GINEVRA – C’era una volta lo spauracchio Ginevra Servette. Intendiamo quello spauracchio che ogni volta faceva patire le pene dell’inferno al Lugano sulla pista di les Vernets, trasformando ogni match tra granata e bianconeri in durissime battaglie.
Già, c’era una volta, perché le aquile viste in pista giovedì sera contro il Lugano sono una copia sbiadita dei combattenti di Chris McSorley, Bezina e compagni stanno infatti attraversando un periodo piuttosto difficile nonostante la vittoria di martedì alla Valascia.
Questo fatto però, nulla toglie ai meriti della squadra di Greg Ireland, che da qualche tempo ha anche lui i suoi bei problemi, non di gioco né tantomeno di classifica, quanto di formazione, con le assenze di quattro difensori titolari.
Arrivati nella città sul Lemano senza Sanguinetti, Furrer, Ulmer ,Wellinger e Cunti, i bianconeri hanno richiamato dalla Finlandia Riccardo Sartori, e hanno portato in terra romanda anche i Rockets Lucas Matewa e Vadislav Zorin.
Un Lugano quindi con soli tre stranieri e una difesa a dir poco operaia senza i suoi migliori “puck mover” e specialisti del power play, ma questo non ha tolto la proverbiale tranquillità e fiducia al sereno coach canadese.
La serenità di certo non era di casa sul ghiaccio ginevrino e tra le maglie granata, tanto che dopo soli 20 minuti il Lugano aveva già ipotecato la sfida. Lo scatenato Morini, Fazzini e Bürgler, quest’ultimo in rete di nuovo dopo 10 partite di “secca” e autore dell’importantissimo gol a 10 secondi dalla prima sirena.
Un Lugano cinico, pragmatico, ma anche paziente e poco propenso a scaricare energie inutili, a quello ci stava già pensando il Ginevra con un pattinaggio assiduo ma anche caotico e con pochissime idee. I bianconeri hanno infatti lasciato l’iniziativa ai padroni di casa, attendendo i puntuali errori degli uomini di Woodcroft, e le prime due reti degli ospiti ben inquadrano i diversi livelli di fiducia tra le due compagini.
Dapprima Morini si è reso protagonista di una splendida cavalcata bruciando fisicamente Hasani prima di battere sul suo palo Mayer, in seguito, dopo una liberazione del terzo, Lapierre ha creduto in quel disco più del ginevrino in vantaggio, servendo in maniera intelligente l’accorrente Fazzini.
Ecco, queste due azioni racchiudono l’essenza di come abbiano interpretato la gara le due squadre, con il Lugano energico appena serviva e intelligente nel recuperare e gestire i dischi, mentre il Ginevra sprecava puck a non finire lasciando spazi nel terzo difensivo grandi come praterie.
Con Giovannini in porta al posto di Mayer a partire dal 20′, il Ginevra si è gettato all’attacco in cerca della rimonta ma, tra dischi buttati al vento, idee scarsissime e cattive, ci si è messo anche l’ottimo Manzato – schierato al posto di Merzlikins – a rovinare i piani delle aquile con alcune parate decisive nei primi minuti.
Smorzate quelle folate, il Lugano è tornato a comandare il gioco, apparentemente senza chissà quali sforzi. Il palo scheggiato da Hofmann ha poi fatto da preludio alla rete di Morini che ha chiuso la sfida con la sua doppietta di forza.
Poco da dire sul terzo tempo, con un Ginevra lanciatosi in avanti a folate irregolari e senza troppo costrutto, lasciando ai bianconeri il compito di controllare il match, arginando come avevano fatto già nel primo tempo lo slot davanti a Manzato, ottimamente protetto dai difensori.
Finisce ancora una volta con uno 0-4 in favore di Chiesa e compagni, come già avvenuto in ottobre ma, soprattutto, il Lugano dimostra la propria crescita a livello di personalità di squadra.
Nessuna paura da parte dei giovani a prendersi responsabilità e una squadra in generale che segue il proprio coach anche con grossi cambiamenti tattici o di line up. Con quella di Ginevra fanno tre trasferte vittoriose con tre punti, una in fila all’altra, a dimostrazione che i periodi di crisi i bianconeri sanno limitarli al meglio.
Il sereno è tornato in pieno sul cielo della Resega dopo qualche nuvoletta e, in attesa delle notizie, si spera confortanti sugli infortunati e i malati (Cunti) ci si può rallegrare di questo Lugano, che vince anche con il quarto blocco e che regala a Manzato un meritato shutout, che al numero 84 mancava in una partita da titolare dai playoff 2014/15, guarda caso contro il Ginevra.
IL PROTAGONISTA
Giovanni Morini: Un’ira di Dio. Per tutta la partita ha creato scompiglio e fastidio nella difesa e nell’attacco del Ginevra, mostrando una voglia e un carattere esemplari.
Le due reti (le prime della stagione) non sono arrivate a caso, ma grazie al lavoro a tutta pista, all’intelligenza e alla caparbietà del numero 23, finalmente concreto quanto generoso.