BIENNE – LUGANO
4-2
(1-0, 1-1, 2-1)
Reti: 8’34 Pouliot (Forster) 1-0, 20’22 Hofmann (Lapierre, Bürgler) 1-1, 32’28 Micflikier 2-1, 47’33 Walker (Romanenghi) 2-2, 50’06 Micflikier (Dufner, Fuchs) 3-2, 58’20 Micflikier (Schmutz) 4-2
Note: Tissot Arena, 5’325 spettatori. Arbitri Müller, Wehrli; Altmann, Kaderli
Penalità: Bienne 1×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Earl), Lugano 3×2′
BIENNE – Minuto 58’16, Lapierre ha il disco del 3-3 ma il suo tiro finisce sul palo. Il puck viene raccolto da Schmutz, il quale lancia Micflikier permettendogli di andare a segnare a porta vuota il definitivo 4-2 e il suo personale hat-trick.
Il quel momento la fortuna ha abbandonato il Lugano, ma il discorso di fondo in questa (brutta) sconfitta è che la stessa fortuna occorre stimolarla. In questo i bianconeri non si sono applicati abbastanza per procurarsi i servigi della Dea Bendata, e non possono unicamente recriminare sul ferro colpito dal numero 25.
Nella serata del rientro di Dario Bürgler, i ragazzi di Ireland hanno nuovamente confermato una teoria che va ad addentrarsi sempre di più nella mente di tifosi e addetti ai lavori, nonostante le pronte e a volte poco convinte smentite dei diretti interessati. La teoria in questione è quella che vede il Lugano incapace di imporre legge e fare la “grande” contro le squadre di bassa classifica o perlomeno di classe tecnica decisamente più bassa.
Non ce ne voglia Mike McNamara, la sua squadra merita assoluto rispetto, ma i bianconeri sembrano fare la figura di un grosso Rottweiler che si intimidisce di fronte a un barboncino che fa la voce grossa davanti al suo territorio.
Teoria fin troppo fantasiosa? Sarà, ma per il momento non abbiamo ancora visto il Lugano – salvo rarissimi episodi durati qualche periodo – giocare contro un avversario di levatura inferiore ed imporre il proprio gioco con convinzione come lo si è visto fare contro squadre come Zurigo, Davos, Zugo e persino il Berna nella famosa rimonta di settembre.
È una questione di mentalità, di maturità e pure di cattiveria agonistica, perché vi è sempre da aspettarsi che in casa propria certe squadre facciano della componente emozionale ed agonistica il proprio credo, ancor di più contro avversari “di grido”.
La differenza dell’approccio in questa partita della Tissot Arena la si è vista anche confrontando i due top six delle squadre, con quello del Bienne in grado di trascinare la propria squadra, contro quello del Lugano persosi in giocate fumose e andato al largo di Hiller, pur con il gol di Hofmann e un paio di occasioni per Lapierre.
Proprio il canadese ha avuto la prima grande occasione da rete dopo pochi secondi, seguita da diverse azioni pericolose dei bianconeri, bravi a indurre all’errore un Bienne quasi disastroso in uscita dal terzo. La poca freddezza e un bravo Hiller hanno sbarrato la strada agli ospiti, e dopo il primo strano gol di Pouliot, Chiesa e compagni non sono stati più gli stessi.
Gioco sterile, possesso del disco senza pericolosità e una propensione a lasciarsi andare alla sufficienza al momento di alzare il ritmo. Sarebbero bastati pochi cambi per tempo ad alta velocità per mettere in seria difficoltà un Bienne ancora in fase confusionale, ma i ragazzi di Ireland non hanno poi saputo dare seguito alle reti di Hofmann e Walker, oltretutto con un Bienne orfano di Earl – bastonata in zona “bassa” su Chiesa – punito con penalità di partita.
Proprio il blocco del numero 91, completato da Morini e Romanenghi, è stato l’unico del Lugano a saper giocare e pattinare con costrutto e continuità, l’unico a interpretare il match come andava fatto.
Inutile il forcing finale, con un power play smorzatosi ancora sulla staticità e sulla prevedibilità della manovra, e allora il palo finale di Lapierre non può essere materia di recriminazione per una sconfitta che non fa una piega.
Un po’ peccato visto che ora i bianconeri vedono il Berna scappare e i Lions risucchiarli in classifica, ma prima della graduatoria occorre pensare a limitare sempre più queste prestazioni. Il tempo c’è, le capacità pure, occorrono solo la costanza e la mentalità giuste.
IL PROTAGONISTA
Jackob Micflikier: L’ex attaccante del Lugano ha dato una lezione di efficienza ai bianconeri, segnando un hat trick ed ergendosi a trascinatore dopo l’uscita di Robbie Earl a metà incontro.
Sempre sul ghiaccio in ogni situazione pericolosa, ha saputo anche sacrificarsi nel recupero, prima ancora di decidere il match con le sue reti.