LUGANO – FRIBORGO
5-3
(1-2, 3-1, 1-0)
Reti: 4’40 Lajunen 1-0, 7’48 Sprunger (Holos) 1-1, 16’35 Birner (Maret) 1-2, 24’29 Sannitz (Johnston) 2-2, 30’16 Vauclair (Sannitz) 3-2, 32’27 Rossi (Bykov) 3-3, 37’55 Hofmann (Lapierre, Sanguinetti) 4-3, 59’12 Hofmann 5-3
Note: Resega, 6’089 spettatori. Arbitri Hebeisen, Mollard; Progin, Wüst
Penalità: Lugano 8×2′, Friborgo 8×2′
LUGANO – Alla terza sirena il sollievo, la gioia e gli abbracci. “Tutto molto bello”, direbbe il leggendario Bruno Pizzul, tutto molto bello per un Lugano che per il terzo anno consecutivo raggiunge almeno lo stadio delle semifinali.
Una volta lo Zugo, lo scorso anno gli ZSC Lions, questa volta il Friborgo, come rivincita di quel quarto di finale vinto dai Dragoni ormai tanti anni fa. Il passo decisivo, lo si afferma ogni volta, è sempre quello più difficile, e forse non è la solita retorica sportiva per tenere tutti sulle spine, è probabilmente così.
Il Lugano di Ireland, stavolta di nuovo con Johnston e senza Klasen, ma pure con il rientrante Vauclair, ha messo in chiara luce quel concetto, partendo molto contratto nonostante la rete di apertura (molto contestata dal Friborgo per un presunto offside non ravvisato al coach challenge), subendo il gioco del Friborgo fino a secondo tempo inoltrato, fino al gol Sannitz su invenzione di Johnston, il 2-2 che ha lanciato la pazza seconda frazione di gioco.
Molte penalità, nervosismo, colpi proibiti – tra cui la bastonata gratuita di Kienzle che ha messo fuori gioco Lajunen – molti power play e interruzioni, per arrivare al 40′ con il vantaggio del Lugano grazie al game winning gol di Hofmann con una violenta bordata in 4 contro 3.
È lì che i bianconeri si sono sbloccati e hanno capito che quella partita andava giocata più delle altre, perché speculare sarebbe stato stavolta controproducente, con il Friborgo pronto a giocarsela fino in fondo. Obbligata la squadra di French a giocarsela fino in fondo, ma una volta di più sono usciti i limiti dei burgundi, incapaci di concretizzare e di giocare con costanza nello slot basso, anche se questa è stata probabilmente la partita meglio interpretata dal Friborgo in tutta la serie.
Anche nel terzo periodo, quando ci sia aspettava una reazione brutale e obbligata dagli ospiti, French non è riuscito a dotare di maggior efficacia il gioco “leggero” dei suoi, soffocato spesso dal forecheck molto alto dei bianconeri e portati ancora una volta al largo da Merzlikins.
In fondo, Gara-5 è stata un po’ il sublimarsi e il concentrarsi delle peculiarità delle due squadre, a partire dai portieri, con un Merzlikins “umano” sul gol di Sprunger ma poi tornato rapidamente un robot sicuro, incolpevole sulle altre due reti, e dall’altra parte un Brust solo “bravo” e al limite della decenza in alcune sue uscite, persino vergognoso nelle simulazioni su Romanenghi e Reuille.
Se il portiere canadese la voleva mettere sul caratteriale e innervosire i bianconeri, diremmo che la missione gli si è ritorta contro. Meglio il Lugano in difesa, bravo a portare fuori zona il Friborgo e tenere bene su molti box play (tra cui 1’20” in 3 contro 5), molto meno quando c’era da far ripartire l’azione, con lentezza e indecisione sul primo passaggio, trovando poi il sistema avversario già schierato.
E se un attacco, quello friborghese è apparso ancora una volta bello ma incompiuto, al Lugano sono ancora bastati i guizzi dei suoi uomini da playoff, Lajunen, Sannitz, Vauclair e Hofmann, nomi sicuramente non casuali nel tabellino.
Sono quegli uomini (Vauclair a parte) che con Merzlikins e il supporto di una squadra intera hanno portato di peso il Lugano in semifinale, con la forza, l’esperienza delle grandi sfide, la leadership e il coraggio di prendersi colpi e incassare provocazioni mantenendo la lucidità. Si diceva che il Lugano è una squadra fortunata, pensando alle assenze dei bianconeri lo si può dire. Perché avere ancora tra le proprie fila certi nomi è una gran fortuna, molto più di quella che fa andare un disco sul palo o un rimbalzo in rete.
Ora il Lugano può attendere il suo prossimo avversario, che sarà uno tra Bienne e Davos, con la speranza che l’infortunio di Lajunen non sia così grave come sembra.
IL PROTAGONISTA
Gregory Hofmann: L’ha chiusa a porta vuota dopo che Walker e Bertaggia avevano fatto venire i capelli bianchi a mezza Resega sbagliando in maniera clamorosa, ma soprattutto l’ha decisa con quel gran tiro in 4 contro 3.
Ancora una volta è stato uno dei polmoni di questo Lugano, un incessante motore turbo che non ha smesso per un attimo di portare pericoli in attacco e aiuto in difesa. Imprescindibile.
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