FRIBORGO – Il momento, caso mai non fosse noto, è di quelli delicatissimi in casa bianconera. Dopo la serie nerissima di sconfitte, andare a rendere visita alla squadra più in forma del momento potrebbe essere il colpo di grazia del boia come un’opportunità di dimostrare che si vuole uscire da questo tunnel.
Il Lugano ha deciso che l’opzione da scegliere era la seconda e non ci sentiamo di certo di dissentire da questa scelta ovviamente, e forse questo è stato anche figlio delle parole di Hnat Domenichelli, che nel concedere tempo – limitato – alla squadra aveva coinvolto anche i giocatori nelle analisi da fare. Come dire che stavolta proprio nessuno è al sicuro e anche i giocatori potrebbero pagare dazio in caso di ribaltoni obbligati.
Pungolati nell’orgoglio i bianconeri hanno ritrovato quell’amor proprio che rimane indispensabile per cercare perlomeno di restare a galla e respirare qualche boccata d’aria. Qualcosa lo si era capito sin dal primo cambio, la squadra di Kapanen è scesa sul ghiaccio dell BCF Arena convinta e determinata, limitando le scorribande pericolose dei padroni di casa, squadra che ha messo assieme venti punti nelle ultime dieci partite scavalcando passando dall’ultimo all’ottavo posto nel giro di un paio di settimane.
Una determinazione che è sembrata finalmente scorrere nelle vene dell’intera squadra, e anche se il sistema di gioco è ancora lontano dall’essere ritrovato ed applicato al meglio, l’essere tornati a lottare e a vincere molti duelli individuali per la conquista del disco è stato fondamentale.
La differenza fatta nel secondo tempo è stata di quelle determinanti finalmente in un periodo che è sempre costato diversi punti al Lugano, con gli ospiti bravi nel sfruttare le debolezze del Friborgo nei primi metri davanti a Berra.
Il Gottéron è sembrato infatti soffrire parecchio il fatto che il Lugano stesse – finalmente, di nuovo – cercando di incuneare le azioni offensive nello slot centrale basso.
Dall’altra parte il Friborgo è stato costretto invece a girare attorno allo slot, con tanti tiri bloccati dal Lugano già nel primo metro entro la linea blu e quando Stalberg e compagni sono riusciti a scardinare la zona davanti a Zurkirchen ci ha pensato proprio il numero 39 a tenere in piedi i suoi con più di un intervento strepitoso proprio sullo svedese e su Rossi.
La prova che il Lugano stavolta c’era anche con la testa è arrivata dopo il gol di Gunderson, con il grande pericolo che i bianconeri potessero di nuovo crollare, invece a parte qualche fiammata gli uomini di Dubé e Simpson hanno avuto vita difficile per fare filtrare i dischi, anche nell’assalto finale, caratterizzato solo dal 3-1 di Chorney a porta vuota.
Aldilà della bella prestazione di Zurkirchen è inutile stare qui a sciorinare giudizi sui singoli, se non per elogiare lo spirito di squadra e il sacrificio di tutti, la risposta fondamentale che tutti volevano vedere.
Ora arriva il difficile compito di ripetersi e alzare il livello un passo alla volta. Le prossime due durissime partite diranno dove staranno le quotazioni di Sami Kapanen, che martedì ha saputo compattare il gruppo per spingerlo a una difficile vittoria.
Stavolta il tecnico finnico ha presentato un Lugano da mani sporche di terra, anche lui forse ha capito che se ne esce solo con le basi e che si possono snaturare le proprie convinzioni.
IL PROTAGONISTA
Sandro Zurkirchen: Una partita splendida quella del portiere bianconero, che dal primo all’ultimo secondo ha mostrato sicurezza e personalità, con l’unica mezza sbavatura sul gol di Gunderson, da attribuire però per gran parte ai difensori.
Molto presente anche a difendere la sua area, il 29enne si è superato negli interventi su Rossi e Stalberg proprio nel momento di spinta maggiore dei dragoni, difendendo alla grande lo sforzo dei suoi compagni.