LUGANO – Il Lugano si è reso protagonista di un post season esaltante e, nonostante la dolorosa sconfitta in Gara 7 di finale, la squadra di Greg Ireland ha regalato ai suoi tifosi un’annata contraddistinta da tanti aspetti positivi.
Di seguito vi proponiamo la valutazione di tutti i giocatori bianconeri per quanto riguarda l’annata agonistica appena conclusa, con un breve commento dedicato ad ogni elemento della rosa.
Portieri
Elvis Merzlikins (48 GP, 92,1 SV%, 2,7 GAA / 18 GP 93,5 SV%, 2,2 GAA): Disputa una regular season più che buona, con qualche calo di concentrazione qua e là senza gravi conseguenze, e rimane costantemente tra i portieri top del campionato. Come spesso ci aveva abituato però, il vero Merzlikins si è palesato nei playoff, con prestazioni eccezionali che hanno trascinato il Lugano fino a Gara 7 di finale. È stato praticamente perfetto fino in fondo, con solo un paio di sbavature, ma il livello raggiunto di efficienza e forza mentale (vedasi la capacità di rialzarsi dopo un errore) è eccezionale. Di sicuro è sul podio dei migliori portieri mai visti in maglia bianconera.
Daniel Manzato (13 GP, 92,1 SV%, 1,77 GAA ): Finalmente liberatosi dai lunghi infortuni patiti nelle ultime stagioni, il friborghese ha trovato poco spazio, ma nelle partite disputate ha dimostrato di essere tornato a buoni livelli, nonostante qualche passo falso qua e là. Mantiene una percentuale di parate decisamente alta, collezionando pure due shutout “pieni”. La sua partenza sarà comunque importante, per lo sviluppo di Müller e per le qualità da uomo spogliatoio che si porterà via lo stesso Manzato.
Difensori
Alessandro Chiesa (49 GP, 2 gol, 7 assist, +12): La sua stagione termina dopo un solo cambio nella penultima giornata di regular season per un brutto infortunio al tendine d’achille e non può partecipare alla cavalcata dei bianconeri nei playoff, un colpo durissimo per un leone che finisce in gabbia sul più bello. Fino a lì nemmeno una partita saltata in una stagione fatta di solidità, sostanza e grande leadership, le tre qualità che meglio contraddistinguono il capitano bianconero, con una costanza di rendimento indispensabile tra i difensori più puri. La sua pesante assenza nei playoff oltretutto costringe Ireland a sconvolgere le tattiche di squadra e line up.
Philippe Furrer (55 GP, 3 gol, 21 assist, +41): Quante volte è stato detto che un difensore (e un uomo) del genere mancherà al Lugano? Lo ribadiamo per un’ultima volta, sottolineando le qualità a tutta pista del futuro friborghese. Qualche acciacco in regular season non ne ha minato il rendimento, ma anche lui come altri ha mostrato il meglio nei playoff. Una macchina instancabile, insuperabile nell’uno contro uno, un fuoriclasse capace di sacrificarsi in ogni cambio, avrebbe meritato il titolo per chiudere la sua era alla Resega e per come ha trascinato ogni suo compagno di squadra verso quel sogno sfumato solo in Gara 7 di finale.
Stefan Ulmer (37 GP, 1 gol, 7 assist, +8): Spesso confrontato con infortuni piuttosto lunghi da digerire come le commozioni cerebrali, l’austriaco ha vissuto una regular season piuttosto difficile, ma è riuscito comunque a farsi trovare pronto nei playoff, giocati in crescendo di forma. Quando è al meglio delle proprie possibilità ha confermato di essere un grande puck mover e pattinatore, con grande visione di gioco e capace di eludere le marcature alle assi nonostante il fisico non propriamente prestante. Sarà importantissimo per lui ripartire a settembre da questo stato di forma.
Thomas Wellinger (59 GP, 1 gol, 10 assist, +13): È di sicuro una delle belle sorprese della stagione e, calandosi alla perfezione nella realtà bianconera, è diventato subito un punto fermo nella difesa di Greg Ireland. Difensore ordinato, pulito e con grande calma nelle mani, non esce da quelle che sono le sue possibilità dimostrando grande affidabilità e sicurezza. Nei playoff gioca partite di grande personalità, caricandosi maggiori responsabilità sulle spalle con la defezione di capitan Chiesa. Non è molto produttivo per natura, ma nelle poche puntate offensive sa offrire spunti interessanti.
Julien Vauclair (52 GP, 6 gol, 10 assist +11): La prossima sarà l’ultima stagione da giocatore per Vauclair, e come dimostrano le sue proverbiali scorribande offensive, il numero 3 sembra non voler accettare il tempo che passa. Gli anni aumentano e qualche errore “di fatica” lo ha commesso anche il giurassiano durante la stagione, ma l’apporto anche in termini di personalità è rimasto importante. Qualche rete pesante, cattiveria agonistica e tanta voglia di vincere, queste qualità non le ha perse e gli hanno fatto guadagnare un ultimo rinnovo bianconero, a patto che gli si permetta di avere un minutaggio più consono alle sue capacità fisiche.
Elia Riva (49 GP, 2 gol, 0 assist, 0): La sua più grande qualità è la testa ben piantata sulle spalle, anche se a livello di classe il ragazzo non scherza. Una stagione, quella appena terminata, in cui ha avuto ancora più ghiaccio a disposizione, e il figlio di “Luli” ha ripagato la fiducia con prestazioni sicure, trovando anche la gioia dei primi gol nel massimo campionato svizzero. Se continuerà con lo stesso ritmo di crescita non vi è da dubitare che potrà essere uno dei punti fermi del Lugano nel futuro più prossimo.
Bobby Sanguinetti (53 GP, 13 gol, 26 assist, +8): Se il difensore americano avesse mantenuto un rendimento pari a quello avuto nelle settimane tra i Giochi Olimpici e i quarti di finale, il suo rinnovo sarebbe arrivato rapidamente. Purtroppo di quel difensore produttivo, ricco di personalità e praticamente completo se n’è avuta traccia solo in quel breve periodo, mentre per il resto della stagione ha avuto un rendimento altalenante, tra un buon bottino di punti ma anche tanti errori banali, su tutti quello che ha regalato Gara 4 di finale ai Lions. Ancora una volta la ricerca del difensore straniero “perfetto” si è rivelata infruttuosa e in finale si è potuto constatare come il numero 77 abbia perso completamente il confronto contro un solido fuoriclasse come Kevin Klein.
Ryan Johnston (18 GP, 2 gol, 10 assist, +16): Arrivato tra lo scetticismo generale, il piccolo canadese ha mostrato subito carattere e voglia di spaccare le montagne, mostrando velocità di pattinaggio e propensione offensiva che sulle piste svizzere hanno un gran successo. Termina i playoff con ottimi numeri, ribadendo la capacità di calarsi nel ruolo e nel campionato, e tra reti e punti ha mostrato uno stile di gioco condito da classe e grande fantasia, limitato solo da un fisico piuttosto minuto. Molti sperano nel suo rinnovo, ma bisognerà fare attenzione a non decidere di pancia nonostante le buone impressioni e a pensare a cosa serva veramente al Lugano.
Massimo Ronchetti (51 GP, 0 gol, 4 assist, -1): Parte sulla base della fiducia acquisita dal “trattamento Ireland” degli scorsi playoff, ma la sua stagione risulta piuttosto fragile sul piano dell’affidabilità quando è chiamato a gestire il disco. Lacune tattiche ed errori sotto pressione minano la manovra della squadra sul ghiaccio, anche se poi il numero 6 è il primo per sacrificio come dimostrano gli 83 tiri bloccati, un dato che conferma la sua utilità in ruoli a lui consoni. Bene anche in contesti “di emergenza” ma quando la situazione richiede acume tattico ed elevate capacità tecniche (vedasi i playoff) perde il posto con il rientro di Vauclair, l’arrivo di Johnston e purtroppo con il suo successivo infortunio.
Riccardo Sartori (22 GP, 0 gol, 2 assist, +2): Mandato a fare esperienza in Finlandia, il ticinese viene richiamato in Ticino in inverno per far fronte alle molte assenze nel reparto arretrato. Inizialmente trova spazio e le sue prestazioni sono anche di buon auspicio, ma pian piano perde il posto in difesa ed è evidente che per qualche motivo Ireland lo “vede” poco, preferendogli in alcune circostanze anche il giovane Matewa dei Ticino Rockets. Resta un po’ un mistero quello che il Lugano ha in programma con lui, fatto sta che i difensori sono merce rara e andrebbe sicuramente valorizzato meglio.
Clarence Kparghai (20 GP, 1 gol, 4 assist, -4): Termina la sua stagione in prestito a Kloten, dopo aver fatto di nuovo il suo rientro sul ghiaccio della Resega superato il lungo infortunio. Fatica comprensibilmente a trovare ritmo e condizione, e questo non lo aiuta di certo nelle sue prestazioni, dato che fisico ed esplosività sono le sue armi migliori. Poco affidabile con il disco sul bastone e spesso fuori posizione, sembra spaesato nel sistema difensivo rigido e tattico di Ireland e logicamente perde il posto con il rientro degli infortunati. Resterà da definire il suo ruolo nella prossima stagione.
Lukas Matewa (8 GP, 0 gol, 0 assist, +2): Già allenato da Jan Cadieux negli élite del Gottéron fino a un paio di anni fa, il difensore 18enne ha stupito nelle poche apparizioni con la maglia del Lugano per il coraggio e la personalità, oltre che per indiscusse buone basi tecniche. Sarà compito dei Rockets e del suo tecnico aiutarlo in un promettente sviluppo futuro.
Colin Fontana (3 GP, 0 gol, 0 assist, 0): Il fisico non gli manca, ma questo lo limita a livello di pattinaggio e mobilità. Al momento non possiede le qualità tecniche per emergere o per avere un ruolo anche di riserva in una difesa come quella del Lugano.
Attaccanti
Damien Brunner (24 GP, 7 gol, 7 assist, -5): Nel preseason sembra pronto a spaccare le montagne ed è il più promettente tra i bianconeri, ma un infortunio alla spalla durante un’amichevole lo costringe ai box per mesi. Al suo rientro fatica ad ingranare ma poi mette assieme buone prestazioni che sembrano lanciarlo al meglio verso i playoff, fino alla terribile sera di Davos, dove la luce si spegne di nuovo quando praticamente si distrugge i legamenti dal ginocchio in giù. Mai vista tanta sfortuna in un solo giocatore e, nonostante tutto, nei momenti migliori sembrava sempre vicino a tornare quello “vero”, ma l’impressione è che l’ultimo infortunio e soprattutto lo stato di forma al suo rientro siano determinanti per delineare il suo futuro in bianconero.
Alessio Bertaggia (67 GP, 8 reti, 11 assist, -4): La sua regular season non è stata delle più facili, ha faticato a trovare la via della rete e questo lo ha reso spesso frettoloso propenso al turn over per la troppa foga di voler far bene. Dopo qualche partita passata anche come 13esimo attaccante, il ticinese ha pian piano risalito la china, ritrovandosi in buona forma nei playoff, dove ha trovato reti pesanti. Si spera possa ripartire da dove ha finito per tornare quello delle prime stagioni in bianconero dopo il ritorno da Zugo.
Dario Bürgler (44 GP, 17 reti, 17 assist, +12): Eccezionale per regolarità di rendimento, si conferma come uno degli scorer di razza della squadra, e dopo vari cambi di linea trova la migliore dimensione nel blocco di Cunti e Romanenghi sul finire della regular season. Letale sotto porta con oltre il 20% di successo al tiro, la sua fisicità lo rende utile anche nelle situazioni speciali, confermandosi attaccante completo e molto duttile. Anche lui rimane vittima della notte di Davos infortunandosi in maniera assurda, ma avrebbe sicuramente meritato di essere uno dei trascinatori nei playoff, quell’arma in più che avrebbe potuto fare la differenza in qualunque momento.
Julian Walker (56 GP, 12 gol, 13 assist, +10): La scorsa stagione parlavamo di un Walker sciupone e molto “fumoso” anche fisicamente, a 12 mesi di distanza i giudizi cambiano radicalmente. Oltre ad aver trovato un bel bottino di punti (con qualche rete pregevole) il bernese è tornato ad essere quell’abilissimo e instancabile forechecker che fa ammattire le manovre avversarie. Anche lui nei playoff riesce ad alzare ulteriormente il livello e, nonostante qualche errore di troppo col disco sul bastone, sul piano fisico diventa quasi insuperabile.
Raffaele Sannitz (61 GP, 9 gol, 22 assist, +4): In regular season è stato il “solito” buon Sannitz, ma nei playoff ha cambiato marcia caricandosi sulle spalle grandi responsabilità (che non ha mai rifiutato, sia chiaro) diventando addirittura indispensabile, con quei pesantissimi 5 gol e 15 assist che hanno contribuito a portare il Lugano fino a Gara 7 di finale. In coppia con Reuille ha formato una coppia micidiale di “vecchietti” terribili, anima del Lugano da playoff, cambiando anche le sorti del cammino bianconero, dimostrando di nuovo che il post season è il suo pane. Peccato solo che nell’atto conclusivo non abbia potuto dare il suo contributo per l’infortunio al ginocchio.
Sebastien Reuille (66 GP, 8 gol, 6 assist, +15): Un altro giocatore che nei playoff si è eretto a protagonista, sostituendosi ai grandi assenti e segnando reti pesantissime. Sono 3 i gol in regular season, 5 quelli nei playoff, di cui addirittura 3 in short hand, tra i quali quello ormai famoso del 3-1 a Bienne in Gara-3 di semifinale, un gol che ha cambiato il destino bianconero lanciando la famosa rimonta. Doveva giocare anche con i Ticino Rockets per contratto ma, tra infortuni e un suo rendimento non indifferente, si è sempre meritato lo spazio in prima squadra, a pienissimi voti. E ora, forse, anche un rinnovo contrattuale.
Matteo Romanenghi (67 GP, 4 gol, 8 assist, +14): Un’altra delle belle sorprese della stagione, un ragazzo che ha tratto grande giovamento dall’esperienza fatta con i Rockets la scorsa annata. Giocatore caparbio e di grande intelligenza tattica nonostante l’età, porta molto lavoro utile e di qualità, prendendosi grandi meriti anche a livello difensivo (+14) in una linea divenuta molto offensiva col passare delle partite. Subito ottima l’intesa con Luca Cunti, i due non sono quasi mai stati separati, e solo l’infortunio di Bürgler ha impedito che quella linea si prendesse grandissime soddisfazioni nei playoff. Il futuro è assicurato per il numero 70.
Giovanni Morini (63 GP, 5 gol, 12 assist, +16): Grinta infinita, voglia di spaccare il ghiaccio a ogni cambio, gli manca solo un po’ più di presenza sotto porta (perché le qualità e un discreto tiro li ha) e si parlerebbe molto di più di lui. Nonostante ciò l’attaccante italiano lavora nell’ombra sempre per il bene della squadra, prendendo e distribuendo colpi, “pulendo” dischi difficili per i compagni, e soprattutto facendosi sempre trovare pronto, in ogni momento e in ogni ruolo. Ormai un punto fermo del bottom six bianconero.
Maxim Lapierre (67 GP, 25 gol, 33 assist, +20): Già in regular season si è espresso su livelli di produttività che in pochi si sarebbero aspettati nonostante si conoscessero le qualità del canadese. Ciò che ha fatto invece nei playoff è stato a dir poco straordinario, terminando come topscorer del post season (23 punti) nel quale il solo Hofmann ha segnato più di lui. Infinita leadership, coraggio, voglia di andare oltre ogni ostacolo e ogni dolore fisico, ma anche tantissima intelligenza tattica, presenza offensiva puntuale e quel suo carattere che spesso fa ammattire i giocatori e i tifosi avversari. Ormai è il leader indiscusso di questo Lugano, il braccio sul ghiaccio di Ireland, difficile immaginarsi questo gruppo senza il canadese davanti a trascinare.
Jani Lajunen (58 GP, 9 gol, 30 assist, +28): In quanti hanno storto il naso al suo ingaggio, in quanti devono essersi ricreduti, dopo qualche partita di regular season, ma soprattutto dopo aver visto la sua importanza nei playoff. Centro da lavoro, intelligente e con una tecnica migliore di quello che sembra, pattinatore veloce nonostante la stazza, è stato dapprima il centro giusto per Klasen, poi quello di Lapierre e Hofmann nei playoff nella linea “carro armato”. Quando è stato fuori per le prime due partite di semifinale il Lugano sembrava dimezzato, poi è tornato a far valere la sua forza fisica spropositata e il suo dominio negli slot, segnando reti pesanti e propiziandone altre. Ha giocato semifinali e finale con una vite nella mano e una protezione sul guantone, ma nemmeno questo lo ha fermato, imprescindibile.
Gregory Hofmann (63 GP, 36 gol, 24 assist, +17): Una stagione dalla straordinaria produttività per il numero 15, con un bottino di reti impressionante che ad inizio stagione sembrava lo potesse lanciare in NHL dopo il camp con i Carolina Hurricanes. Tornato invece a Lugano ha accusato un solo calo durante l’inverno, per poi tornare a devastare, nel vero senso della parola, le difese e le porte avversarie, con la sua potenza e la capacità di tiro in corsa. Nei playoff ha messo a segno ben 3 game winning gol, raggiungendo quota 14 reti nel post season, grazie anche all’intuizione di Ireland che lo ha inserito all’ala di Lajunen assieme a Lapierre. Come molti dei suoi compagni aveva dato tutto e anche di più per arrivare a Gara 7 di finale ed è sembrato comprensibilmente un po’ scarico nell’ultima partita, ma davanti a numeri del genere ci si può solo togliere il cappello.
Luca Fazzini (66 GP, 23 gol, 30 assist, 13): L’esplosione è arrivata la scorsa stagione, ma la conferma è sempre il lavoro più difficile. Ebbene in regular season il ticinese è risultato addirittura il miglior svizzero del campionato con 42 punti, l’unico rossocrociato nella top-10 della classifica marcatori. I suoi tiri improvvisi e precisissimi sono ormai il suo marchio di fabbrica, e quando inizia a segnare sembra non volersi fermare più vista la facilità con cui batte i portieri. Peccato solo che sia mancato nella seconda parte della stagione, con sole 3 reti da Natale via e sia un po’ sparito nei playoff, soprattutto in finale, quando le sue segnature sarebbero potute essere pesantissime.
Luca Cunti (59 GP, 11 gol, 20 assist, +8): Vederlo giocare il disco è pura poesia, sono pochissimi i giocatori svizzeri (o forse in LN è l’unico) ad avere una tale classe sopraffina col disco sul bastone. Ha passato una stagione ad attendere lo sniper ideale al suo fianco e quando sembrava che Bürgler potesse essere il complemento ideale, l’ex Zugo si è fatto male. Giocatore impegnativo da abbinare nel line up, ha alternato prove di classe pura ad altre anonime, non trovando ancora la regolarità di rendimento dei primi anni a Zurigo, e nei playoff ha pagato una certa mancanza naturale di capacità fisiche, soprattutto in finale. Resta comunque un giocatore di livello superiore, occorre trovare “solo” il sistema che lo valorizzi al meglio, una nuova sfida per Greg Ireland.
Linus Klasen (46 GP, 12 gol, 26 assist, 0): Il grande dilemma della società bianconera. Passato da una stagione inizialmente difficile per problemi famigliari, ha alternato grandi giocate a partite addirittura irritanti, nonostante un discreto bottino di punti, ma era evidente a tutti che lo svedese fosse solo al 50% delle sue possibilità. Si attendevano i playoff per vedere se avesse cambiato marcia, ma gli infortuni hanno costretto Ireland a sacrificarlo per schierare due difensori stranieri oltre agli “intoccabili” Lapierre e Lajunen, ma quando è stato chiamato in causa non è riuscito a dare l’apporto sperato in un contesto così fisico. Si è comportato da vero professionista, e sia lui che il Lugano assicurano che vogliono continuare assieme, ma si è detto anche che c’è la possibilità di discutere di un futuro diverso. Sarà un nodo da sciogliere mica da poco.
Loic Vedova (20 GP, 1 gol, 0 assist, 0): Che carattere il ragazzo “lavorato” dai Ticino Rockets! Gettata nella mischia dei playoff come battesimo della massima serie (mica noccioline) la piccola ala destra si è rivelata una vera spina nel fianco per gli avversari. Energia a profusione, tanto pattinaggio e entusiasmo a ogni cambio, con la gioia del primo gol in LN addirittura in una finale per il titolo all’Hallenstadion. Si è guadagnato subito le attenzioni dello staff tecnico, per la prossima stagione partirà sicuramente con un occhio di riguardo.
Vladislav Zorin (21 GP, 1 gol, 0 assist, +2): La personalità non manca al russo arrivato anche lui via Ticino Rockets, infatti lo abbiamo visto spesso impegnarsi nel “trash talk” con gli avversari nei playoff, andando pure dove fa male spesso e volentieri. È però ancora acerbo a livello tattico e la tecnica generale per ora sembra non raggiungere il livello per la massima serie, ma sicuramente è da tenere conto in caso di emergenza.
Emerson Etem (6 GP, 0 gol, 0 assist, +1): Arrivato in condizioni fisiche pietose, viene mandato nella mischia durante l’assenza per infortunio di Klasen, ma il suo apporto è logicamente nullo nonostante l’impegno. Quando sembra stia ingranando (anche se a ritmi blandi) un infortunio muscolare lo blocca di nuovo e finisce definitivamente in tribuna. Nel complesso ingiudicabile per le condizioni in cui è arrivato e ci si chiede l’utilità di un ingaggio simile.