Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
IL SUONO DELL’INSISTENZA
Ovvero il risuonare dei ferri della porta avversaria, che anche nell’ultimo weekend i biancoblù hanno colpito con sin troppa regolarità. Contro lo Zugo è infatti stato D’Agostini a spedire il puck sul montante, mentre a Langnau il portiere lettone Punnenovs ha potuto ringraziare in ben tre occasioni la struttura della sua gabbia. D’altronde, visto che l’Ambrì Piotta rimane la squadra che più di tutte tira in porta (32.43 conclusioni a partita), aumentano anche le probabilità di avere un po’ di sfortuna, con ben 0.83 ferri colpiti in media per incontro. L’unica squadra ad avere più rimpianti in questo senso è il Lugano, con oltre 1 palo o asta centrati in ogni partita… Mal comune, mezzo gaudio? Non proprio, perché se i bianconeri compensano con una delle percentuali al tiro più alte del torneo, i biancoblù sono sul fondo con solo l’8.12%.
TRENTA PARTITE A CONFRONTO
Arrivati a 30 partite, è inevitabilmente tempo di primi bilanci ed alcuni confronti con il recente passato. I numeri dicono che l’Ambrì ha ottenuto quattro punti in più rispetto all’ultimo torneo (33 contro 29), facendo però registrare un numero significativamente maggiore di vittorie piene, ovvero nove contro le quattro del 2016/17. Sono invece rimaste le stesse le sconfitte da zero punti (16), mentre c’è una differenza nell’esito delle partite terminate oltre i 60 minuti di gioco. I biancoblù quest’anno hanno infatti avuto la meglio in una sola circostanza, rimediando in overtime o rigori un totale di sei punti… Nell’ultimo campionato l’Ambrì aveva invece racimolato la maggior parte dei suoi punti oltre i tempi regolamentari, ben 16.
TRA NUOVE E VECCHIE ABITUDINI
Con l’arrivo di Dominik Kubalik, coach Luca Cereda è stato costretto a modificare in maniera importante le sue prime due linee, visto che l’innesto dell’ala ceca ha comportato la rimozione del centro Jeff Taffe dal lineup. A doversi adattare sono stati un po’ tutti, compresa una prima linea che è stata divisa dopo diverse partite giocate assieme. Nel weekend alcune cose non sono però funzionate, ed allora Cereda è tornato alle “vecchie abitudini”, riportando D’Agostini con Emmerton e Zwerger, sperando di far scattare nuovamente quella scintilla che aveva contraddistinto l’inizio di campionato. Con la partenza di Kubalik in direzione Nazionale, ci si aspetta di rivedere i tre assieme, l’intesa tornerà subito ad essere quella delle serate migliori?
UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO
Nell’hockey l’opportunità di giocare in doppia superiorità numerica rappresenta la classica chance assolutamente da non mancare, perché non riuscire a trovare il gol – oltre a compattare gli avversari – crea una situazione di cui spesso si finisce per pentirsi. Ne sa qualcosa l’Ambrì Piotta, che quest’arma a doppio taglio l’ha provata sulla sua pelle. Alla Valascia quei due minuti non sfruttati hanno infatti avuto un grande peso nella sfida contro lo Zugo, mentre a Langnau mettere a referto una rete in doppia superiorità non è bastato. Avanti per 4-3, i leventinesi hanno avuto l’opportunità di cambiare la sfida con due minuti interi in doppio powerplay, ma in quel caso il disco non è entrato… Il resto, come si suol dire, è storia.
CHI MAL COMINCIA…
… è purtroppo a “metà” della sconfitta. Anche nell’ultimo weekend si è infatti confermata la tendenza che vede l’Ambrì Piotta battuto quando incassa la prima segnatura della partita, ed il bilancio in questo senso è salito a 16 su un totale di 18 occorrenze. Gli inizi con il freno a mano tirato stanno purtroppo diventando una caratteristica dei biancoblù, che sulle 30 partite disputate hanno incassato almeno un gol nei primi cinque minuti ben 12 volte. In totale sono state 16 le reti concesse dell’Ambrì nei primi cinque minuti degli incontri, con tutte le conseguenze negative del caso.
YOUNG GUNS
Con Luca Fazzini sempre più topscorer del Lugano con i suoi 14 gol e 18 assist (ora è nella top 5 del campionato), i giovani sono sempre più importanti in quel di Lugano. Con il numero 17 a dare l’esempio, recentemente ha trovato la via della rete per la prima volta in NL anche Matteo Romanenghi, un obiettivo cercato per 100 e oltre partite dal 22enne di Morbio, che ha potuto finalmente esultare e portarsi via il disco dopo la partita casalinga contro il Friborgo. Pochi giorni fa un disco è andato anche a casa Riva, grazie alla rete trovata dal difensore 19enne alla Bossard Arena. Con un topscorer di 22 anni vuoi che l’esempio non arrivi a tutti gli altri giovani della squadra?
IL RITORNO DI SENTENZA
Qualcuno avrà pensato che aveva finito il suo lavoro. Troppo facile. La verità è che si è preso qualche partita di pausa per ricaricare e lucidare il tamburo della sua Colt, e poi si è rimesso a mietere vittime con il prezioso aiuto del Biondo. Stavolta Tuco era più distante, ma i due complici hanno sparato assieme, colpendo il bersaglio due volte contro il Losanna mentre, a Zugo, Sentenza ha fatto da solo, alla sua maniera. Tre colpi, tre rintocchi di campana e Tobia, il portiere del Bossard Saloon, ha dovuto arrendersi anche nel duello finale faccia a faccia nella piazza. Sentenza non fa prigionieri.
DA RAPPERSWIL AL CASCO GIALLO
Vi ricordate? C’erano stagioni in cui si continuava a ripetere “questa è quella buona, Luca Fazzini esploderà”. E poi niente. Il talento dell’attaccante numero 17, oggi in elegante tenuta da topscorer, è sempre stato evidente a tutti, ma l’attaccante bianconero ha sempre fatto fatica ad esprimerlo fino a poco tempo fa. Qualcuno, magari stufo di attenderlo, pensò che forse era il caso di mandarlo a fare esperienza oltre Gottardo, come fecero il capitano Alessandro Chiesa e Massimo Ronchetti, addirittura per almeno 2-3 stagioni. Effettivamente le Alpi le varcò, Luca Fazzini, ma per un prestito a Rapperswil nella stagione 2015/16, ma anche in quel caso i risultati tardavano. Poi arrivò l’occasione, per gli infortuni Shedden lo piazzò in prima linea e in un derby di novembre di una stagione fa, tutti conobbero finalmente ciò di cui è capace. A volte basta pochissimo, un’intuizione, una pensata o la sfortuna degli altri per cambiare una storia.
“DEBOLI DI CUORE…
… astenersi”. Così se ne uscì l’indimenticato Andreas Wyden commentando la finale per il titolo tra Ambrì Piotta e Lugano nella stagione 1998/99, durante una partita particolarmente emozionante e tirata. La stessa cosa la si è pensata nella sfida tra Zugo e Lugano, a partire più o meno dal 50’, quando la partita si è definitivamente aperta. Un tuffo incredibile di Stephan ha negato un gol già fatto a Bürgler, sul ribaltamento di fronte Merzlikins ha compiuto uno dei suoi miracoli con il pubblico di casa già in piedi ad esultare. La cosa è proseguita in un overtime senza pause, incredibile per velocità e ribaltamenti, dove chiunque avrebbe potuto vincere. I deboli di cuore si saranno astenuti fino ai rigori? Di certo tra i due portieri in pista il sangue è rimasto freddissimo, praticamente ghiacciato.
QUANDO LA PATRIA CHIAMA
Di questo periodo tiene banco la discussione sulle partenze per le varie nazionali di molti giocatori stranieri, i quali andranno a partecipare a diversi tornei internazionali amichevoli. L’importanza di questi tornei per i giocatori è nota, dato che sono gli ultimi preparativi prima dei Giochi Olimpici Invernali, e la Svizzera ha deciso di non prenderne parte, utilizzando la Coppa Spengler come ultimo allenamento. Certo che se alcune squadre se la cavano a buon mercato, altre, come Friborgo e ZSC Lions, vedono partire 3-4 giocatori stranieri e, oltre che indebolire le squadre, anche parte dell’attrattività per i tifosi va a farsi benedire. In questo caso sottolineiamo un certo “egoismo” da parte della federazione rossocrociata, dato che la pausa era programmata come per ogni dicembre da parte della IIHF e non sarà certo la rinuncia della Svizzera a costringere il massimo organismo mondiale a cambiare le date per alte 10 nazionali. Purtroppo anche in questo caso, la lungimiranza dei piani alti elvetici sembra di nuovo far difetto.