LUGANO – ZUGO
5-3
(2-1, 2-1, 1-1)
Reti: 1’11 Hofmann (Bürgler, Chiesa) 1-0, 9’59 Everberg (Klingberg) 1-1, 18’50 Sannitz (Fazzini, Hofmann) 2-1, 28’27 Walker (Reuille, Romanenghi) 3-1, 31’01 Suri (Klingberg, Aeschlimann) 3-2, 39’14 Klasen (Bürgler, Loeffel) 4-2, 57’26 Morini (Walker) 5-2, 58’01 Klingberg (Roe, Everberg) 5-3
Note: Corner Arena, 6’107 spettatori. Arbitri Wiegand, Müller; Castelli, Wolf
Penalità: Lugano 4×2′, Zugo 3×2′
LUGANO – Chissà, magari a più di uno spettatore sul gol di Klingberg a pochi minuti dalla terza sirena sarà venuto in mente quel finale da brividi contro il Rapperswil di una settimana fa. Stavolta però il Lugano, pur pasticciando in qualche frangente, non era quello distratto e supponente visto all’opera nel terzo tempo contro i sangallesi.
Nonostante quel piccolo blackout i bianconeri hanno dimostrato di saper ancora soffrire e di stringere i denti fino all’ultimo secondo, anche di fronte a uno Zugo sì tranquillo in ottica classifica, ma sceso alla Cornèr Arena deciso a giocarsela fino in fondo.
Ed è stato di sicuro un bel banco di prova per gli uomini di Ireland, anche se più del test vero e proprio questa partita doveva fruttare punti, pesanti oltretutto. E i punti pesanti sono arrivati, tenuto conto anche del risultato delle altre sfide, la vittoria da tre contro i Tori proietta il Lugano in una posizione di bel vantaggio sulle squadre appiccicate alla linea, ossia ZSC Lions e Friborgo.
Sia chiaro, a due partite dal termine nulla è deciso, ma i bianconeri possono affrontare le ultime partite con una fiducia e maggiore e inversamente una pressione minore (che comunque c’è) rispetto alle inseguitrici infangatesi ulteriormente.
Una fiducia che cresce di partita in partita, anche in quella contro gli uomini di Dan Tagnes, sfida in cui il Lugano ha sofferto ben più che alla BCF Arena di Friborgo, ma proprio per questo si è trovato a dover giocare in una maniera diversa, più attendista in certi frangenti, più simile alle sfide da playoff della scorsa stagione.
Sfida lanciata dal 2-1 scaturito dal primo tempo, quando il Lugano non ci è stato nel lasciare rientrare lo Zugo, così dopo il pareggio di Everberg al gol del solito Hofmann, Sannitz ha insaccato la rete che poteva lanciare definitivamente i bianconeri.
Ha lanciato invece la partita intera, apertasi in un paio di folate improvvise fra il 3-1 di Walker e il 3-2 di Suri a cavallo di metà partita. Il Lugano ha sofferto in box play, invero piuttosto stretto e passivo ad immagine della rete del futuro bianconero, ma ha avuto la capacità di uscire dai momenti difficili e rialzare la testa, pur sbagliando e inciampando, ma facendolo con cuore e coraggio, quei fattori che erano venuti maledettamente a mancare solo poche partite fa.
Cuore e coraggio a cui però si è aggiunta definitivamente la classe di alcuni interpreti, e se in difesa lo straniero aggiunto è un eccellente Wellinger, davanti in assenza di Lapierre e Lajunen (è ironia, ma l’apporto dei due continua ad essere deficitario) è sbocciato con il caldo sole di fine inverno anche Linus Klasen.
Lo svedese, già in palla da alcuni match, non è ancora al 100%, ma la maniera con cui vuole prendersi responsabilità gli è tornata come scambio con la splendida rete del 4-2, il game winning gol.
Da lì al 60′ il Lugano si è ripreso per mano in gruppo come faceva ai bei tempi, imperfetto e impreciso, ma deciso fino in fondo a portarsi a casa questo risultato anche dopo la rete di Everberg.
In alcuni frangenti la partita si è trasformata effettivamente in un incontro di playoff, già acclimatando i presenti con l’intensità fisica e le provocazioni che fanno entrare tutti nel momento decisivo e più bello della stagione.
I bianconeri ci stanno facendo sapere che loro vorranno esserci, e allora questa attitudine dovrà essere portata fino in fondo senza più incappare in pericolosi buchi neri. Mancano un paio di picconate, sarebbe un peccato mancarle sul più bello.
IL PROTAGONISTA
Linus Klasen: Lo svedese sta tornando partita dopo partita sui livelli che ci aveva abituato in passato. Non è ancora al 100%, ma gli va data l’attenuante di giocare con dei compagni (Lajunen e Lapierre) che stanno giocando ben al di sotto delle loro possibilità.
E allora il barbuto svedese prova a fare tutto da solo, riuscendo a trovare lo splendido game winning gol che ha deciso il match a filo della seconda sirena. I passaggi illuminanti sono i suoi, le gestioni del disco difficili pure, stavolta ancora anche i gol pesanti. Il barbarossa sta tornando?
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