LUGANO – Usando una metafora acquatica, il Lugano è riuscito a raggiungere l’isolotto a nuoto prima che gli prendessero i crampi in piena marea.
Questo per dire che la pausa dedicata alle nazionali arriva in un momento topico per i bianconeri, bisognosi di recuperare non solo energie fisiche spese proprio in questi giorni a causa delle assenza, ma anche mentali, accentuate dagli errori di lucidità commessi dal Lugano nel difficile fine settimana.
Quindi ben venga un bello stacco dalla pressione quotidiana, cosicché il coach finlandese possa effettuare quello che lui stesso ha definito un “refresh” per ritrovare la squadra al meglio a metà novembre.
Nell’ultima partita in bianconero di Atte Ohtamaa (il club si prenderà il tempo per decidere quale sarà il sostituto giusto, Postma non è l’unica opzione da valutare) i bianconeri hanno comunque gettato un ultimo sforzo sul ghiaccio per cercare di arrivare all’agognata pausa in maniera positiva, sbattendo però sull’ostacolo messo in pista dal Bienne.
Un po’ le ottime parate di Jonas Hiller e molto l’imprecisione bianconera hanno vanificato la prova del Lugano, ancora costretto ad inseguire il risultato e con un forcing finale rimasto incompiuto. Chiesa e compagni le difficoltà più grosse le hanno vissute nei minuti iniziali, quando il Bienne ha subito voluto imporre un ritmo molto alto alla sfida, costringendo gli avversari a rincorrere il portatore del disco puntando su un forecheck alto e una circolazione molto rapida.
Il Lugano ci ha impiegato una decina di minuti a prendere le misure ma poi si è costruito le prime ottime occasioni da rete puntualmente sciupate per mancanza di freddezza, decisioni sbagliate o tardive davanti a Hiller.
Stessa musica nel periodo centrale, con il Bienne subito più attivo e stavolta capace di trovare il vantaggio e il Lugano di nuovo a sbattere su Hiller e sulla propria imperizia.
Difficile dire quali difficoltà stiano incontrando giocatori come Fazzini – tanti, troppi i dischi gestiti male per la voglia di strafare – Bürgler che non tira nemmeno con Hiller fuori dai pali, Suri che non prende la porta con tre secondi per pensare al da farsi, e infine Klasen che cerca il solito passaggio invece di provare un tiro che qualcosa potrebbe provocare.
Tutte decisioni prese nella maniera sbagliata per altruismo o per mancanza di coraggio (?), fatto sta che tutte quelle ottime chances di andare a rete malamente sprecate (non si tiri in ballo la sfortuna) gridano mille rimpianti, perché con qualcuno capace di tramutarne almeno un paio in gol la partita avrebbe cambiato il suo destino.
Sintomatico come sui 58 tentativi di tiro totali effettuati dal Lugano, ben 16 siano usciti dallo specchio della porta e 17 siano stati bloccati dal Bienne, con i difensori bianconeri a cercare improbabili linee di tiro davanti al forecheck avversario, trovando il risultato di vedere quei dischi intercettati a metà slot con una certa facilità e favorendo alcune ripartenze.
Nel terzo periodo il Lugano ha lavorato meglio nello slot portando fuori più di una volta i giocatori del Bienne grazie a una maggiore rotazione nel terzo, con anche i seeländer che hanno risentito nelle gambe le conseguenze dei ritmi dei primi due tempi e non è un caso se il pareggio è arrivato con uno dei primi tiri puliti dalla linea blu. Pari e patta.
Una partita che è risultata molto facile da dirigere e gestire è stata però mandata in confusione dalla coppia arbitrale, che ne ha perso la linea nei minuti finali, con alcune decisioni che hanno fatto imbestialire il pubblico di fede bianconera.
Costretti a giocare per tre minuti e rotti in inferiorità numerica di cui quaranta secondi in doppio box play, i ragazzi di Kapanen – già da par loro non più lucidissimi – sono usciti sì indenni da quei momenti ma anche logicamente provati e su un tentativo offensivo per cercare la rete del vantaggio il Bienne ne ha approfittato per saltare l’impianto difensivo e insaccare la rete del 2-1.
In quel momento quel gol è suonato come una vera beffa, visto anche lo sforzo del Lugano nel terzo periodo, ma ancora una volta i bianconeri hanno pagato dazio sulla miglior efficienza del proprio avversario nel capitalizzare le occasioni.
Non è un problema di gioco, perché il sistema permette di creare regolarmente delle azioni offensive pericolose, ma sicuramente nella testa degli attaccanti qualcosa al momento non funziona come dovrebbe.
Contro il Bienne perlomeno il Lugano è tornato a subire meno di tre reti dopo il derby e la trasferta di Ginevra, ma occorrerà trovare una soluzione per premiare il buon lavoro in retrovia. Non è il massimo dover sperare di vincere tutte le partite per 2-1 o 1-0, quindi occorrono soluzioni che il Lugano può e deve trovare in casa propria.
E dopo tre sconfitte consecutive i bianconeri devono poter riprendere il processo di crescita nel massimo della forma e con l’infermeria si spera meno affollata. Per Kapanen i temi su cui chinarsi non mancano, buona pausa e buon lavoro.
IL PROTAGONISTA
Jonas Hiller: Loro malgrado, gli attaccanti bianconeri lo hanno reso il protagonista della sfida. Fazzini e compagni gli hanno facilitato la vita in diverse occasioni mancando il bersaglio in condizioni più che favorevoli, e quando hanno trovato forse la maniera per sperare di fare male sul serio, il portiere seeländer ha tirato fuori le parate salva risultato.
Solo sul tiro perfetto di Loeffel ha dovuto raccogliere il disco dietro di sé, ma nel concitato finale ha dovuto parare sul serio e diventare il protagonista.
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