AMBRÌ – “La salvezza è l’unica cosa che ti fa dormir bene la notte”. Così aveva commentato capitan Paolo Duca il 13 aprile scorso nella piccola saletta della Schoren di Langenthal (qui l’intervista), qualche minuto dopo aver conquistato la tanto agognata salvezza, patita come non mai al termine di una stagione disastrosa sotto tutti i punti di vista. Meno di un anno dopo abbiamo rincontrato Duke nei panni di direttore sportivo biancoblù, e questa volta lo abbiamo fatto nei corridoi di una Valascia festante al termine di Gara 5 che ha sancito la salvezza anticipata dell’Ambrì Piotta.
Esattamente come coach Luca Cereda, anche il 36enne di Ascona è visibilmente provato. Nonostante il chiaro 4-1, la serie è stata equilibrata e combattuta e il Kloten, sino all’ultimo secondo, ha venduto cara la pelle. Se però sui volti di staff tecnico e dirigenza si denota un’evidente soddisfazione, ciò è dovuto al modo in cui la salvezza è stata raggiunta. La vittoria è arrivata in modo radicalmente diverso rispetto ad un anno fa, non più arrancando bensì costruendo, ed anche se si è solo alle fondamenta la solidità del progetto messo in atto dal duo ticinese è già più che tangibile.
“È stata una salvezza meritata ma al contempo molto equilibrata; penso che a livello di gruppo noi avessimo un pochino di energia in più”, ci ha confidato il DS leventinese. “Ad inizio stagione abbiamo scelto una strategia e le siamo rimasti fedeli sino all’ultimo secondo dell’ultima partita, e questo ha portato i suoi frutti. Siamo cresciuti, giorno dopo giorno, e abbiamo messo l’accento sul lavoro quotidiano. La fortuna ci ha parzialmente aiutato, questo è vero, penso a Gara 4 e a quella vittoria al supplementare che ci ha permesso di presentarci giovedì con il primo match ball in tasca. È stata dura ma la differenza l’ha fatta il gioco di squadra, l’intensità ed il ritmo che siamo riusciti a mantenere alto in tutte e cinque le partite”.
Un anno dopo quella serata a Langenthal, l’Ambrì è una squadra – ma soprattutto una società – radicalmente diversa. È evidente agli occhi di tutti come la direzione intrapresa sia l’unica possibile per questo club…
“Come società abbiamo deciso di optare per un cambiamento strategico a livello sportivo. Volevamo tornare ad essere un club formatore, puntando sui giovani e dando loro la chance di ricoprire ruoli importanti sin da subito. Questo penso che sia stato fatto molto bene. Abbiamo potuto assistere al progresso di giovani come Zwerger, Müller e Kubalik – che ricordo è pur sempre un ragazzo del ’95 – oltre a quello dei nostri, penso banalmente al capitano Michael Fora. Credo che in questo senso non abbiamo mai dubitato e non siamo mai scesi a compromessi. Ha giocato chi meritava di giocare e chi era in grado di portare grinta ed energia sul ghiaccio. Non abbiamo badato ai contratti o all’età dei singoli. Questa strategia è stata pagante. Giorno dopo giorno i ragazzi hanno svolto minuziosamente il proprio lavoro e noi, come staff tecnico, abbiamo cercato di fare tesoro del capitano umano a nostra disposizione”.
Luca Cereda, una scommessa vinta su tutti i fronti…
“Quando portai alla dirigenza il suo nome, tutti si domandarono se fosse il caso di procedere con una doppia scommessa. Dopo un anno, Luca ha dimostrato di essere la persona giusta per affrontare questa sfida alla guida dell’Ambrì Piotta. Ha svolto un lavoro encomiabile e io non ho mai dubitato delle sue qualità come allenatore. I frutti del suo lavoro li abbiamo cominciati a cogliere dopo 3-4 mesi e il finale di stagione, in termini di gioco, è finito nettamente in crescendo”.
A differenza delle stagioni passate il coach quest’anno non è mai stato in discussione. La squadra lo ha sempre seguito con dedizione, e questo è sinonimo di un gruppo estremamente unito…
“Quest’anno ho percepito il sostegno da parte di tutti, dal CdA al pubblico. Non abbiamo mai messo in discussione la strategia e questo è stato sicuramente un elemento decisivo. La squadra ha impiegato qualche tempo affinché i principi dell’allenatore venissero interiorizzati ma verso la fine del campionato abbiamo osservato una compagine dagli schemi ben precisi. Volevamo mettere in pista un gruppo combattivo e questo penso lo si sia visto nella maggior parte delle partite di questa stagione”.
Pure la scommessa “Paolo Duca” è sembrata essere più che azzeccata…
“Quella no, ho perso 10 chili (ride, ndr.). È stato un anno intensissimo e se c’è una cosa di cui sono contento, è che da quando ho accettato questa sfida le scelte che sono state fatte non sono state dettate dalla paura o dalla pressione, ma da quello che ritenevo giusto in quel momento. L’Ambrì mi ha dato tanto e credo fosse giusto ripagare in qualche modo la società. Come dissi un anno fa, sono convinto che si tratta di una realtà per la quale vale la pena di lottare”.
Acquisti mirati e strategia chiara. I passi avanti del club sono evidenti e molti sono gli elogi arrivati a fine stagione nei confronti del duo ticinese per un progetto finalmente preciso e a lungo termine…
“La verità è che sappiamo quali sono le nostre possibilità, anche a livello finanziario, e per questo motivo abbiamo dovuto scegliere una strategia intelligente per noi, ovvero quella di puntare su 5-6 giocatori forti che potessero fare la differenza e che potessero essere d’esempio per i nostri giovani. In aggiunta a questo quattro stranieri forti ed un portiere d’esperienza. Per il resto l’intenzione è quella di completare la squadra con giocatori giovani che vogliono crescere oppure rilanciarsi a seguito di stagioni difficili. Chiaramente non possiamo permetterci di fare mercato come le big del nostro campionato, ed è per questo motivo che, a mio parere, questa può essere l’unica strategia possibile per l’Ambrì”.
Nell’acquisto di un giocatore, quanto conta per Paolo Duca l’aspetto umano?
“L’aspetto caratteriale è fondamentale e noi abbiamo bisogno di guerrieri. Chiaramente non tutte le persone sono uguali, ma è molto più probabile che una società come la nostra si ritrovi in momenti delicati e che quindi abbia bisogno di gente pronta a lottare. Questo è sicuramente un aspetto che non trascuriamo quando facciamo mercato”.
Quando è stato il momento in cui, dall’entrata in carica, Paolo Duca ha realmente temuto per la situazione in casa Ambrì?
“Onesto? Ero preoccupato durante la stagione, ero preoccupato prima della serie con il Kloten ed ero preoccupato durante la serie con il Kloten. Si è sempre preoccupati, fa parte del gioco. Si può anche lavorare bene ma ogni tanto i risultati faticano ad arrivare oppure non giungono affatto. Non è mai scontato. Le partite vanno giocate sul ghiaccio e non vi sono certezze. Diciamo che è dallo scorso 18 aprile che vengo accompagnato costantemente da un sentimento di sana preoccupazione agonistica. Tutto si è però concluso per il meglio, siamo davvero molto soddisfatti di questo finale di stagione”.
Ma il lavoro per diventare più giovani e rafforzare l’identità del club è appena iniziato. Quel che è certo, almeno per le prossime sere, è che Paolo Duca potrà dormire sonni tranquilli.