LUGANO – AMBRÌ
6-2
(2-0, 3-1, 0-1)
Reti: 4’36 Bertaggia (Lapierre) 1-0, 5’48 Loeffel (Cunti, Fazzini) 2-0, 21’49 Bertaggia (Lapierre) 3-0, 24’11 D’Agostini (Pinana, Novotny) 3-1, 31’23 Morini (Fazzini, Chiesa) 4-1, 31’44 Walker (Sannitz) 5-1, 39’28 Morini (Romanenghi, Merzlikins) 6-1, 59’28 Guerra (Kubalik) 6-2
Note: Corner Arena, 7’200 spettatori (tutto esaurito). Arbitri Wiegand, Koch; Castelli, Kaderli
Penalità: Lugano 6×2′, Ambrì 4×2′
LUGANO – Il derby numero 222 della storia dell’hockey ticinese finisce con la Cornèr Arena in festa, ma inizialmente tutti gli applausi e i cori sono per Sebastien Reuille. Il numero 32, premiato prima dell’ingaggio iniziale, ha festeggiato proprio nella prima sfida stagionale ai leventinesi il gettone numero 1’000 nel massimo campionato svizzero.
E anche in questa ennesima stracantonale l’uomo dalla griglia nera sul viso non si è mai tirato indietro, lasciando sul ghiaccio la sua giornaliera voglia di dare il massimo.
Ed è stato d’esempio per i suoi compagni evidentemente, i quali hanno saputo dare una risposta sul piano della disciplina e del “pensiero di gruppo” dopo l’ombrosa vittoria contro il Losanna di venerdì scorso. Un altro Lugano sul piano della carica agonistica, della concentrazione e della disciplina difensiva, soprattutto in un brillante primo tempo.
Contrariamente a quanto successo contro i vodesi, i bianconeri hanno subito chiuso ogni spazio in difesa, partendo con un’ottima barriera diagonale in zona neutra con la quale hanno raggiunto il doppio risultato di entrare con facilità nel terzo d’attacco e di impedire i tagli leventinesi.
Pronti via e queste entrate veloci nel terzo hanno subito fatto andare in confusione una difesa biancoblù presa in controtempo, fuori posizione ed ingenua, non si contano i dischi in entrata della zona neutra da parte di Bianchi e compagni. Con il loro capitano di nuovo in pista con tempi molto più ristretti rispetto al previsto, i ragazzi di Cereda hanno visto spadroneggiare l’altro rientrante di serata, ossia Luca Cunti, maestro nel perforare la difesa e proteggere il disco, il quale qualche segnale di cosa potesse accadere lo aveva mandato subito nei primi cambi.
L’indisciplina leventinese si è materializzata con il disco perso malamente da Novotny che ha lanciato Lapierre e Bertaggia per l’1-0, ma anche un puck perso nell’angolo alto del terzo bianconero e rilanciato intelligentemente da Fazzini verso Cunti per costruire il 2-0 di Loeffel è stato un segnale evidente.
Così dopo soli 6′ Luca Cereda si è visto costretto a chiamare un timeout ma, a parte qualche cambio di possesso del disco da parte biancoblù, il primo tempo è stato dominato in lungo e in largo dal Lugano.
Strano da leggere e per certi versi paradossale invece il periodo centrale, aperto dalla rete fotocopia trovata da Bertaggia in combutta con Lapierre, ma cambiato di inerzia all’improvviso con un power play sfruttato da D’Agostini. Dopo quella rete l’Ambrì ha trovato coraggio, il Lugano ha ripreso a pasticciare in difesa gettando dischi alle ortiche e Merzlikins è dovuto salire in cattedra con un paio di interventi eccezionali.
Ecco, è qui che la partita è cambiata di nuovo, al primo contropiede serio del Lugano nel periodo centrale Morini ha infilato il 4-1 con un Conz colpevole, e dal nulla i leventinesi sono ripiombati nell’ombra. Il Lugano non ha dovuto strafare, ha semplicemente atteso i grossolani errori di posizione e di lettura degli avversari per colpire e, con un Conz di nuovo approssimativo in uscita, Walker ha firmato il 5-1, seguito poi a partita terminata dal 6-1 ancora di Morini e dal 6-2 nel finale di Guerra.
Un derby a due facce, dominato dal Lugano nel primo tempo, convincente e convinto, con un Ambrì timido ed ingenuo – piazzamenti difensivi nello slot da brividi – trascinato dalla verve di Cunti, Bertaggia e Loeffel, i migliori assieme a Merzlikins. Partita quasi opposta nei primi dieci minuti del periodo centrale, Ambrì propositivo e deciso dopo la rete di D’Agostini e un Lugano di nuovo ripiombato negli stessi errori.
Fortuna vuole (anche bravura) che il Lugano è spesso maestro nello sfruttare gli errori altrui, non perdonando le insicurezze di una difesa leggera (non si contano i duelli fisici persi da Ngoy e compagni) e di un attacco ospite che ha fatto leva praticamente solo su Kubalik e Zwerger, a parte qualche buono spunto di Hofer soprattutto in powerplay.
Tutto sommato i bianconeri hanno offerto buone risposte dopo le preoccupazioni sorte nella vittoria contro il Losanna, ed è forse una nuova prova che Loeffel e compagni hanno bisogno non di essere con le spalle al muro – Ireland dixit – ma perlomeno di “sentire” la partita per rendere al meglio.
Sul fronte leventinese, dopo le solide prove contro Langnau e Ginevra, il passo indietro è evidente sul piano difensivo, marcature larghe e zone di pista completamente ad uso e consumo degli attaccanti avversari, posizionamenti sbagliati e poco pattinaggio, almeno inizialmente, una caratteristica che non può mancare negli approcci biancoblù alle partite.
Oltre a ciò è risaltato come l’attacco di Cereda nella maggior parte delle serate possa contare con continuità solo su pochissimi uomini e quando anche Zwerger e Kubalik hanno le polveri bagnate le cose si fanno problematiche.
Il Lugano migliora e cresce, alla ricerca di una continuità che non lo faccia “spegnere” per praticamente metà periodi, ma lo stato di forma crescente di alcuni uomini (Loeffel, Cunti, Fazzini) fa ben sperare per il proseguo di questo primo turno di campionato, ancora in attesa di Linus Klasen e a patto che non si cada più in certe serate magre.
Sul fronte leventinese non è certo il caso di montare drammi, ma qualcosa non è funzionato strutturalmente alla Cornèr Arena. Dall’approccio a un derby senza fame, a un Conz che ha mostrato alcune crepe (e qui la bontà di avere un backup come Manzato) passando anche da una transizione bloccata a centro pista senza soluzioni di riserva.
Derby numero 222 agli archivi dunque con la netta vittoria del Lugano, che piano piano sta stringendo i suoi margini di miglioramento, mentre l’Ambrì Piotta ha solo una missione, ritrovare se stesso e riprendere a lavorare. Ricetta troppo semplice? A volte la semplicità è la soluzione migliore, chiedete ad Ireland e Cereda…
IL PROTAGONISTA
Luca Cunti: Il rientro del numero 12 è stato provvidenziale tra le fila dei bianconeri, con l’ex zurighese imprendibile per la difesa biancoblù.
Veloce sui pattini, approfittando delle maglie larghe, Cunti ha seminato il panico ogni volta che si affacciava oltre la linea rossa, trovando pure l’assist per la prima rete di Loeffel con una pregevole entrata nel terzo.
Il suo bottino sarebbe potuto essere ben più ricco se un polsino in powerplay e un tocco ravvicinato non fossero andati sui pali di Conz e Manzato, ma l’insieme della prestazione è stato di alto livello.
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