BIENNE – LUGANO
3-5
(0-2, 1-1, 2-2)
Reti: 0’42 Walker 0-1, 6’03 Chorney (Walker, Klasen) 0-2, 29’47 Loeffel (Klasen, Bürgler) 0-3, 36’30 Hügli (Künzle, Brunner) 1-3, 42’22 Pouliot (Rajala, Pedretti) 2-3, 58’48 Hofmann (Lajunen) 2-4, 59’43 Rajala (Riat, Pouliot) 3-4, 59’53 Morini (Lajunen) 3-5
Note: Tissot Arena, 5’668 spettatori. Arbitri Wiegand, Tscherrig; Gnemmi, Schlegel
Penalità: Bienne 3×2′, Lugano 5×2′ + 1×10′
BIENNE – Pareva persino il Lugano ammirato quasi un anno fa su questa stessa pista, quello che riuscì a ribaltare la serie di semifinale con il Bienne.
Lo è stato perlomeno per 35 minuti, prima di ricadere negli errori e in una mente fatale che gli stanno costando una stagione soffertissima. Alla fine però tutto è bene quello che finisce bene e, anche se a 17 secondi dalla fine Rajala ha messo paura alla parte bianconera della Tissot Arena, alla fine i tre punti sono andati al Lugano.
Tre punti che potrebbero avere un’importanza e un peso enormi sul proseguo di questa regular season, ogni partita che passa è un granello di sabbia in meno in una clessidra che non è ancora vuota ma poco ci manca. E quanto bene potrà fare una partita del genere, o paradossalmente una sofferenza del genere nel terzo tempo?
Potrebbe essere un vero toccasana per una squadra in costante ricerca di fiducia ormai da settembre. Una fiducia che sembra crescere anche negli attaccanti, oggi sembrati meno legati sotto porta – ad immagine del gol di apertura di Walker – e si potrebbe dire che la vittoria ottenuta sui seeländer è una progressione della buona prestazione vista alla Postfinance Arena ma scaturita in una sconfitta.
Contro gli Orsi il Lugano aveva disputato due ottimi periodi, senza però riuscire a scardinare la porta di Genoni, qualche chilometro più in là invece i bianconeri hanno trovato gol pesanti nei momenti giusti.
Portato un primo tempo alla pausa sullo 0-2 in proprio favore è stato l’affare perfetto per i bianconeri, più in palla degli avversari e capaci di operare un forecheck profondo da spegnere sul nascere i tipici contropiedi del Bienne.
Non a caso le due reti sono arrivate su errori di gestione dei padroni di casa, prima a centro pista e poi nel proprio terzo, con i gol di Walker e Chorney a premiare l’ottimo lavoro del Lugano.
Dopo lo 0-3 di Loeffel, arrivato in un altro momento di crescita, i ragazzi di Ireland non hanno però avuto la capacità di smorzare le velleità avversarie e di “uccidere” l’incontro.
Questo non tanto per merito del Bienne, ma per demerito del Lugano, capace di andare in tilt dopo l’1-3 di Hügli, arrivato dopo una penalità (che definire ingenua è una gentilezza) guadagnata a gioco fermo da Jörg.
Fino a lì il Lugano era in controllo completo del match, il Bienne ha alzato la pressione con le sue tipiche folate nervose e anche Chorney si è visto affibbiare un 2′ + 10′ per carica alla balaustra. Greg Ireland, già alle prese con l’assenza dell’ultimo momento di Vauclair, ha dovuto raddoppiare i turni di Chiesa, Riva e Ronchetti, con anche Ulmer sul ghiaccio sofferente di influenza intestinale.
Ecco quindi il terzo tempo di sofferenza, con i bianconeri comunque bravi nel tenere alla larga dallo slot il Bienne, limitando i pericoli anche dopo il 2-3 segnato da Pouliot in contropiede.
Diversi cambi giocati praticamente solo nel terzo ospite, poi anche il rientro di Chorney ha ridato fiato al Lugano, bravo a chiudere il match con estremo cinismo grazie a Hofmann (e chi sennò), prima dello spavento causato da Rajala e dal 5-3 definitivo di Morini a porta vuota.
Ci voleva per il Lugano una vittoria del genere, per come Chiesa e compagni hanno giocato due terzi di match è stata quel “big win” lontano da casa che Ireland cercava da tempo e alcuni segnali dicono che forse (sottolineammo, forse) nella mente collettiva di questa squadra qualcosa è cambiato sul serio.
Se non è stato così allora che il cambiamento lo porti questa vittoria, come quelle dei bei vecchi tempi.
IL PROTAGONISTA
Elia Riva: Non è appariscente ma se lo si segue cambio per cambio si riesce a scorgere tutta la sua bravura.
Dischi “congelati” nei momenti di sofferenza, uscite a testa alta e mai un contrasto portato fuori tempo. Il figlio d’arte è stato pure chiamato a un lavoro supplementare (quasi 19 minuti di ghiaccio) viste le assenze e la penalità di 10 minuti su Chorney nel terzo tempo, ma lui ha risposto presente, cambio dopo cambio, pattinata dopo pattinata. Come un veterano.