LUGANO – Questa sconfitta casalinga contro il Langnau rischia di bruciare parecchio e di avere un peso non indifferente nella rincorsa ai playoff del Lugano. Dopo le confortanti prestazioni delle ultime settimane che avevano portato 12 punti su 15 nella difficile situazione di classifica, i ragazzi di Pelletier incappano in una di quelle seratacce che proprio non ci volevano, oltretutto contro una squadra che poteva venire risucchiata prepotentemente nella lotta attorno alla linea.
E come spesso è accaduto in questa tribolata stagione sono stati i bianconeri i principali artefici di questo risultato, gestendo malamente i momenti decisivi dell’incontro.
Dopo un primo tempo che aveva delineato chiaramente l’intento da “primo non prenderle” da parte dei padroni di casa, la partita ha avuto una sua prima svolta con la rete di Walker – a segno per la seconda partita consecutiva – che poteva e doveva lanciare i bianconeri verso una vittoria cruciale.
E dopo le occasioni sprecate per raddoppiare Klasen e compagni non hanno trovato di meglio che cominciare a incappare in penalità ingenue e decisamente fuori luogo, regalando già qualche speranza in più al Langnau.
Ma quando anche i Tigers non sembrano in gran serata (tutt’altro) e danno la possibilità di allungare con un rigore tirato malamente da Lajunen, ci pensa il Lugano a fare la frittata.
Detto del rigore sprecato dal finnico, una stupida penalità incassata da Sannitz in attacco ha dato il la alla rimonta compiuta in poco più di un minuto e mezzo, con Schmutz e Maxwell (su quest’ultimo non irreprensibile Zurkirchen, fino a lì praticamente perfetto) con i bianconeri rimasti a guardare fino poi al 3-1 finale di Pesonen, dopo un paio di buone occasioni rintuzzate da Punnenovs.
Sono questi i limiti del Lugano, emersi in tutto il loro splendore in una partita dove una tantum anche il blocco di McIntyre e Klasen è sembrato poco ispirato.
E questo era uno dei pericoli di cui già parlavamo negli scorsi giorni, dietro i due citati in attacco ristagna il nulla, con un Fazzini decisamente fuori giri, Bürgler che da invisibile non si è più visto sul serio dal secondo tempo e Lajunen che aldilà del rigore si trascina con fatica preoccupante.
Insomma è arrivata “quella” partita, quella che dimostra che al Lugano non poteva bastare a lungo avere due o tre trascinatori fissi, e in un contesto del genere persino un Langnau spesso confuso e disastrato è riuscito a portare via tre punti.
Finora Pelletier aveva mangiato alla grande con le sue “due forchette”, ma al momento di cambiare mano anche il coach di Montréal si è accorto che qualcosa non funziona ed è un gran peccato dopo aver messo sul tavolo tante belle premesse come nelle scorse partite.
Il fatto è che purtroppo anche Pelletier non può avere la bacchetta magica per ogni cosa, ed aggiustare qualcosa che non funziona da mesi non è un lavoro semplice con oltretutto il peso del calendario sopra le spalle. Se però il Lugano non smette di regalare ingenuità agli avversari la corsa si farà sempre e comunque durissima.
IL PROTAGONISTA
Ivars Punnenovs: In una partita dove le individualità hanno fatto fatica ad emergere positivamente il portiere lettone ha avuto il merito di compiere gli interventi decisivi.
Dapprima ha parato il rigore di Lajunen in un momento chiave del match, poi ha tirato fuori due parate difficili negli ultimi secondi su due tiri di Fazzini con il Lugano alla ricerca del pareggio
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