AMBRÌ – È stato un fine settimana un po’ amaro quello vissuto dall’Ambrì Piotta, che non è riuscito ad arrivare al “checkpoint” della prima pausa con una vittoria che avrebbe messo l’accento su una prima fase di campionato comunque positiva sotto molteplici aspetti.
“Sono un po’ deluso, credo che la squadra meritasse qualcosa di più stavolta, ma abbiamo mancato del giusto killer instinct per chiudere la partita, e questo ci è costato almeno un punto”, ci spiega coach Luca Cereda. “Nell’overtime abbiamo lasciato al Bienne l’opportunità di tirare dallo slot, e quella deve essere casa nostra… Quando si parla di ‘killer instinct’ ci si riferisce anche a questo, non solo al segnare i gol. È uno degli aspetti in cui siamo ancora incostanti e dobbiamo migliorare”.
Il rammarico dei leventinesi nasce dal primo tempo, dominato per larga parte ed al termine del quale “meritavamo di essere in vantaggio almeno di due gol, ma se non si continua poi a giocare con la stessa determinazione si rischia di far tornare nel match l’avversario, ed è quello che è successo. Il Bienne non ha mollato ed è stato ripagato, mentre a noi è mancato questo aspetto… Nel finale non mi è sembrato di vedere un Ambrì in particolare difficoltà, ma è stato fatale non aver chiuso la sfida. Dobbiamo prendere esempio dal Berna, che dopo aver vinto una decina di match di fila blocca ancora 25 tiri a partita e va davanti alla porta a fare i gol sporchi… Questo è il vero killer instinct ed è una qualità che dobbiamo imparare”.
Una scossa a livello di emozioni è arrivata grazie alla bagarre di Mazzolini. “Credo sia stata una buona mossa – ha commentato Cereda – il ragazzo ha personalità ed è quello di cui abbiamo bisogno, spero se ne veda sempre di più anche in allenamento. Complessivamente sono comunque più contento rispetto al derby, dove eravamo troppo passivi e meno fisici. Sabato meritavamo qualcosa di più, mentre contro il Lugano è stata una sconfitta giusta”.
A far alzare gli occhi al cielo ai tifosi sono stati in particolare i tre pali che hanno contraddistinto la sfida, che si sono aggiunti ai due colpiti la sera prima alla Resega. “Non bisogna cercare scuse, perchè il Dio dell’hockey lo porti dalla tua parte lavorando duro e facendo con costanza le piccole cose che fanno la differenza. In questo momento non lo stiamo ancora facendo, ma ora possiamo lasciarci prendere la frustrazione oppure tornare a fare il lavoro sporco e riportare la fortuna dalla nostra parte”.
Il lavoro continuerà dunque a partire da lunedì, con la squadra che si godrà la pausa solamente dopo alcuni intensi giorni di allenamento. “Lavoreremo immediatamente con un duro campo di allenamento, perchè dobbiamo rimettere il focus sul lavoro fisico e mentale, cercando anche di migliorare l’esecuzione dei nostri principi di gioco”, spiega Cereda. “Complessivamente possiamo dire di essere dove credevamo di essere, consapevoli che all’inizio avremmo avuto dei problemi di costanza nell’applicare il gioco che vogliamo, perché questo stile richiede tanto a livello mentale. Per alcuni tratti possiamo intravedere il sistema ideale, ma non abbiamo ancora la forza mentale per imporlo per tutti i 60 minuti”.
Nonostante il lavoro da fare sia ancora molto, quanto ottenuto sinora da Cereda ed il suo staff ha sorpreso tutta la lega, tanto da far ritornare alla mente il contratto dalla durata unicamente annuale del coach biancoblù. “Non ho idea di quando inizieremo a pensare a questo – ha concluso l’allenatore – la mia preoccupazione è quella di sopravvivere fino al termine della stagione, poi vedremo che ci sarà la possibilità di restare per un altro anno. Ora sto pensando veramente solo ai prossimi tre giorni, perché dovremo lavorare tanto e nel giusto modo, poi ci godremo qualche giorno libero per ricaricare le batterie, che sarà importante anche per me. Se devo essere sincero non ho ancora pensato al mio contratto, e non credo che sarà qualcosa che finirà nei miei pensieri nell’immediato”.