Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
Il lavoro sporco si nota quando non c’è…
… ed il caso più evidente è quello di Bryan Lerg, la cui stagione è purtroppo arrivata al capolinea sabato a Bienne. L’attaccante americano ha dovuto fare di necessita virtù sin dal principio, combattendo contro vari guai fisici e non giocando praticamente mai al centro, ruolo per cui era stato ingaggiato. All’ala – posizione che ha ricoperto negli ultimi anni – ha saputo dimostrarsi un leader in maniera silenziosa, lasciando parlare il ghiaccio e la sua volontà di andare là dove fa male, bloccando tiri e mettendoci il fisico senza mai tirarsi indietro. In avanti ha invece evidenziato delle doti solamente discrete – cinque gol in 17 partite – ma il suo lavoro è quello che spesso passa inosservato, e che già domenica pomeriggio è mancato in maniera evidente. Come lui, e per gli stessi motivi, a questo Ambrì stanno mancando parecchio anche Incir e Trisconi, che fortunatamente presto potranno rientrare.
Qualche spiffero, come ai vecchi tempi
I rumors di mercato in casa Ambrì Piotta sono oramai una rarità, e questa situazione “di magra” è sinonimo di un ottimo lavoro fatto dallo staff biancoblù, che sta portando avanti le proprie operazioni senza lasciar trapelare nulla. Sino a lunedì i leventinesi erano l’unico club dell’intera lega senza alcuna indiscrezione di mercato in vista del prossimo campionato, ma ora la situazione è cambiata. Samuel Guerra in partenza? Jeremie Kamerzin in arrivo? Potrebbe esserci del vero, così come potrebbero essere delle “sparate” di mercato… Ma in fondo seguire l’hockey significa anche arrabattarsi tra gli spifferi, ed ammettiamolo, un po’ di questo brio ci mancava!
Tutti, ma non loro!
Stiamo parlando del Bienne, vera bestia nera dell’Ambrì Piotta di Luca Cereda. Con la sconfitta patita sabato sera le statistiche dicono infatti che i leventinesi hanno perso 7 delle ultime 8 partite nei confronti dei seeländer, hanno incassato 8 KO filati alla Tissot Arena ed in questa stagione sono stati superati con un risultato complessivo di 14-1. Difficile dire cosa renda così complicato per l’Ambrì affrontare la squadra di Törmanen, ma perlomeno in calendario di sfide contro Rajala e compagni ne resta solamente una!
Giù il cappello, ma non così!
Questa stagione l’Ambrì Piotta è sicuramente un avversario verso cui tutti sono portati ad avere rispetto, vista la capacità dei biancoblù di dare tutto sul ghiaccio e di colpire all’improvviso con i propri uomini migliori. Insomma, “giù il cappello“, avrà pensato l’ex Benjamin Chavaillaz, che però domenica pomeriggio ha preso il detto un po’ troppo alla lettera. Nel corso di un’azione il difensore ha infatti perso il casco, ma nella foga ha continuato a giocare e non ha resistito alla tentazione di controllare il disco… Due minuti di penalità sono stati inevitabili, il “cappello” quando si è in pista è meglio toglierlo solamente in maniera figurata!
Il prestigio della penna di Mario Botta
L’Ambrì Piotta sta ancora cercando di compiere gli ultimi importanti passi verso la costruzione della nuova pista e, nonostante il già avvenuto inizio simbolico del cantiere per la futura arena, avere a disposizione un po’ di capitale extra sicuramente non può far male al club biancoblù. In questo senso lunedì sono stati messi in vendita 100 disegni della Nuova Valascia fatti a mano dall’architetto Mario Botta, acquistabili attraverso il sito ufficiale (qui il link). Le opere, uniche e numerate, sono state realizzate da una penna prestigiosa e vengono vendute al prezzo di 1’000 fr l’una… I calcoli sono presto fatti, se l’operazione avrà successo nelle casse entrerà un bel gruzzoletto.
Rimandato causa neve
È notizia di lunedì della sostituzione in panchina a Zurigo: fuori Serge Aubin, dentro Arno Del Curto. C’è forse anche un po’ di Lugano nella decisione presa dalla dirigenza dei Lions, non tanto per l’operazione in sé ma quanto per la tempistica. Che Aubin fosse sulla graticola da un po’ era ormai risaputo, ma le due vittorie contro il Lugano di settimana scorsa possono aver ritardato il processo. Magari vista la neve caduta tra i Grigioni e il lago di Zurigo si è pensato bene di non far spostare Del Curto durante il weekend, bensì meglio attendere il lunedì con le strade più sgombre. Magari proprio dopo una sconfitta contro il Davos…
Dite che potrebbe funzionare?
Ci ha messo un po’ ad ingranare sul serio Romain Loeffel, ma nell’ultimo periodo sembra aver definitivamente trovato la velocità di crociera, tanto da essere una delle poche cose positive nel suo Lugano. Non è un caso che il numero 58 abbia cominciato ad essere letale in power play quando collocato al suo posto naturale e messo nelle condizioni di scaricare il suo tiro micidiale. Non è un caso nemmeno che trovi dei gol anche sganciandosi dalla difesa per seguire a rimorchio i compagni attaccanti in contropiede. Ognuno ha il suo compito, l’importante è che sia messo nelle condizioni giuste per portarlo a termine al meglio.
L’individuo che nasconde una squadra
“Per fortuna almeno lui c’è”. Chissà quante volte questa frase è stata pensata o pronunciata dai tifosi bianconeri, nel vedere Gregory Hofmann risolvere le sfide più delicate del Lugano come quella di Rapperswil. Non è però un caso che a decidere queste partite debba sempre essere uno spunto dal nulla di un singolo (per quanto forte egli sia) perché questo rischia sempre di nascondere i problemi di una squadra intera. Si è visto infatti quali risultati abbia raccolto il Lugano quando il topscorer non è riuscito ad incidere (ed è più che umano) e a togliere le castagne dal fuoco. Quando si parla di consapevolezza – parola molto poco in uso, pericolosamente – occorre capire anche questo, che dietro agli ormai sottilissimi veli di positività, c’è un grande pozzo in cui si è gettata metà stagione e che è forse tempo di guardarci dentro.
Vai avanti tu che a me vien da piangere
Sabato 12 gennaio, ore 19:45, SGKB Arena di Rapperswil. Ad andare in scena è una delle partite più delicate delle ultime stagioni per il Lugano, tra i bianconeri e i padroni di casa. Ad impedire che le cose abbiano inizio però salta fuori qualche prima magagna. Dapprima il cronometro del tabellone rimane incollato sui 20 minuti senza dar via al conto alla rovescia, e già lì si perdono alcuni minuti. Poi la balaustra di fondo dove entra la Zamboni si incastra e gli addetti al ghiaccio non riescono a chiuderla. Tira e molla anche la balaustra è aggiustata ma sembrava quasi che questa partita nessuno volesse iniziarla. E si potrebbe anche capire…
Domande retoriche
A volte un occhio più distaccato riesce a leggere le situazioni in maniera più chiara, oppure al contrario non è abbastanza coinvolto da capire le cose. Quando la situazione è delicata ci sono sempre due correnti di pensiero, chi è più positivo e chi invece tende ad essere negativo. Quando il coach del Lugano ha affermato che i suoi ragazzi “hanno dominato il Rapperswil a 5 contro 5”, le due correnti di pensiero si sono scontrate. È vero che i sangallesi hanno messo in difficoltà i bianconeri soprattutto in power play, ma affermare che il Lugano fosse dominante fa sorgere più di un dubbio e soprattutto fa nascere spontanea una domanda: quanto c’è di “sviamento” nelle parole di Ireland e quanto invece è convinto il coach canadese delle sue affermazioni? Quest’ultima domanda è molto importante, perché a gennaio occorre essere ben in chiaro sulla situazione in cui versa la propria squadra.