ZUGO – LUGANO
3-4
(0-2, 3-0, 0-1; 0-1)
Reti: 9’46 Hofmann (Brunner, Fazzini) 0-1, 17’57 Riva (Walker, Reuille) 0-2, 29’07 Lammer (Stalberg, Oejdemark) 1-2, 30’17 Klingberg (McIntyre, Morant) 2-2, 30’40 Lammer (Stalberg, Roe) 3-2, 54’08 Hofmann (Bürgler, Merzlikins) 3-3
Rigori: Hofmann
Note: Bossard Arena, 7’057 spettatori. Arbitri Koch, Wiegand; Stuber, Wüst
Penalità: Zugo 4×2′, Lugano 2×2′
ZUGO – Non sarebbe dovuto essere un fine settimana da zero punti, nonostante la situazione in classifica decisamente tranquilla, ma per Greg Ireland era importantissimo riportare i suoi ragazzi sulla retta via dopo le scempiaggini difensive “ammirate” contro il Losanna.
Facendo capire che la difesa non è solo la…difesa, il coach canadese per la trasferta in Svizzera centrale ha mescolato le carte soprattutto in attacco, riportando Lajunen al centro di Klasen con Brunner promosso al loro fianco e Lapierre a fare da centro a Bertaggia e Fazzini, mentre la prima linea (almeno lo era sul line up) è stata composta da Hofmann, Sannitz e Bürgler, per un terzetto inedito.
Alla fine un weekend da zero punti è stato per fortuna scongiurato, anche se i bianconeri lo dovevano più che per la classifica, almeno per la continuità di rendimento e per non scadere in un periodo di magra causato da troppi cali di tensione.
Purtroppo uno di questi cali di tensione, breve ma decisivo e devastante, il Lugano lo ha di nuovo accusato anche alla Bossard Arena, in quel periodo centrale che Chiesa e compagni stavano più o meno tranquillamente gestendo sul 2-0 in proprio favore, frutto delle reti di Hofmann e di Riva, al primo centro in National League.
Un black out che ha portato smarcamenti e vuoti in difesa facendo riaffiorare gli “incubi” di sole 24 ore prima, costringendo Ireland a chiamare un time out dopo il vantaggio di Lammer, impedendo al Lugano di prendere un’imbarcata che lo avrebbe portato troppo alla deriva.
Un minuto mezzo che è sembrato durare un’eternità, in quel frangente i bianconeri hanno commesso più errori che in tutto il resto del match, anche se qualche avvisaglia di un risveglio dei tori era già suonata. Un palo e un paio di parate difficili di Merzlikins avrebbero dovuto far compattare il Lugano per gestire meglio il match e colpire in ripartenza, cosa che invece hanno fatto i ragazzi di Kreis.
Tutto questo per quel che concerne il momento di paura e delirio alla Bossard Arena, per il resto il Lugano era chiamato alla reazione dopo la brutta sconfitta della sera prima. In fondo, con il rimescolamento delle carte di Ireland, i bianconeri qualcosa di meglio lo hanno messo in pista (fare peggio era oggettivamente difficile) e la maniera autoritaria con cui si sono portati sul 2-0 nei primi 20 minuti ha fatto ben sperare.
Ha fatto ben sperare anche la maniera con cui pazientemente Hofmann (ancora una volta incontenibile) e compagni sono giunti al pareggio, pur correndo ancora troppi pericoli dalle parti di un Merzlikins tornato in formato abituale.
Dall’altra parte non che Stephan sia rimasto con le mani in mano, il suo incredibile intervento su un tiro al volo e a botta sicura di Bürgler è qualcosa da vedere e rivedere.
Da rivedere però sono anche alcuni automatismi difensivi, con lo slot e il portiere meglio coperti, semmai le difficoltà sussistono ancora nel contenimento sulle azioni in velocità, con uno slot ancora piuttosto “sforacchiato”.
Contando anche le prestazioni di certo non esaltanti (eufemismo) di elementi come Klasen e Sanguinetti, il Lugano esce con due punti d’oro da Zugo, con margini miglioramento obbligati ed enormi e scongiura un fine settimana nero che avrebbe potuto avere ripercussioni in un periodo molto fitto di impegni.
IL PROTAGONISTA
Gregory Hofmann: Incontenibile come nei primi mesi di autunno, è un vero motore ad altissima potenza che sfonda, aggira e salta difensori come fossero birilli.
Ha una fame di gioco incredibile e con la seconda doppietta in 24 ore porta il Lugano ai rigori dove pure segna quello decisivo, nonché l’unico della sfida. Altro da aggiungere?