AMBRÌ – Luca Cereda ha di che essere amareggiato dal suo Ambrì. Non tanto per le due sconfitte patite in due scontri diretti, quanto più per come questi insuccessi sono maturati da parte di una squadra parsa poco arrembante e priva della necessaria fame di vittoria.
Sul ghiaccio della Valascia si è visto insomma un gruppo che è partito bene ma che con il passare dei minuti, esattamente come capitato alla BCF Arena, ha perso slancio e lucidità nelle operazioni, finendo per proporre un hockey approssimativo e poco emozionante.
“Non abbiamo disputato la nostra miglior partita, e questo nonostante avessimo una grande voglia di riscatto dopo la prova incolore di Friborgo”, ci ha spiegato il capitano biancoblù, Elias Bianchi. “L’entrata in materia è stata positiva e siamo riusciti a spingere per tutto il primo tempo. Fino alla prima rete del Bienne siamo stati la miglior squadra in pista, ma il gol di Pedretti ci ha fatto male e ci siamo spenti. Davanti a noi avevamo però altri 40 minuti per riscattarci, e invece è arrivata la loro seconda segnatura che ci ha tagliato le gambe. Per girare una partita del genere occorrono energia e determinazione per tutti i sessanta minuti, elementi che evidentemente sono venuti a mancare”.
Anche se molti dei tiri sono stati scagliati da lontano, il primo tempo ne contava 15-3 a vostro favore. Peccato non essere riusciti a sbloccare la partita in quei frangenti…
“Sì, anche se occorre analizzare da dove sono stati fatti partire questi tiri… Diversi nostri tentativi sono arrivati da fuori dallo slot e, specialmente in questa fase del campionato, se vuoi segnare devi andare sotto porta e giocartela dove fa più male. Trovo che abbiamo tirato tanto, ma che molte delle nostre conclusioni non sono riuscite ad essere velenose a sufficienza a causa del poco traffico davanti a Hiller”.
Il Bienne si riconferma essere una squadra particolarmente indigesta per l’Ambrì. In questa stagione quattro sconfitte, 17 reti subìte e solamente 2 realizzate…
“I seeländer sono un’ottima squadra, così come molte altre che compongono il nostro campionato. Io credo però che il problema siamo noi, e noi soltanto. Se in momenti come questi viene a mancare la necessaria determinazione, l’avversario è ininfluente. Sotto di 2-0, la rete di Kubalik avrebbe dovuto spronarci eppure abbiamo continuato ad esprimerci con timidezza. Siamo noi ad essere artefici del nostro destino, e sabato sera abbiamo meritato di perdere”.
La squadra in alcuni frangenti è parsa un po’ scarica a livello psicofisico. È così?
“No, non sono d’accordo. In questi momenti non può esistere la stanchezza. Quando arrivi a giocarti un obiettivo importante e sei stanco significa che c’è qualcosa che non va. Oltretutto credo che nell’hockey la stanchezza sia relativa. Quando un giocatore si sente un po’ più stanco del solito ha la possibilità di accorciare i cambi in modo da riuscire a recuperare più velocemente energia. Ci sono mille modi per ricaricare le batterie nel nostro sport. In certi momenti può essere dura a livello fisico, ma quando ci si ritrova davanti un obiettivo così stimolante diventa difficile percepire stanchezza. La partita di sabato è stata molto tirata dall’inizio alla fine e sono stati i dettagli a fare la differenza. Non siamo stati uniti come d’abitudine, e per questo motivo sarà importante riuscire a ritrovare la giusta compattezza già martedì a Losanna. Se siamo arrivati fino a qui, è anche grazie all’unità del nostro gruppo”.
Effettivamente in entrambe le partite del weekend alcuni automatismi non hanno funzionato a dovere. Avete commesso diversi errori che vi hanno impedito di esprimervi con la necessaria linearità…
“I dettagli spesso fanno la differenza, specialmente in momenti come questo. Tutto parte dall’ingaggio, una tipica battaglia uno-uno. Alla St. Léonard, per esempio, ne abbiamo persi troppi e questo piccolo dettaglio ha finito per avere un impatto decisivo sul match. Contro il Bienne abbiamo perso tanti duelli… Il nostro è uno sport ricco di duelli uno contro uno; la squadra che vince è anche quella che sui sessanta minuti riesce a conquistare il maggior numero di sfide nella sfida. Non dobbiamo fare della sconfitta di sabato una tragedia. Penso che fino a questo punto della stagione abbiamo svolto un ottimo lavoro. Ora siamo incappati in un weekend negativo, e forse è capitato nel momento meno opportuno, ma non possiamo demoralizzarci per questo. Ci stiamo giocando qualcosa che ad inizio stagione nessuno si sarebbe mai aspettato, non vedo perché dobbiamo intimorirci. La paura non è mai un elemento positivo, non aiuta in alcun modo. Chiaramente un minimo di pressione ci può essere, ma se siamo arrivati fino a qui, a giocarci l’accesso ai playoff, è perché ce lo siamo meritati e perché abbiamo lavorato bene come squadra. Non ci ha mai regalato niente nessuno, e quindi sono dell’opinione che basterà ricompattarci per tornare ad esprimerci su buoni livelli. È quello che vogliamo. Sono sicuro che già da martedì vedrete un altro Ambrì”.