Ambrì Piotta
5 spunti dalle partite del weekend di Ambrì Piotta e Lugano
Alcune considerazioni “semiserie” per ripercorrere il fine settimana vissuto dalla due squadre ticinesi
Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
CHI BEN COMINCIA È A METÀ DELL’OPERA
Nella delicata sfida contro il Kloten i biancoblù hanno saputo dare una sterzata decisiva alla sfida già nel corso del primo tempo, con la doppietta di Plastino che ha dato agli aviatori una mazzata da cui non hanno più saputo riprendersi. Per la squadra di Cereda iniziare bene ultimamente non è però una novità, visto che nelle ultime dieci partite solamente in una circostanza – martedì a Losanna – sono usciti in svantaggio dal primo tempo. Il bilancio nei primi venti minuti è infatti di cinque vantaggi e quattro pareggi… Una buona tendenza, che sta permettendo ai leventinesi di giocarsi sino all’ultimo minuto praticamente ogni sfida.
I TIRI ALLA ROVESCIA
La partita di venerdì alla Bossard Arena metteva a confronto due club statisticamente agli antipodi. L’Ambrì Piotta è infatti la squadra ad aver tirato più di tutti in questo campionato (744 conclusioni), mentre lo Zugo si trova sul fondo della classifica con 624, davanti a Lugano e Ginevra (617 e 616) solamente grazie al fatto di aver giocato una partita in più. La sfida si è però sviluppata in maniera numericamente inusuale, con l’EVZ a conteggiare 25 tiri dopo due periodi di gioco, mentre i biancoblù sono stati limitati a 16. Un mondo alla rovescia che non è però arrivato alla terza sirena, visto che l‘Ambrì è ritornato a “sparare” su Stephan, pareggiando il conteggio sul 36-36 grazie a 20 tiri contabilizzati nell’ultimo periodo.
TU VUO FÀ IL CANADESE
C’è stata ben poca varietà di passaporti per i primi due tempi sabato alla Valascia, con tutte le prime quattro segnature biancoblù che hanno portato la firma di giocatori canadesi. Fortunatamente ci hanno pensato Diego Kostner ed Eliot Berthon nel terzo tempo, che hanno issato la loro bandiera italiana e francese nel tabellino della sfida contro il Kloten. La partita si è così chiusa con sei segnature tutte straniere, con gli ultimi due marcatori sulle tracce dei colleghi con la foglia d’acero. Attenti in particolare a Kostner, che la canzoncina “Tu vuo fà il canadese” tra poco potrebbe cantarla sul serio, visto che ha messo a segno solamente due gol in meno di D’Agostini ed Emmerton…
“SOGNANDO CALIFORNIA…
… e un giorno io verrò”. Cantavano così i Dik Dik, e probabilmente se Dominik Kubalik fosse cresciuto dalle nostre parti, penserebbe anche lui al brano datato 1966 osservando la sua attuale situazione. Che il talentuoso attaccante ceco finirà per vestire la maglia dei Los Angeles Kings nell’immediato futuro non è certo un segreto, ma quel giorno per il 22enne non è ancora arrivato. Nonostante nella sua camera d’albergo in Finlandia durante la Karjala Cup sia arrivato un contratto solamente da firmare, Kubalik ha deciso di rinunciare alla California per trasferirsi in Leventina, convinto che l’esperienza in biancoblù gli permetterà di arrivare pronto all’appuntamento con la NHL.
ENTUSIASMO D’ALTRI TEMPI
C’era una strana energia sabato sera alla Valascia, di quelle che non si percepivano da tempo. È quell’eccitazione mista a curiosità ed aspettativa di quando si attende con impazienza di vedere un certo giocatore scendere sul ghiaccio, consapevoli che ogni sua giocata potrebbe trasformarsi in qualcosa di speciale. Lasciando per un attimo perdere il lockout, è una sensazione che i tifosi più giovani praticamente mai hanno vissuto, mentre per chi segue l’Ambrì Piotta da più tempo si deve comunque andare a scomodare personaggi passati in Leventina diversi anni fa. Ognuno ha un po’ i suoi miti, ma per ritrovare un entusiasmo simile si deve perlomeno tornare fino al signor Erik Westrum, mentre magari per altri i ricordi vanno indietro sino al trio Domenichelli–Toms–Trudel. Chi ama invece maggiormente i talenti europei si ricorderà le magie di personaggi come Petrovicky e Vlasak, tutti nomi che quando erano sul ghiaccio facevano spalancare gli occhi ed allungare il collo. La storia da oggi prosegue, ora tocca a Dominik Kubalik.
PIATTO FREDDO? PRATICAMENTE SURGELATO…
Le vendette, si sa, vanno gustate fredde, come recita un vecchio proverbio. Quello che però hanno messo sotto i denti Mike McNamara e Jacob Micflikier riposava in fondo al freezer da un bel po’ di tempo. Il baffuto coach canadese ha battuto in una sfida nella sfida il suo avversario e amico Greg Ireland, che nella sua precedente esperienza in bianconero era arrivato ad “affiancare” il 68enne nei playout contro il Rapperswil. McNamara non aveva mai nascosto un certo malcontento in quella scelta societaria, dimostrando però professionalità e grande rispetto nei confronti di Ireland, tanto da restarne in rapporti molto amichevoli. L’altra vendetta di serata è quella che ha messo nel microonde Micflikier, “scaricato” dal Lugano nella primavera 2013 per far spazio a Linus Klasen e l’ala dei seeländer si è tolto una soddisfazione non da poco con il suo primo hat-trick nel campionato svizzero proprio contro i bianconeri.
IL CLUB DEI 700
Nella sconfitta patita alla Tissot Arena di Bienne c’è stato comunque un motivo di soddisfazione per un bianconero, nel caso Raffaele Sannitz, il quale ha tagliato l’invidiabile traguardo delle 700 partite con la maglia del Lugano. Il numero 38 è in prima squadra alla Resega dalla lontana stagione 1999/2000, quando venne fatto esordire 17enne tra i grandi da parte del compianto Jim Koleff e tra i compagni di quel gruppo c’era pure l’altro veterano bianconero Julien Vauclair. Proprio Vauclair guida la classifica delle presenze in maglia luganese con oltre 800 gettoni, ma Sannitz segue da non molto distante dietro a “Julio”, Sandro Bertaggia e Jean-Jacques Aeschlimann. Il podio è molto vicino.
UNO TIRA L’ALTRO
Nella derby disputato alla Resega prima della pausa Matteo Romanenghi si era tolto la soddisfazione inseguita a lungo di finire per la prima volta sul tabellino di una partita di National League, contabilizzando un assist nella vittoria bianconera dopo oltre 100 partite. Al numero 70 avevamo augurato proprio in questa rubrica di trovare anche la prima rete in campionato, cosa che è avvenuta due partite più tardi. Di nuovo alla Resega ma contro il Friborgo, il centro ha infatti trovato la rete d’apertura contro i burgundi, con grande soddisfazione sua e dei compagni. A Bienne è poi riuscito a trovare ancora un assist per il gol del 2-2 di Julian Walker, arrivando a quota 3 punti in 4 partite con un ottimo +2 nonostante le due sconfitte. Non è fortuna, non è il caso, è il semplice risultato del grande lavoro e della costanza nel provarci sempre.
I GRANDI SEGRETI DELLA SARINE
Si sa, i giornalisti sportivi non sempre sono ben “sopportati” dai responsabili della comunicazione delle varie società sportive, ma questo fa parte del gioco delle due parti e sta ad entrambi saper trovare la giusta via per un rapporto rispettoso e amichevole. A volte però anche chi lavora per un club fa poco per rendere la vita facile a chi deve mettere su carta le impressioni di una partita, le emozioni del gioco e le parole dei protagonisti. A farsi spazio in questa categoria ci ha pensato l’addetto stampa del Gottéron (probabilmente su suggerimento o “statement” dei piani alti friborghesi) il quale, alla richiesta di un giornalista di lingua italiana di poter intervistare un giocatore burgundo alla Resega, ha negato tale possibilità. L’addetto in questione si è “giustificato” asserendo che le interviste ai propri giocatori sarebbero state concesse solo a organi di stampa romandi e a nessun ticinese. Non un bel gesto per assicurare quella sana collaborazione e un rapporto amichevole tra due fette che completano la stessa torta.
PROVACI ANCORA DI PIÙ GREGORY!
Erano già 6 le partite disputate da Gregory Hofmann senza trovare una rete, ma il numero 15 è riuscito a bucare di nuovo un portiere con un gol dei suoi, battendo il biennese Hiller. Nulla di straordinario in questo fatto, ma quello che più impressiona è che il numero 15 bianconero ha la media al tiro più alta della lega tra chi ha segnato almeno 10 reti (7 giocatori in totale) con un altissimo 24,4% pur non avendo trovato la via del gol per un mese esatto. Questa percentuale è anche il risultato dei tiri per 60 minuti, infatti nei match in cui Hofmann è riuscito ad andare in gol ha una media di 3,5 tiri a serata, mentre nelle partite in cui è andato “a secco” presenta una cifra di 2 tiri a partita, risultando letale quando ha la possibilità di scagliare più dischi in porta.