AMBRÌ – LUGANO
2-4
(0-1, 0-0, 2-3)
Reti: 5’23 Lapierre (Brunner, Sanguinetti) 0-1, 41’45 Zwerger (Taffe, D’Agostini) 1-1, 46’29 Müller (Kubalik) 2-1, 47’19 Sanguinetti (Klasen, Lajunen) 2-2, 49’01 Bürgler (Klasen, Brunner) 2-3, 59’42 Lapierre 2-4
Note: Valascia, 6’500 spettatori (tutto esaurito). Arbitri Dipietro, Wehrli; Kovacs, Wüst
Penalità: Ambrì 4×2′ + 1×5′ + 1’x20′ (Lauper), Lugano 5×2′
AMBRÌ – È stato un weekend in cui l’Ambrì Piotta si è espresso su ottimi livelli in termini di gioco e creazione di opportunità da rete, ma contro questo Lugano non è stato abbastanza.
I biancoblù hanno scagliato nel giro di 24 ore un centinaio di tiri verso uno strepitoso Merzlikins, che è tornato ad essere la colonna portante di una squadra in alcuni momenti ancora fragile, ma che sembra essersi lasciata alle spalle – perlomeno sul piano del carattere – il pessimo finale di 2017 ed il preoccupante esordio nell’anno nuovo.
La squadra di Luca Cereda si ritrova invece con un pugno di mosche dopo due derby giocati bene ed intensamente, al termine dei quali i leventinesi avrebbero sicuramente meritato di ottenere qualche punto in più.
Comprensibile dunque che la consapevolezza di aver fornito due buone prove lasci spazio ad una certa frustrazione, amplificata da quella penalità fischiata a Zwerger per proteste – “aveva solo picchiato due volte il bastone sulla balaustra”, ci ha spiegato Cereda – che ha permesso al Lugano di trovare in powerplay con Bürgler il gol decisivo.
Eppure a meno di un quarto d’ora dal termine l’Ambrì Piotta sembrava poter esorcizzare i suoi demoni, grazie a quel gol di Marco Müller in shorthand che aveva dato ai biancoblù un vantaggio che in un derby mancava oramai dall’8 settembre. La squadra di Greg Ireland ha però mantenuto il sangue freddo, ed ha pareggiato nel giro di 50 secondi ed ottenuto il game winning goal un paio di minuti dopo.
Le emozioni del derby hanno così magicamente permesso al Lugano di tornare a credere con decisione nei propri mezzi, ai danni di una squadra leventinese che ha spinto a più non posso per buona parte della sfida, ma che ha finito per pagare nuovamente la mira troppo scarsa dei propri attaccanti, che oramai non contano più le occasioni a tu-per-tu sprecate al cospetto dei portieri avversari.
Oltre al fatto di avere le polveri un po’ troppo bagnate – ed uno sniper come Kubalik è il simbolo perfetto di questo momento – non si può rimarcare nulla alla squadra di Cereda, che anzi nella doppia stracantonale ha ritrovato con decisione un’identità che nelle precedenti uscite era troppo spesso risultata sbiadita.
L’Ambrì è infatti tornato ad utilizzare con efficacia le armi principali del suo sistema di gioco, con un forecheck alto nuovamente efficace e tante battaglie vinte, che hanno poi portato a buone fasi di possesso del puck nel terzo avversario.
La concretezza che ai leventinesi è mancata, l’ha invece evidenziata con autorità il Lugano, a partire da quel gol di Maxim Lapierre che ha ricordato quanto importante sia il gioco davanti alla porta, dove la fisicità ha fatto per il Lugano proprio quella differenza che l’Ambrì sta invece ancora cercando.
Complessivamente le due squadre ticinesi escono comunque rinfrancate da un fine settimana in cui hanno saputo proporre un ottimo spettacolo agli appassionati, rendendosi protagoniste di due sfide avvincenti che hanno tolto un po’ di quei dubbi che si erano accumulati nel mese di dicembre. Su ambo i fronti c’è però ancora molto da lavorare.
Nonostante i sei punti, indubbiamente Greg Ireland non vede di buon occhio la quantità industriali di tiri concessi agli avversari, rintuzzati da un ottimo Merzlikins e resi meno minacciosi da degli attaccanti leventinesi comunque tecnicamente meno dotati rispetto a quelli delle avversarie dirette dei bianconeri. Il Lugano torna dunque a casa con un secondo posto rinfrancato ma anche con diverso materiale su cui lavorare, perché rimane da ritrovare una certa intensità tra un cambio e l’altro.
Dalla parte opposta dello spettro c’è invece l’Ambrì Piotta, che ha imbastito ottimamente le proprie manovre, senza però riuscire a finalizzare i propri spunti. Moralmente essere “andati in bianco” non è certo il massimo, ma nell’ottica di preparare nel migliore dei modi la via verso la salvezza, questi due derby hanno dato conferma di come i biancoblù dovranno esprimersi quando i giochi si faranno decisivi.
IL PROTAGONISTA
Elvis Merzlikins: Il portiere lettone del Lugano era risultato decisivo venerdì sera alla Resega, ed è riuscito nel difficile compito di confermarsi anche alla Valascia, dove ha concesso solamente due reti al fronte di 52 tiri fronteggiati.
Sull’arco del weekend Merzlikins ha dovuto opporsi esattamente a 100 conclusioni leventinesi, a cui ha risposto riprendendo il suo ritmo migliore e reagendo anche ad alcune incertezze che avevano segnato l’inizio di settimana all’Hallenstadion.
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