LUGANO – FRIBORGO
1-4
(1-2, 0-1, 0-1)
Reti: 7’14 Lhotak (Stalder, Desharnais) 0-1, 17’02 Romanenghi (Suri, Fazzini) 1-1, 19’15 Rossi (Gunderson, Desharnais) 1-2, 32’23 Gunderson (Mottet, Brodin) 1-3, 58’56 Stalberg (Rossi) 1-4
Note: Corner Arena, 6’039 spettatori. Arbitri Salonen, Fluri; Gnemmi, Cattaneo
Penalità: Lugano 3×2′, Friborgo 3×2′
LUGANO – Tastare il polso a certe serate a volte è più facile di quel che sembra. Già a partire dai primi cambi si era intuito che il Lugano di sabato sera non stava affrontando la prima sfida del duro week end nella maniera auspicata.
Perché poi sono queste partite, quelle considerate “facili”, in una serata di sabato in cui si spera di magari di apprezzare un po’ di buon spettacolo contro un avversario in crisi e alle prese con il cambio di allenatore, che di solito ti fregano se le sottovaluti e le prendi sotto gamba.
Così è che il Lugano si è fatto imbavagliare da un Friborgo volenteroso e rognoso finché si vuole, ma assolutamente alla portata visto il valore tecnico e la basilarità dei suoi schemi, “impreziositi” soprattutto dalla voglia di rompere il gioco altrui.
La rete di Lhotak, su un cambio piuttosto coraggioso da parte dei bianconeri ha fatto da spia di guasto in un motore che ha subito fatto fumo e si è inceppato più volte, cadendo nella gabbia imbastita da Dubé in entrata di terzo difensivo e persosi poi negli inutili preziosismi individuali di chi cercava di risolvere la situazione da par suo, altro retaggio del passato.
I bianconeri dovranno imparare a lasciarsi alle spalle queste soluzioni poco edificanti quando le cose vanno male e cercare piuttosto di ripartire da quelle basi viste solo poche partite fa. Sembra banale dirlo, ma le cose più facili imparate e già messe in pratica con discreto successo sono quelle che funzionano e quando si smette di metterle in pratica per tornare al passato non può che andare tutto storto.
Ed è lì da vedere che le prime due reti, quelle alla fine rivelatesi decisive i fini del risultato, sono nate da due pasticci difensivi e incomprensioni tra compagni e non è stato nemmeno un bel segno vedere come il Friborgo riusciva a dominare per presenza e peso lo slot appena davanti a Zurkirchen.
Il portiere bianconero in sé poco ha potuto in questa serata, lui che almeno ha tirato fuori una prestazione solida e convincente, con alcuni interventi che hanno impedito al match di chiudersi magari già prima di metà incontro con un risultato più largo.
Davanti a lui tanti, troppi errori e pochissime idee. Una serataccia che ha coinvolto molti interpreti, persino un baluardo come Ohtamaa è stato sopraffatto dagli eventi, Chorney è ricaduto in una di quelle prestazioni che ha ricordato la scorsa stagione e molti attaccanti, presi dalla voglia di strafare non hanno fatto altro che calpestarsi i piedi e venire arginati facilmente.
Sul piano numerico poi, c’è un dato che descrive molto bene, fin troppo, la differenza di attitudine con cui sono scesi in pista bianconeri e friborghesi, ossia quello dei tiri bloccati. Se il Lugano ha fatto una fatica immane a trovare le traiettorie dei tiri avversari da bloccare respingendone solo 4, gli ospiti hanno fatto da scudo davanti al bravo Waeber bloccando ben 31 tiri!
Questo non significa solo che Brodin e compagni hanno meritato sul piano del sacrificio, ma sottolinea pure la mancanza di idee di un Lugano troppo precipitoso e prevedibile, ad immagine di un Loeffel che dei suoi nove tiri tentati ben cinque sono finiti sulle caviglie dell’avversario più vicino.
Insomma il Lugano è incappato nella sua prestazione peggiore di questo inizio campionato, per attitudine, disciplina e incapacità di trovare soluzioni alternative. Se questa è solo una di quelle “oscillazioni” dovute al ricambio in corso, oppure una serata storta tra altre, allora nulla di grave, anche se lasciare tre punti alla Cornèr Arena al Friborgo è un malaffare che lascia l’amaro in bocca.
Se invece questa partita illumina di giallo il cruscotto, allora meglio riprendersi in fretta e ripartire dalle basi che non devono mai mancare, di disciplina e determinazione già a partire dal difficile pomeriggio di domenica in quel della Vaudoise Arena. Perché già da Losanna in poi il filotto di trasferte che attende il Lugano non è certo dei più benevoli
IL PROTAGONISTA
Daniel Brodin: Il casco giallo del Friborgo non è uno di quei giocatori che fanno cose straordinarie, ma per spirito di abnegazione, lettura del gioco e leadership è forse l’uomo su cui il Friborgo deve ricostruire.
Lo svedese contro il Lugano ha giocato una partita da battaglia in prima linea, ha preso tante di quelle botte nello slot da uscirne blu di lividi, ma se c’era da gettarsi nella mischia lo faceva sempre per primo. Difficilissimo da arginare per forza fisica e resistenza, il topscorer del Gottéron ha indicato la via alla Cornèr Arena, solo il Lugano non ha seguito il suo esempio.
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