Ambrì Piotta
5 spunti dalle partite del weekend di Ambrì Piotta e Lugano
Alcune considerazioni “semiserie” per ripercorrere il fine settimana vissuto dalla due squadre ticinesi
Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
DAL PRIMO CAMBIO, IL BUON ESEMPIO
Probabilmente coach Luca Cereda venerdì non ha voluto rischiare di essere frainteso. Dopo aver passato il precedente weekend ad elogiare la linea di Kostner, Trisconi e Bianchi come l’unica capace di applicare il sistema di gioco, per la sfida casalinga contro lo Zugo l’allenatore biancoblù ha voluto immediatamente dare il buon esempio a tutti, iniziando la partita schierando per l’ingaggio d’inizio il quarto blocco. “Ehi ragazzi, guardate e imparate”, sembrava voler dire Cereda con la sua scelta… Considerando la partita che è scaturita (nonostante la sconfitta), la mossa si è rivelata azzeccata!
LA PRIMA DECISIONE È SEMPRE QUELLA SBAGLIATA
Certo che i direttori di gara Dipietro e Müller sabato hanno vissuto una serata complicata. Nella sfida tra Kloten e Ambrì Piotta hanno infatti trovato più di una difficoltà nel valutare un paio di episodi dubbi, prendendo sul ghiaccio la decisione sbagliata. È stato il caso del “pareggio fantasma” nel primo tempo, con gli arbitri ad accordare la rete mentre il puck si era adagiato sulla rete esterna. Dopo la visione del video il gol è stato chiaramente annullato, mentre sulla rete di Collenberg il punto è stato immediatamente chiamato non valido sul ghiaccio per una presunta ostruzione di Bianchi… In quel caso gli arbitri hanno confermato la loro decisione, ma ciò non toglie che fosse quella sbagliata. Insomma, non sempre conviene seguire il proprio istinto!
È TEMPO DI FARSI UN NOME
Lo statunitense Jeff Taffe ha iniziato il campionato un po’ in sordina. Nelle sue prime partite non si era visto molto, ma con il passare del tempo sta trovando sempre più la sua dimensione, ed ultimamente le cose stanno andando un po’ meglio. Della stessa opinione è probabilmente anche coach Luca Cereda, che nell’ultimo weekend lo ha promosso a centro della prima linea. Chissà che un ruolo più centrale non lo aiuti a “farsi un nome”, questo nel senso stretto del termine, visto che sono in molti a pronunciare ancora in maniera errata il suo nome. Un esempio? Addirittura lo speaker della Valascia, che per ora continua a chiamarlo “Taffe” al posto del più corretto “Teiff”. La soluzione? Finire più spesso sul tabellino, così da costringere tutti a fare un po’ di allenamento nella pronuncia!
“TAKE A CHANCE ON ME”
“If you need me, let me know, gonna be around”, cantavano gli ABBA, e questo è probabilmente lo spirito con cui ha affrontato le ultime settimane il difensore Franco Collenberg. Il grigionese era sembrato quasi un corpo estraneo durante le prime ottime partite dell’Ambrì Piotta, ma coach Luca Cereda ha deciso di continuare a puntare su di lui, e le cose piano piano sono migliorate. Da un gran numero di errori evitabili si è passati a delle prestazioni più semplici ma pulite, sino ad arrivare alla bella partita di sabato sera, contraddistinta da un gol (non accordato) e dal bel passaggio che ha permesso a Kostner di infilare la rete decisiva.
NOVEMILA LUCI ROSSE…
… O quasi, visto che da alcuni anni in Svizzera la luce rossa che si accende dietro la porta avversaria dopo una rete è oramai un romantico ricordo. Fatto sta che alla Swiss Arena l’Ambrì Piotta ha raggiunto un traguardo storico, mettendo a segno grazie a Diego Kostner la rete numero 9’000 della sua storia. La cifra è stata toccata poco meno di sette anni dopo il gol numero 8’000, realizzato il 23 ottobre 2010 da Yanick Lehoux.
IL MIO GROSSO, GRASSO MATRIMONIO GRECO
In questi giorni alla Resega si sta allenando l’attaccante canadese Andreas Athanasiou, arrivato in Europa in attesa di risolvere la situazione contrattuale con i Detroit Red Wings. La squadra della Motown ha offerto all’ala di origine greca un rinnovo con ritocco salariale dopo il primo anno da rookie, ma il 23enne intende ottenere di più dopo una prima buona stagione in maglia biancorossa. Insomma, le due parti sembrano in fase di stallo, in attesa che qualcuno faccia la prima mossa di avvicinamento, ma più il tempo passa, più l’altare si allontana…
DUE A DUE FINCHÉ DIVENTANO DISPARI
Prima era un gol a partita, poi ha cominciato a piazzare doppiette, due per la precisione, una in fila all’altra tra venerdì e sabato sera. Gregory Hofmann è nel suo “magic” moment, nel quale ogni disco che tocca si trasforma in oro purissimo. Bando alla matematica, il numero 15 con le sue due doppiette contro aquile e seeländers ha messo in atto il famoso detto “due a due finché non diventano dispari”. In una certa maniera Hofmann ce l’ha fatta, raggiungendo appunto le 9 reti in campionato con gli ultimi exploit del fine settimana. Più forte anche della matematica.
L’INVERSIONE DEI POLI
Detto della dirompenza di Gregory Hofmann, un dato salta all’occhio: nella linea completata da Fazzini e Lapierre ora lo sniper d’eccellenza è diventato lo stesso attaccante ex Davos, mentre colui che era diventato famoso con le sue doti da cecchino è diventato più assistman. Hofmann conta infatti 9 reti e 3 assist (il 25% dei punti sono passaggi decisivi) mentre Fazzini è a quota 2 reti e 9 assist (81% di passaggi sul totale), a conferma di come questi dati siano completamente a specchio e invertiti rispetto alla scorsa stagione. Un anno fa, infatti, il miglior assistman era il numero 15, mentre l’oggi compagno di linea era lo sniper per antonomasia, sfruttando gli assist di Klasen prima e di Lapierre dopo. Dati che si invertono ma che fanno la gioia degli allenatori.
I VASI (NON) COMUNICANTI
La coperta corta, questa maledetta. Per il Lugano in queste ultime stagioni è difficile trovare l’equilibrio numerico sufficiente per dirsi al riparo dai piedi freddi tra attacco e difesa, con i perenni problemi (oggi meno gravi) di contingente fra i reparti. Fino alla scorsa stagione la “carestia” era in difesa, con una rosa della retroguardia corta e continuamente martoriata dagli infortuni. Oggi la difesa di Greg Ireland si può permettere il “lusso” di mandare Sartori in prestito in Finlandia, girare Kparghai ai Rockets (assieme a Fontana), e di avere fuori per un leggero infortunio Vauclair senza pagarne le minime conseguenze, roba che la scorsa stagione avrebbe mandato in tilt l’intero line up. Ad avere semmai le dita fuori dal piumino oggi è l’attacco che, con l’infortunio di Brunner si ritrova già spesso e volentieri in affanno nel bottom six, e nel caso di squalifiche (Walker) o altri infortunati (Sannitz) si è già arrivati agli esperimenti con Kparghai in attacco. Due vasi comunicanti sempre un po’ squilibrati.
DADRÉ AS PARLA DIALETT
Se c’è un giovane che in questo inizio di stagione si sta guadagnando elogi ed applausi, questi è Elia Riva, il difensore figlio d’arte che sta distribuendo prestazioni una più convincente dell’altra. Il numero 37 ha già il piglio da veterano, pochi fronzoli e tanto impegno, oltre all’evidente classe, ed è protetto sul ghiaccio dalle esperte ali di Alessandro Chiesa, il capitano bianconero. Tra i due il feeling è notevole, tanto che Riva si prende responsabilità di costruzione mica da ridere, e a ogni cambio lo vediamo scambiarsi parole e sorrisi con il numero 27. Di sicuro sarebbe veramente interssante sentire i loro dialoghi sul ghiaccio durante la partita, in un bel dialetto tra Biasca e Claro che ricorda le formazioni ticinesi d’altri tempi e che magari ha aiutato ad aumentare l’intesa tra i due difensori sopracenerini.