattività e dopo aver avuto tra le proprie fila ben venti contagiati dal Covid-19, ma aldilà delle difficoltà di fiato i bianconeri hanno risposto bene, con una gara fatta di “garra” e sacrificio per sessanta minuti che risponde bene anche alle due brutte sconfitte prima della pusa forzata. Sessanta minuti di sacrificio e sette secondi di fioretto.
IL PROTAGONISTA
Mark Arcobello: Partita di incredibile qualità da parte del centro americano, capace di limitare al minimo gli sforzi grazie a un’intelligenza di gioco straordinaria e continuare a essere al centro del gioco a ogni cambio.
Pericoloso fino all’ultimo, il topscorer bianconero ha avuto infine il merito di trovare quella giocata di classe e grande precisione per servire un disco d’oro a Heed nell’overtime.