ZSC LIONS – LUGANO
2-3
(0-1, 1-0, 1-2)
Reti: 3’41 Walker (Johnston) 0-1, 24’33 Korpikoski (Kenins, Klein) 1-1, 45’23 Hofmann (Sanguinetti) 1-2, 47’35 Klein (Herzog) 2-2, 56’22 Lajunen (Furrer) 2-3
Note: Hallenstadion, 11’200 spettatori (esaurito). Arbitri Eichmann, Hebeisen; Borga, Kaderli
Penalità: ZSC Lions 5×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Pettersson), Lugano 7×2′
ZURIGO – È finita con il coro del “non mollare mai” che rimbombava sotto le volte dell’Hallenstadion, tifosi bianconeri in delirio, quelli zurighesi, vestiti a festa in attesa di poter esultare definitivamente, sotto choc.
Un choc esploso a poco meno di 4 minuti dalla terza sirena, con il tiro di Lajunen – forse impercettibilmente deviato da Lapierre – a infilarsi alle spalle di Flüeler, in un terzo tempo in cui è successo praticamente di tutto, fino a quei secondi finali in cui è esplosa purtroppo anche la frustrazione di un certo Pettersson.
Lo svedese, impotente o quasi per tutta la serie di finale, è andato a cercare un inutile check da dietro su Lapierre, già “impegnato” in un contrasto con Wick. Che lo svedese possa saltare per squalifica Gara 7 è una possibilità, ma saranno anche da valutare le condizioni del canadese, uscito frastornato da quel colpo arrivato alle spalle.
Un Lugano che già durante il match ha dovuto vedere Sannitz uscire per un doppio colpo al ginocchio (fortuito) che ha fatto letteralmente mettere le mani in faccia a Ireland, costretto a fare meno già di un altro centro, Cunti, anche se il numero 38 è poi rientrato in panchina, pur se non utilizzato.
Ma questo mette ancora più in alto l’asticella dei limiti e quindi dei meriti del Lugano, capace di raggiungere il primo obiettivo messo nel mirino da una decina di giorni, ossia quello di giocarsi il titolo in Gara 7 in una Resega che si annuncia infernale.
Qualche giocatore dello Zurigo assicurava che la pressione sarebbe rimasta sulla schiena del Lugano, visto il vantaggio casalingo degli zurighesi, ma proprio questo vantaggio si è rivelato la tipica lama a doppio taglio.
Determinati come non mai sin dai primi secondi di ghiaccio, i ragazzi di Ireland hanno giocato la partita che tutti si aspettavano, mostrando di non aver alcuna remora ne timore di entrare in una pista già vestita a festa ma, anzi, i primi dubbi sono comparsi nella testa dei Lions già al gol di Walker, al termine di un perfetto contropiede.
Ancora una volta è emerso l’incredibile carattere della squadra bianconera, capace di subire il pareggio, di soffrire in un secondo tempo in apnea e in trincea, ma anche di resistere grazie allo spirito di sacrificio e alle capacità di esaltarsi in questi contesti dei loro uomini simbolo, su tutti Elvis Merzlikins. Il portiere lettone ha tenuto in piedi la baracca sul quarto d’ora di fuoco dei Lions.
Ma il vero capolavoro Vauclair e compagni lo hanno impostato nel terzo periodo, gestendo la paura e la follia dopo la sassata per il 2-2 di Klein – davvero l’unico uomo ad avere la lucidità necessaria tra i Lions – ripartendo con calma e colpendo quando più fa male, a pochi minuti dall’overtime.
Un risultato che al Lugano può e deve essere il carburante per il “boost” finale, che per gli zurighesi potrebbe essere (ma mai diffidare) una mazzata impressionante, perché farsi bruciare un 3-1 in questa maniera non significa solo riconoscere i grandi (enormi) meriti del Lugano, ma anche subire gli effetti di una squadra che attualmente sembra più autogestita che veramente guidata da Kossmann, un coach che finora non ha trovato le contromisure quando le cose sono andate male per i suoi, vivendo sui momenti positivi e le giocate dei singoli, grazie a un valore tecnico generale che rimane elevato.
Ma come si era già capito da molto tempo, i valori tecnici rimangono in secondo piano se non si è in grado di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di provare a cercare e superare i proprio limiti, a guardare sempre il bicchiere mezzo pieno senza mai mollare, in questo il Lugano è assolutamente maestro.
Ora, si fermino tutti, un bel respiro e si viva Gara 7 come il Lugano ha vissuto le rimonte di questi playoff, con esaltazione e tutto d’un fiato, perché ora come non mai il Lugano è vicinissimo all’estasi, quella che i tifosi e tutto l’ambiente bianconero attendono da 12 lunghissimi e durissimi anni.
Il Lugano si è meritato Gara 7 alla Resega quando in molti pensavano fosse ormai finita, il tempo per scrivere la storia è arrivato.
IL PROTAGONISTA
Maxim Lapierre: A Lugano si stanno facendo gli scongiuri, il colpo preso da Pettersson ha lasciato col fiato sospeso i tifosi e staff tecnico, ma siamo sicuri che il canadese farà di tutto per esserci venerdì.
Farà di tutto come lo ha fatto in partita, maestro nel far saltare i nervi agli avversari, maestro nel calmare quelli dei compagni e a motivarli in panchina, maestro nel gestire i dischi nei momenti importanti.
E forse ha pure un merito con quella impercettibile deviazione sul tiro di Lajunen (era comunque lì a disturbare Flüeler), ma soprattutto potrebbe essere l’uomo giusto per trascinare un’ultima volta il Lugano in casa sua.
GALLERIA FOTOGRAFICA
(Clicca le frecce per scorrere le fotografie)
HIGHLIGHTS