Social Media HSHS

Lugano

Nuovo stop del Lugano che a Bienne perde il terzo posto

Ireland recupera Klasen e Sanguinetti ma i bianconeri pagano un pessimo inizio di partita e si vedono superare in classifica proprio dai giallorosssi

Nuovo stop del Lugano che a Bienne perde il terzo posto

BIENNE – LUGANO

3-1

(2-0, 1-1, 0-0)

Reti: 4’03 Pedretti (Lofquist, Rajala) 1-0, 7’44 Micflikier (Dufner, Schmutz) 2-0, 33’01 Morini (Walker, Klasen) 2-1, 39’33 Wetzel (Fuchs, Diem) 3-1

Note: Tissot Arena, 5’876 spettatori. Arbitri Stricker, Urban; Gnemmi, Progin
Penalità: Bienne 2×2′, Lugano 5×2′

BIENNE – A ridosso dei playoff, affrontare il Bienne in casa propria significa andare a punzecchiare la migliore squadra degli ultimi due mesi, un gruppo di giocatori che ha acquisito una fiducia pazzesca in quello che fa, e questo doveva servire da monito anche per i bianconeri.

Invece, guardando quello che Chiesa e compagni hanno combinato nei primi 15 minuti di gioco, sembra quasi che il Lugano non fosse consapevole del fatto che quella che avevano davanti era la squadra che lotta assieme ai bianconeri per il terzo posto in classifica.

Certo, c’è da dire che il ritmo indiavolato messo in pista dai padroni di casa era estremamente difficile da mantenere per più di un tempo o poco più (e così è stato, infatti), ma in quei minuti iniziali in cui il Bienne insegnava al Lugano come ci si procaccia la famosa “puck-luck” e bombardava Elvis Merzlikins da ogni posizione della pista sembrava il “solito” incubo da Bienne.

Perché va detto, poche squadre in questa stagione hanno saputo mettere in crisi il Lugano come i giallorossi, il cui forechek al limite della coscienza difensiva e il ritmo del pattinaggio manda letteralmente in confusione la squadra di Greg Ireland, costretta ad inseguire sotto per 2-0 con troppa facilità (poco protetto Merzlikins) e perdente in molti duelli fisici.

Sempre privi comunque di due centri quali Sannitz e Lajunen, la cui assenza si fa sentire non poco negli slot e negli angoli dove occorre stazza e muscolatura, i ticinesi si sono proposti alla Tissot Arena con un Sanguinetti e un Klasen in più, con lo svedese ripartito dal quarto blocco, ma questo non ha cambiato di moltissimo le cose, dato che con questa formazione offensiva a due stranieri, di cui uno a mezzo servizio e senza Sannitz, il Lugano va ritenuto comunque una squadra ancora in emergenza.

Questo non giustifica assolutamente la miriade di errori distribuita tra zona neutra e slot difensivo a facilitare i padroni di casa, con tutti quei dischi persi in uscita diventati manna dal cielo per Pouliot e compagni, e sul primo tempo si è detto quello che andava detto, con ben pochi spunti positivi per i ticinesi.

Perché se c’è stata reazione è a partire dal secondo tempo che la si è vista, quando il Bienne ha logicamente mollato quel ritmo di pattinaggio impossibile da proporre per più di tanto e il Lugano ha cominciato a farsi vedere di più dalle parti di Hiller.

Certo, gli errori non sono spariti, anzi, ma la pressione messa su un Hiller in stato di forma eccezionale ha portato perlomeno la rete di Morini, e con uno spingere più convinto, Brunner e compagni avrebbero potuto anche trovare il pareggio. Solo che, complice un power play invero piuttosto inesistente fischiato a favore del Bienne – Fuchs si lascia cadere in maniera palese su un contrasto normale portato da BertaggiaWetzel ha affondato di nuovo il Lugano a -2 a 30” dalla seconda sirena, la tipica mazzata che taglia gambe e idee.

In fondo al Bienne è bastato così, e questo è il secondo capo d’accusa per gli ospiti, che non sono riusciti ad alzare di nuovo il ritmo nel periodo conclusivo contro i padroni di casa chiusi a riccio e veloci in ripartenza, bravi a gestire il risultato.

Se a Davos era funzionato il Lugano operaio in emergenza, a Bienne i bianconeri nemmeno hanno avuto il tempo di provarci. Troppo impreparati sul ritmo forsennato degli uomini di Törmänen nel primo tempo, Cunti e banda non sono più riusciti a dare seguito al buon quarto d’ora del secondo periodo, mancando di idee ed esplosività nelle gambe.

In queste ultime partite, e il sintomo è uscito di nuovo anche alla Tissot Arena, il Lugano paga anche la scarsa vena dei suoi sniper, su tutti Fazzini, lento e fuori dal gioco, oltre a un Hofmann con la mira decisamente sfasata.

Ora contro il Kloten occorrerà assolutamente una vittoria convincente, non solo per la classifica – la lotta per il terzo posto rimane apertissima – ma soprattutto per andare alla pausa con serenità, e tornare tra un mesetto con la faccia di quel Lugano che sapeva già di playoff.


IL PROTAGONISTA

Marc-Antoine PouliotIl centro canadese, in odore di passaporto rossocrociato, è la vera anima di questo Bienne.

Indomito, playmaker a getto continuo e infaticabile sa liberarsi dei difensori come pochi altri e a ogni giocata pericolosa dei giallorossi c’è il suo zampino. Non va a punti contro il Lugano, ma il solo vederlo giocare vale il prezzo del biglietto.


HIGHLIGHTS

Click to comment

Altri articoli in Lugano