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Ambrì Piotta

5 spunti dalle partite del weekend di Ambrì Piotta e Lugano

Alcune considerazioni “semiserie” per ripercorrere il fine settimana vissuto dalla due squadre ticinesi

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


uno IL SESTO SENSO DI CEREDA
Se c’è una persona che conosce come le sue tasche la rosa dell’Ambrì Piotta e le sue dinamiche, questo è logicamente coach Luca Cereda, che ad ogni cambio osserva i suoi ragazzi con l’obiettivo di vederli applicare il gameplan ed il sistema di gioco alla lettera. Quando qualcosa non sta funzionando, però, Cereda è il primo ad accorgersene, tanto da riuscire praticamente a prevedere quello che succederà. Un esempio perfetto? Basta andare a rivedere l’azione che sabato sera ha portato al terzo gol del Berna. Diversi attimi prima della rete, il coach biancoblù aveva reagito ad un paio di decisioni sbagliate dei suoi lanciando la lavagnetta a terra, consapevole che da quell’azione sarebbero nati solo guai… Tac, una decina di secondi dopo Raymond ha trovato il gol!

due TAFFE, SARÀ LA VOLTA BUONA?
L’arrivo di Jonathan Hazen in primis, e la decisione poi di spostare addirittura D’Agostini al centro, sono sembrati dei chiari messaggi per Jeff Taffe, messo ancor più ai margini della rosa. Attenzione però a dare per spacciato lo statunitense, perché gli astri sembrano finalmente allineati per un suo possibile ritorno in formazione. Al centro le alternative non sono molte dopo l’infortunio a Marco Müller, ed inoltre gli acciacchi rimediati da Kubalik in Nazionale e da Plastino nel weekend stanno mettendo Cereda a confronto con diverse assenze. Resta da vedere se si opterà per una soluzione “nostrana” con i vari elementi svizzeri in sovrannumero, oppure se a Taffe verrà data una nuova chance di giocare…

tre BACK TO THE FUTURE
È questo lo slogan con cui l’Ambrì Piotta aveva voluto lanciare la sua stagione, contraddistinta dall’entrata in carica di Luca Cereda e Paolo Duca, duo individuato per riportare il club alle origini ed iniziare un processo di rifondazione. Dopo le ultime prestazioni – sette sconfitte nelle ultime otto partite – il concetto di guardare al futuro buttando un occhio al passato torna di strettissima attualità, con la squadra di Cereda che deve ritrovare la retta via, tornando a giocare come ad inizio campionato. I biancoblù hanno già dimostrato di poter fare dei piccoli miracoli, ma le cariche di plutonio necessarie per arrivare a 88 miglia all’ora ultimamente sembrano venire a mancare…

quattro UN DIVARIO CHE RESTA UN ABISSO
Complici gli impegni di molte nazionali nel corso della passata settimana, tra le squadre di NLA si è scatenata una sorta di corsa alla Licenza B, con diversi club che hanno pensato di attingere ai migliori stranieri della lega cadetta per sopperire all’assenza di uno o più giocatori d’importazione nel proprio organico. Tra questi c’è stato anche l’Ambrì Piotta, che ha portato alla Valascia il canadese Jonathan Hazen, un attaccante che in “B” mette a referto una media di 1.63 punti a partita. Numeri impressionanti, ma quanto visto sul ghiaccio ha confermato i timori di alcuni, ovvero che anche per i migliori giocatori della lega cadetta, l’avere un impatto significativo nella massima divisione resta un’impresa. Il campione per valutare le prestazioni di questi giocatori è indubbiamente piccolissimo e poco significativo, ma il sogno di scovare un nuovo DiDomenico sembra da oggi un po’ più remoto.

cinque LA SCONFITTA CHE ARRIVA PUNTUALE
Le battute in questo senso si sprecano se si pensa alle prestazioni dell’Ambrì Piotta alla Tissot Arena, ma la pista di Bienne non sembra proprio andare giù alla squadra biancoblù. Con quella di domenica sono infatti ben sei le sconfitte consecutive fatte registrare dai leventinesi nel nuovo impianto dei seeländer, e recentemente le partite hanno avuto la tendenza a prendere una brutta piega molto velocemente. A fine settembre la squadra di Cereda aveva infatti incassato tre gol nel giro di quattro minuti, mentre domenica nel primo tempo i seeländer hanno battuto Conz in tre circostanze nel solo primo periodo. Non serve invece un Tissot per conteggiare il tempo che l’Ambrì, sull’arco di queste sei partite, ha giocato avendo il vantaggio nel punteggio: solamente 6 minuti e 55 secondi.


uno AUTUNNO MALEDETTO
Era la lontanissima quarta giornata di campionato alle soglie dell’autunno, il Lugano giocava contro gli ZSC Lions e Alessio Bertaggia aveva propiziato la goleada contro gli uomini di Walsson con il 2-0 in shorthand al 17’23. Uno scatto bruciante dei suoi, la freddezza ritrovata sotto porta, queste armi fecero pensare a molti “eccolo, Alessio è tornato”. Invece sono dovute passare ben 26 giornate di campionato prima che il numero 10 facesse tirare un nuovo sospiro di sollievo ai tifosi, con la rete del 4-2 contro il Friborgo. In quelle lunghissime 26 giornate, sinonimo di 3 mesi, tantissimi tentativi a vuoto, errori anche banali, e la frustrazione che monta agli attaccanti che non riescono più a far girare la ruota dalla propria parte. In tutto questo però, qualcuno ha sempre creduto in lui, il suo coach Greg Ireland, che non ha lesinato di pungolarlo ma nemmeno di spronarlo con l’inserimento in linea assieme a Lapierre e Fazzini e alla fine la pazienza ha dato il suo premio, quello più dolce, proprio alle soglie dell’inverno.

due “VUOI RIDERE?”
Quando, attorno al 3’, Matteo Romanenghi si è presentato a un ingaggio offensivo ed è stato allontanato per aver anticipato una mossa, al suo posto nel cerchio rosso ci è andato Sebastien Reuille. Al momento di scambiarsi le posizioni, il numero 32, attraverso la sua griglia nera, ha detto qualcosa al giovane Matteo. Come a dirgli “guarda che ti combino ora”. Quello che Reuille ha combinato è stato di sorprendere tutti, andando in “sfondamento” sull’ingaggio per lanciare il disco sotto il corpo di Waeber (che non ha fatto una gran figura diciamocelo…), puck che poi è stato spinto facilmente oltre la linea di porta da Walker. Grandi sorrisi, abbracci e complimenti, e alla fine una qualche risata l’esperto numero 32 è riuscito a strapparla ai suoi due divertiti compagni.

tre METODO MONTESSORI?
Ragazzi con voglia di spaccare le montagne, di giocare a hockey come professione e fare di questo sport la propria vita. Gregory Hofmann e Luca Fazzini ce l’hanno fatta, con strade diverse e un paio d’anni di differenza, ma ognuno per esprimere il potenziale (elevato) hanno dovuto rimettersi a… Studiare. Hofmann da Ambrì è andato a frequentare la rinomata scuola grigionese diretta dal decano Arno Del Curto e al primo anno di studi ha subito espresso ciò di cui era capace, mettendolo in mostra sempre di più da quando è arrivato alle “superiori” a Lugano. Per Fazzini ci sono voluti professori diversi senza mai andare via da Lugano – salvo uno “stage” a Rapperswil – e a turno i vari Huras e Fischer hanno tentato di cavare l’oro che c’è in lui. Ma solo un maestro vecchio stampo e rude come Doug Shedden è riuscito finalmente a farlo arrivare sino agli esami, quelli superati in pieno davanti al professor Greg Ireland. I ragazzi hanno studiato, tanto e bene.

quattro ROGER FEDERER NON È PASSATO DI QUA
Non preoccupatevi, non introdurremo alcuna discussione sulla durezza e la nobiltà di due sport diversi. Semplicemente a qualcuno non era ben chiara la regola applicata alla Resega sabato sera al 12’32 della sfida tra Lugano e Friborgo. Al momento di un ingaggio nel terzo offensivo dei bianconeri l’arbitro Urban ha allontanato Lapierre per un movimento scorretto all’interno delle linee d’ingaggio, facendo accomodare il canadese a lato della zona. In un movimento istintivo prima che l’arbitro rimettesse in gioco il puck, Lapierre si è mosso in anticipo oltrepassando con i pattini le linee rosse che delimitano lo spazio laterale all’ingaggio, provocando una penalità da 2’ sul conto della squadra bianconera (faceoff violation). Tra i tifosi un po’ di sorpresa e confusione per una situazione vissuta per la prima volta o forse solo raramente, tanto che qualche sostenitore più attempato si è sentito di esclamare “Doppio fallo? Ma non è mica tennis!”.

cinque SFORTUNA O TROPPA PRECISIONE?
C’è una statistica che è saltata all’occhio di molti in questo torneo, ed è quella che riguarda i ferri colpiti dalle squadre di LN. La squadra di Ireland comanda questa particolare classifica del campionato svizzero con 31 pali o traverse colpite (uno a partita), davanti proprio all’Ambrì Piotta con 25. Fazzini e compagni colpiscono un palo ogni 45 tiri effettuati con 14 giocatori che hanno già battezzato almeno una volta un ferro avversario. Tra i migliori abbonati a questa “tiro al bersaglio” troviamo Hofmann e Sanguinetti con 5 pali o traverse a testa, 4 per Bürgler, 3 a testa per Fazzini, Lapierre e Sannitz e 8 giocatori con un ferro ciascuno. Va bene a voler essere precisi, ragazzi, però…

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