LUGANO – FRIBORGO
3-2
(0-1, 1-0, 2-1)
Reti: 9’25 Sprunger (Miller, Walser) 0-1, 37’49 Bertaggia (Morini, Loeffel) 1-1, 42’53 Hofmann (Sannitz, Walker) 2-1, 46’56 Sprunger (Bertrand, Holos) 2-2, 51’33 Vauclair (Klasen, Bürgler) 3-2
Note: Corner Arena, 6’213 spettatori. Arbitri Salonen, Schukies; Fuchs, Altmann
Penalità: Lugano 4×2′, Friborgo 3×2′
LUGANO – Se si analizza la partita cambio per cambio, periodo dopo periodo, è sembrato quasi di vedere la stagione del Lugano sin qui disputata condensata in sessanta minuti.
Da un primo tempo coraggioso, a tratti apprezzabile e ben giocato – con le consuete occasioni sprecate – passando per un periodo centrale da mani nei capelli per disordine, confusione ed energie sprecate, fino al terzo tempo di cuore e di carattere per resistere al ritorno del Gottéron.
Un miscuglio di buona volontà, di fragilità e soliti errori per poi tirare fuori la grinta e la capacità dei singoli per far propria una partita difficile e sofferta, ancora insufficiente sul piano del gioco ma essenziale per trovare tre punti che valgono come oro in questa situazione.
In una partita molto fisica il Lugano ha rischiato lo scivolone nel citato secondo periodo, quando si è aperto colpevolmente al rapido gioco di transizione del Friborgo, permettendo a turno agli attaccanti ospiti di presentarsi soli o quasi dinnanzi all’ottimo Merzlikins.
Errori di piazzamento e di controllo del disco, qualche cambio azzardato e duelli fisici persi hanno consegnato la zona neutra nelle mani di Sprunger e compagni, tutto questo dopo aver giocato un buon primo tempo e aver avuto il pallino del gioco in mano per venti minuti.
E se paradossalmente da quei primi venti minuti il Lugano ne è uscito sotto di una rete dal confusionario periodo centrale a guadagnarci sono stati i bianconeri, grazie alle parate di Merzlikins e alla bella discesa di Bertaggia.
Uno spunto arrivato un po’ dal nulla quello del numero 10, stessa cosa per le reti arrivate nella reazione del terzo tempo. Una progressione impressionante per potenza e velocità di Hofmann e un tocco di classe di Klasen (in netta crescita con i minuti nelle gambe) per Vauclair hanno risolto la contesa.
Dei lampi lanciati dai singoli in una reazione di un gruppo ancora in confusione, l’importante oltre ai tre punti è vedere che la “base” dei giocatori regge e il gruppo è comunque (alla sua maniera…) spesso disposto a tirare fuori la grinta. E questo è un buon segnale per Ireland, i suoi giocatori sanno almeno lottare ma non sanno ancora farlo con lucidità e costrutto, qui la mano dell’allenatore è obbligatoria perché affrontare queste “finali” con le armi viste nel secondo periodo è praticamente un salto nel burrone.
Il Lugano si è ripreso la Cornèr Arena, ora dovrà dimostrare che certe sfide lo esaltano ancora. Abbattere l’orso nella sua tana richiede però una prestazione ben diversa da quella vista complessivamente contro il Friborgo.
IL PROTAGONISTA
Linus Klasen: Alla quarta partita consecutiva lo svedese regala segni di grande crescita.
Maggiore esplosività nelle ripartenze e nei cambi di ritmo, passaggi illuminanti e regia, pian piano sta tornando il Klasen che i tifosi si aspettano di vedere.
Due assist non sfruttati da Lajunen e Bürgler sul finire del primo tempo, poi il delicato tocco da dietro la porta – dopo non aver disdegnato di prendere qualche colpo – per Vauclair che ha deciso la contesa. E il linguaggio del corpo non mente.
GALLERIA FOTOGRAFICA
(Clicca le frecce per scorrere le fotografie)