AMBRÌ – E fanno tre vittorie di fila per un Ambrì Piotta che, con grande maturità e capacità di gestione, ha saputo piegare con merito un Davos apparso in difficoltà.
“Dall’inizio alla fine abbiamo giocato con ritmo e intensità, trovando quella costanza tanto cercata”, ha dichiarato Dario Rohrbach, autore di una prova di spessore e del suo primo gol stagionale. “Siamo scesi in pista con il piglio giusto, proponendo sin da subito tanti cambi ad alta intensità che ci hanno dato fiducia nei nostri mezzi e, al tempo stesso, hanno messo in difficoltà i nostri avversari”.
Il boxplay – il migliore della lega – ha lavorato bene, producendo perfino una rete. Lo stesso dicasi per il powerplay, efficace anche con la seconda linea. Elementi solidi sui quali continuare a costruire…
“Trovo che abbiamo gestito bene alcuni momenti chiave della sfida, resistendo molto bene alle tante penalità incassate grazie ad un boxplay solido. Poi, quando si trattava di colpire, lo abbiamo fatto con grande cinismo. Entrambi gli special teams hanno funzionato alla grande e sono stati decisivi per l’esito della sfida. Come accaduto a Davos, abbiamo mostrato grande solidità in inferiorità numerica grazie ad un grande lavoro collettivo”.
Con 12 reti in due sfide avete accantonato i noti problemi realizzativi presenti da inizio stagione. Un importante passo avanti…
“Tutto ruota attorno all’intensità. Quando giochiamo in questo modo possiamo diventare pericolosi davanti e in queste due ultime uscite lo abbiamo dimostrato. Grazie all’intensità abbiamo realizzato quella rete in shorthand, e sempre grazie al buon ritmo siamo riusciti a mettere sotto pressione il Davos, che ci ha concesso tempo e spazio. Abbiamo dimostrato che chiunque è in grado di segnare, che anche noi possiamo dire la nostra lì davanti e che non dipendiamo da singoli elementi. Serate come questa danno grande fiducia al gruppo perché dimostrano che con la giusta attitudine e mentalità è possibile battere chiunque, anche le squadre più quotate”.
Se a Davos avevate peccato di lucidità nella gestione del vantaggio, martedì siete stati bravi ad impedire ai grigionesi di rientrare in partita tenendo alto il ritmo. Avete dimostrato di saper imparare dai vostri errori…
“Esattamente. Sia sul 2-1 che sul 4-2 avremmo potuto panicare, cedere e farci rimontare. Il rischio c’era, vista l’esperienza di qualche giorno fa. Invece abbiamo mantenuto la calma perché sapevamo che la prova era solida, che la partita era saldamente nelle nostre mani e che stavamo facendo tutto nel modo giusto. Sapevamo anche che se avessimo continuato a spingere avremmo azzerato le loro chance di rimonta. La testa ha fatto la differenza”.
Nel preseason ci avevi confidato che, anziché puntare ad un posto nelle prime due linee, il tuo obiettivo era quello di crescere offensivamente, contribuendo il più possibile in avanti. Dopo una prova solida come quella di martedì come giudichi il tuo percorso?
“Mi trovo in una fase della stagione in cui sento di potermi esprimere al meglio. Inizialmente ho avuto qualche difficoltà a riprendere il ritmo, forse a causa del lungo stop che mi ha tenuto lontano dal ghiaccio la passata stagione. Era come se mi mancassero dei dettagli, e che senza di questi non fossi in grado di giocare ai miei livelli. È stato allora che ho iniziato a lavorare sulle piccole cose. Molto semplicemente ho iniziato a tirare di più e con maggiore costanza verso la porta e questo mi ha come sbloccato. All’inizio non lo facevo, o comunque non con regolarità. Ora che ho aggiustato questo e altri piccoli dettagli sento di potermi esprimere con maggiore serenità”.
In più di un’occasione hai incrociato il bastone con Joe Thornton. Che cosa significa per un giovane trovarsi di fronte una stella della NHL?
“Durante la partita quasi non hai il tempo di pensarci (ride, ndr). Ma prima di affrontarlo ci ho pensato eccome. Ne ho parlato con i miei genitori e insieme abbiamo ricordato quei momenti straordinari in cui Thornton, Nash e Hagman davano spettacolo e portavano il Davos al titolo. Ero un bambino, li guardavo a bocca aperta e ammiravo le loro prodezze. Quando sono sceso in pista e l’ho visto mi sono emozionato. Lo rispetto moltissimo e giocare contro di lui è stato per me un onore”.