AMBRÌ – Nulla da fare per l’Ambrì Piotta che ancora una volta ha dovuto salutare la Coppa Svizzera ai quarti di finale. La squadra di Luca Cereda non ha impressionato e, seppur abile nel mantenere la sfida in equilibrio, ha dovuto inchinarsi ai dragoni per mancanza di concretezza sotto porta.
A mancare è stato anche il cosiddetto lavoro sporco di squadra, come ci ha confermato il rientrante Marco Müller. “Ci siamo creati tante occasioni da rete e molte di queste hanno portato a dei rebound. Troppo spesso però abbiamo peccato d’astuzia e il Friborgo è stato più lesto di noi. Purtroppo non è la prima volta che ci manca cattiveria sotto porta”.
Quanto fa male essere eliminati al termine di una partita che era comunque alla vostra portata?
“C’è delusione perché pur avendo creato parecchio non abbiamo raccolto nulla. Era una partita da dentro o fuori e, nonostante una solida prova difensiva, ci ritroviamo a dover salutare la Coppa. È frustrante veder sfumare nuovamente una semifinale che pareva alla portata”.
Frustrante poi che entrambe le reti burgunde siano arrivate a seguito di due sviste arbitrali piuttosto evidenti. Sia su Flynn che su Fischer vi sono stati due falli non ravvisati…
“Non vogliamo cercare scuse ma bisogna ammettere che entrambe le penalità erano evidentissime ed è abbastanza incomprensibile che gli arbitri abbiano deciso non intervenire. Oltre ad aver causato due reti, quelle due situazioni (condite perfino da lunghe revisioni video) non hanno fatto altro che alimentare un certo nervosismo ed influenzare negativamente il ritmo partita. È stato difficile tenere alta la concentrazione in quei frangenti. Dopo l’attribuzione della seconda rete si trattava di assimilare al meglio il colpo e di rifocalizzare tutte le nostre energie ai minuti restanti ma, come detto, seppur continuando a macinare gioco abbiamo peccato di efficacia sotto porta”.
Eppure avete reagito bene continuando a macinare gioco, nonostante la tensione fosse palpabile…
“In quei frangenti non puoi fare finta di nulla, siamo esseri umani. Eravamo arrabbiati perché avevamo subìto due ingiustizie ma occorreva riporre immediatamente il focus sui minuti che ci separavano dalla fine. Dopo la seconda rete abbiamo collezionato diversi buoni cambi ma, come detto, se non segni diventa tutto più difficile. Ci è mancata un po’ di fame”.
Hai fatto ritorno sul ghiaccio dopo un mese d’assenza giocando una partita solida, quasi come se non ti fossi mai fermato. Come sta andando il tuo recupero?
“Mi sento bene! Ho recuperato entro i tempi previsti grazie soprattutto allo staff che mi ha seguito durante tutto il mio lavoro fuori dal ghiaccio. Ho trascorso parecchio tempo in palestra e la fisioterapia ha aiutato a rimettermi presto in sesto. Sarà ora importante avere molto ghiaccio per recuperare il più in fretta possibile ma i segnali lanciati dal mio corpo durante la partita di lunedì sono stati più che positivi”.
L’Ambrì è una delle squadre che tiene di più alla Coppa, evento che il prossimo anno andrà a cadere. Come giudichi questa esperienza?
“Personalmente l’ho sempre apprezzata, anche perché da sportivo mi piace quando c’è in palio un trofeo. Diciamo che si tratta di stimoli diversi dal solito e per questo l’ho sempre ritenuta una competizione suggestiva. Non dimentichiamoci poi della sua utilità che si riflette sul campionato: in questa particolare situazione influenzata dalla pandemia, per esempio, aver giocato lunedì ci aiuta ad arrivare con un po’ di ritmo nelle gambe alla sfida di venerdì a Davos. Senza la partita di Coppa e con il rinvio delle due partite del weekend, la sfida contro i grigionesi sarebbe apparsa un po’ più in salita. Insomma, a livello personale mi dispiace doverci rinunciare”.